mercoledì 27 gennaio 2016

Letture

Ponzio Pilato
(di Felice Celato)
Ho appena finito, con grande soddisfazione, la lettura del libro di Aldo Schiavone Ponzio Pilato – Un enigma fra storia e memoria (Einaudi, 2016), segnalato, con una recensione molto lusinghiera, da Galli della Loggia sul Corriere della sera di qualche giorno fa.
Pilato, come forse avranno notato i (per fortuna pochi) frequentatori di questo blog, è un personaggio dei Vangeli (ma anche della storia, magari minore e periferica, dell’Impero Romano) che mi ha sempre affascinato.
I suoi comportamenti e la sua drammatica domanda (“E che cos’è la verità?”) vagamente diffidente e forse anche biecamente pragmatica, me ne hanno fatto, ad un tempo, un’icona dello scetticismo e un testimone credibile dell’incredibile fascino di Gesù.
Schiavone, anche sulla base delle migliori letture storiche, filosofiche e storico-giuridiche (l’apparato bibliografico è imponente, per un libro di 150 pagine), lo ha attentamente studiato, delineandone i tratti psicologici con grande efficacia, anche narrativa, arrivando fino a formulare la tesi di una sorta di suggestionata complicità coll’itinerario di sottomissione del Cristo alla tragedia della sua missione redentrice; fino al punto di sfiorare temi teologici e filosofici di grande delicatezza (la libertà del Figlio di fronte al disegno del Padre): “e così, io credo – scrive Schiavone – che Pilato prese atto di quale fosse la meta dove il suo inquisito voleva arrivare. Capì che Gesù non era stoicamente superiore a quanto poteva capitargli. Che la sua non era indifferenza di fronte alla fine, ma che vedeva invece con lucida passione la morte sulla croce come l’unico esito possibile della propria predicazione, l’ultimo cruciale atto della sua esistenza terrena, e non voleva a nessun prezzo sottrarvisi…..e decise infine [Pilato] di accogliere l’inspiegabile volontà di chi gli stava innanzi”.
Come che sia, il libro vale la lieve fatica di una lettura “al tavolo”. Un pregio del testo, forse laterale, ma per me molto importante, è che durante la lettura non mi è capitato mai di interrogarmi sulla appartenenza o sulla non appartenenza dell’autore al mondo dei fedeli, pur essendo evidente il fascino che su di lui esercita la figura di Gesù e la Sua vicenda fra storia e religione.

Roma 27 gennaio 2016

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