giovedì 16 novembre 2023

Letture "necessarie"

La speranza di Europa

(di Felice Celato)

Complice un fragoroso e fluido raffreddore, mi sono immerso per molte ore nell’avida lettura di un denso e corposo libro che mi va di raccomandare caldamente, soprattutto a chi, come me, vive con ansia le vicende della nostra patria Europa, secondo la storica espressione che Alcide De Gasperi usò in un visionario discorso di quasi settanta anni fa (1954): Patrie – Una storia personale dell’Europa (Garzanti 2023) di Timothy Garton Ash, storico e docente presso le Università di Oxford e Stanford e opinionista di alcune testate internazionali. Si tratta, come dice il sottotitolo, di una storia dell’Europa dal 1945 ai giorni nostri, scritta con grande acume di studioso ma anche con la passione di chi, fin da giovane, l’Europa ha amato e conosciuto profondamente, anche attraverso numerose peregrinazioni nelle diverse patrie del caleidoarazzo europeo (un arazzo. realizzato da molteplici mani per produrre un'unica immagine… una Gesamtkuntswerk, un’opera d’arte totale….).

Certamente, come emerge dal quadro magistralmente ed appassionatamente disegnato da Garton Ash, l’Europa non gode, oggi, di splendida salute, per le sfide esterne (il “fronte” Ucraino e l’ attiva ostilità russa) ed interne (questione migratoria, nelle sue diverse declinazioni; debito pubblico e scenari economici; conseguenti populismi diffusi, non solo in Italia; debolezza di diverse democrazie, segnatamente quella Ungherese e quella Polacca); eppure, conclude Garton Ash, l’Europa di oggi, pur con tutti i suoi difetti, limiti e ipocrisie, pur con tutti i passi falsi degli ultimi anni, è di gran lunga migliore di quella che iniziai a esplorare all'inizio degli anni 70. Per non parlare dell'inferno in cui visse mio padre quando era giovane. È migliore anche di quella dei secoli precedenti, inclusa l'Europa pre-1914 idealizzata da Stephan Zweig. Di fatto, sulla falsariga della celebre affermazione di Churchill sulla democrazia, potremmo dire che questa è la peggiore delle Europe possibili, eccezion fatta per tutte le altre Europe che si sono sperimentate finora. Difendere, migliorare e allargare un'Europa libera ha senso. E’ una causa degna di speranza…una speranza che, secondo il pensiero che Vaclav Havel espresse negli anni ottanta dopo un lungo soggiorno in un carcere comunista, “non è una predizione ma un orientamento dello spirito e del cuore”. Una speranza – aggiungo io – cui dobbiamo tutti dedicare l’attenzione, la passione e le energie che richiede; anche perché non ha alternative se non quelle della tormentata storia dell’Europa dal 1945 fino ai giorni nostri; che, però, nonostante tutto, sono stati infinitamente migliori di quei molti, sanguinari decenni che li hanno preceduti.

Questo è il senso dell’appassionante libro di Garton Ash, che conduce a quella conclusione attraverso un analitico esame di molte delle vicende che ha studiato e vissuto, alcune delle quali – soprattutto la triste vicenda della Brexit – con personale dolore e rimpianto. L’Europa (una cultura del cuore…una comunanza nella diversità, come ebbe a dire Joseph Ratzinger in un magnifico discorso tenuto a Cracovia nel 1980) è stata il grande sogno di chi – sopravvissuto a due guerre mondiali, entrambe nate in Europa – ha saputo avviare un progetto di pace sulle macerie del passato; un progetto che a noi è tutt’ora affidato per il suo compimento. E’ per questo che mi indigna ogni segno di sciatta noncuranza o di sciocca alterigia o di irresponsabile iattanza verso la nostra patria Europa, che tanto spesso affiora non solo nel framing dell’Europa di cui abbiamo parlato qualche settimana fa ma anche nelle concrete azioni (o inazioni) di chi l’Europa concepisce come un bancomat che non abbia il potere di rifiutare carte di debito alterate.

