Presupposti
(di Felice Celato)
Non
partecipo, domani, al c.d. Family day,
nonostante sia cattolico, praticante (come si dice) ma rispettoso delle idee
degli altri e anche delle iniziative degli altri, quando queste iniziative mi paiano – come nel caso in
discorso – meritevoli di tale rispetto. Del resto, di norma, non partecipo a
nessuna manifestazione di piazza per (direbbe Gotor)….incompatibilità
antropologica con le folle.
Peraltro
sul tema delle unioni civili (in particolare fra omosessuali) ho già detto ed argomentato la
mia in tempi non sospetti (post del
10 giugno 2012, Nuove ragioni di
dilaniamento civile) e non ho mutato opinione: sono favorevole alla
definizione di questo nuovo istituto giuridico.
Quanto
alla sua equiparazione col matrimonio, da molti invocata, voglio sottoporvi un
apologo: supponiamo che io decida di lasciare le mie sostanze ai poveri e che,
perciò, mi rechi dal notaio con l’idea di fare testamento. Il notaio mi farà
preventivamente una sintesi della natura e degli effetti del testamento,
arrivando, dopo altre premesse, a dirmi: “….così quando lei verrà a mancare…”.
A questo punto, lo interromperei dicendo: “Ma io, i miei beni ai poveri, voglio
trasferirli ora, mentre sono in vita, non dopo morto!”
Allora
con ogni probabilità il notaio mi dirà: “Ma allora lei non deve fare testamento,
perché l’efficacia pratica del testamento presuppone la sua morte! Semmai dovrà
fare una donazione, per tanti aspetti simile ad un testamento ma operante inter vivos cioè fra vivi”.
Ecco,
io penso che il matrimonio presupponga l’eterosessualità dei nubendi, né più né
meno come il testamento presuppone, per la sua effettività, la morte del de cuius. Se si vuole (e, ripeto: secondo me è comprensibile che si
voglia) disciplinare questa nuova fattispecie, occorrerà un istituto (nuovo)
che, magari, abbia effetti analoghi al matrimonio ma che matrimonio non è.
Ogni
istituto giuridico, infatti, disciplina fattispecie diverse anche quando, per
certi aspetti (magari non per tutti), prevede effetti consimili.
Questo
è il mio povero pensiero, forse non del tutto à la page; ma, pazienza, già da tempo, come direbbe Renzi, me ne
sono fatta una ragione di questo mio dépaysement.
E, tutto sommato, mi trovo a mio agio più fra gli spaesati che fra i
concittadini bene ambientati nel nostro mondo.
Roma
29 gennaio 2016
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