sabato 15 ottobre 2022

Antichi e perenni linguaggi

Sia santificato il Tuo nome

(di Felice Celato)

Si potrebbe pensare – non senza qualche ragione - che, per un cattolico dichiarato ed appassionato come chi scrive (ancorché convintamente anche liberale), possa risultare di qualche conforto osservare come, nel nuovo quadro politico che sembra essersi delineato con le recenti elezioni, abbondino i riferimenti a qualche valore di cui egli stesso si sente partecipe; e come, anzi, molto spesso questi valori vengano espressi non come semplici orientamenti “ideologici”  ma addirittura come convincimenti religiosi, magari evidenziati da simboliche ostentazioni di devozioni Mariane o altrimenti “popolari”. In fondo gli Stati Uniti d’America da quasi settanta anni hanno adottato come motto nazionale il famoso In God we trust; e diversi Presidenti di questo paese non hanno esitato a richiamarsi esplicitamente a questa fede come fondamento e cemento della comunità nazionale (vedasi, per esempio, qui, il post del 14 marzo 2015 intitolato, appunto, In God we trust). 

Si dà il caso, però, che chi scrive non sia di bocca buona e anzi rivendichi, forse presuntuosamente, qualche maggiore raffinatezza di pensiero. Mi è venuto in soccorso un magnifico brano (tratto dal Gesù di Nazaret di Joseph Ratzinger) dedicato a quella invocazione (sia santificato il Tuo nome) che, ogni giorno, anche i bambini pronunciano nel recitare il Padre Nostro (Padre Nostro che sei nei cieli, sia santificato il Tuo nome, etc). Provo a citarne qualche passo: La prima domanda del Padre Nostro ci ricorda il secondo comandamento del decalogo: “Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio”. 

Ma che cos'è il nome di Dio? Quando ne parliamo ci torna in mente l'immagine di Mosè che nel deserto vede un roveto che arde, ma non si consuma… Mosè chiede a Dio il Suo nome, il nome con il quale questo Dio dimostra la sua particolare autorità di fronte agli altri dèi. L'idea del nome di Dio appartiene quindi inizialmente al mondo politeistico: in esso anche questo Dio deve darsi un nome. Ma il Dio che chiama Mosè è veramente Dio. Dio, nel senso vero e proprio, non esiste nella pluralità. Dio è per sua natura uno solo. Per questo non può entrare nel mondo degli dèi come uno dei tanti, non può avere un nome in mezzo a tanti nomi.  

Così la risposta di Dio è insieme rifiuto e assenso. Egli dice di Sé semplicemente “Io sono colui che sono”, Egli è e basta. Questa affermazione è insieme nome e non nome... 

[Ma] che cos'è veramente un nome? Potremmo dire in modo molto semplice: il nome crea la possibilità dell'invocazione, della chiamata. Stabilisce una relazione. Se Adamo dà un nome agli animali, ciò non significa che egli esprima la loro natura, ma che li integra nel suo mondo umano, li mette nella condizione di poter essere chiamati da lui. Da lì capiamo ora che cosa positivamente si è inteso col nome di Dio. Dio stabilisce una relazione tra sé e noi. Si rende invocabile. Egli entra in rapporto con noi e ci dà la possibilità di stare in rapporto con Lui. Ma ciò significa: Egli si consegna in qualche modo al nostro mondo umano. È divenuto accessibile e perciò anche vulnerabile. Affronta il rischio della relazione, dell'essere con noi… 

Ciò che ebbe inizio presso il roveto ardente nel deserto del Sinai si compie presso il roveto ardente della Croce. Dio ora è davvero divenuto accessibile nel Suo Figlio, fatto uomo. Egli fa parte del mondo, si è consegnato, per così dire, alle nostre mani. 

Da qui comprendiamo che cosa significhi la richiesta della santificazione del nome di Dio. Ora di Dio si può abusare, e così macchiare Dio stesso. Possiamo impadronirci del nome di Dio per i nostri scopi e deturpare così l'immagine di Dio. Quanto più Egli si consegna alle nostre mani, tanto più noi possiamo oscurare la Sua luce: quanto più Egli è vicino, tanto più il nostro abuso può renderlo irriconoscibile….. Possiamo dunque soltanto implorare Lui stesso che non lasci annientare la luce del Suo nome in questo mondo. 

E questa supplica affinché Egli stesso si prenda cura della santificazione del Suo nome, …..tuttavia, costituisce sempre per noi anche un grande esame di coscienza. Come tratto io il santo nome di Dio? Sto con timore reverenziale davanti al mistero del roveto ardente, davanti all'incomprensibile modalità della Sua vicinanza fino alla presenza nell'Eucarestia, nella quale Egli si consegna davvero totalmente nelle nostre mani? Mi preoccupo che la Santa coabitazione di Dio con noi, non trascini Lui nel sudiciume, ma elevi noi alla Sua purezza e santità?

Sono certo che questo esame di coscienza possa riguardare tutti, me stesso per primo, naturalmente; devo anche sperare, però, che sia ogni giorno praticato anche da quelli che fanno più largo uso pubblicamente del nome di Dio.

Roma 15 ottobre 2022