Roma  16 novembre 2023.

mercoledì 1 novembre 2023

Tentate divagazioni

La fuga mentale

(di Felice Celato)

In questo buio periodo della nostra umanità (ma anche della nostra propria cultura), come mi accade in situazioni analoghe, ho tentato la fuga mentale, cercando rifugio in letture estranianti; e anche lasciando correre la curiosità dietro ai percorsi di qualche parola, magari divenuta corrente senza troppa coscienza della sua semantica. Due esercizi di fuga mentale che, come al solito, mi riescono sempre solo in parte: basta ri-sfogliare i giornali, come è inevitabile (e purtroppo doveroso) per ognuno che voglia restare, comunque, cittadino del presente. Eccovi comunque una breve “relazione” delle mie fughe:

I.

Letture estranianti.

Non starò ad elencarvele; vi dico solo che, ovviamente, c’è anche un libro “recente” di Benedetto XVI, una antologia di scritti sui Suoi Santi (I miei Santi, In compagnia dei giganti della fede, Fondazione Terra Santa, 2023), da leggere però un po' per volta. Vi vorrei invece segnalare con qualche parola di più un altro testo, di natura meno… intima e, tuttavia, estremamente gradevole ed interessante. Si tratta – e come ti sbagli? – di un libro vecchio di cinquant’anni (era uscito nel 1974, come frutto di decennali ricerche sul tema), meritoriamente ripubblicato quest’anno da Mondadori nella collana Oscar, e scritto da un grande autore del Novecento Italiano (di Mario Tobino: Biondo era e bello) che, nel testo, confessa il suo stagionato amore che dopo anni e anni non langue per quel monumento immortale della nostra cultura che fu (ed è!) Dante Alighieri, qui ritratto nel suo essere, ad un tempo, un colto comprimario del suo terribile tempo e il poeta sommo, che tutti conosciamo e che, da quel tempo, traeva gli umori (eterni) della sua poesia – e anche del linguaggio. Una specie di biografia intellettuale, politica e morale, magnificamente scritta, senza la pesantezza di minuziosi riferimenti cronologici ma con un trasparente radicamento nelle vicende di un’Italia che si faceva, come prodromo dell’Umanesimo e del Rinascimento, nella bolgia delle sue passioni e delle sue fazioni, alle quali Dante guardava, non senza animosità, come allo specchio eterno de li vizi umani e del valore.

Insomma: una lettura che raccomando caldamente, non solo per fuggire dal presente ma anche per meglio conoscere il padre Dante.

II

Parole

La “manovra” di bilancio per l’anno 2024 è blindata, dice qualche governante e ripetono i giornalisti. E forse, pare, sarà blindata anche l’incombente riforma costituzionale  che darà vita alla – tanto attesa! – terza repubblica. Ma che vuol dire blindata?

Partiamo dal Vocabolario on line, meritoriamente prodotto da Treccani in piena accessibilità via internet: blindato agg. [part. pass. di blindare]. 1. Rivestito di una corazza protettiva: treno b., carro b., automobile b. […etc] 2. estens. Nel linguaggio giornalistico, ben difeso, superprotetto (riferito a persone, o anche ai loro movimenti, a manifestazioni, ecc.): processo b., percorso b., testimone b., corteo blindato. 3. fig. Nel linguaggio giornalistico, non modificabile: accordo b., contratto blindato.

Ora passiamo all’ottimo Dizionario etimologico edito da Le Monnier (autore: Alberto Nocentini) e realizzato per Mondadori Education SpA, per renderci conto delle origini di questa parola così poco italiana nel suono:

blindàto agg. e s.m. [1905], part. pass. di blindare; vedi sotto blinda.

blìnda s.f. [1663], rivestimento metallico protettivo. Prestito germanico per tramite di altre lingue: dal fr. blinde, dal ted. Blende ‘schermo, protezione’, derivato di blenden ‘accecare, schermare’.

[Nota mia: del resto, anche in inglese to blind significa accecare].

Dunque: la manovra 2024 e fors’anche la tanto attesa riforma costituzionale sembrerebbero nascere sotto l’auspicio della cecità. Bene saperlo in anticipo.

III. Conclusione 

Con Dante, la fuga mentale per un po' mi è riuscita (fatte salve le serpeggianti analogie coi vizi eterni del nostro paese, così bene lumeggiati da Tobino nella Firenze dantesca). La blindatura, però, mi ha stroncato la fuga!

Andrò avanti in cerca di divagazione continuando la lettura di Benedetto XVI e dei “suoi” Santi, dedicando magari una speciale attenzione ai capitoli su San Benedetto da Norcia e Santa Caterina da Siena, patroni dell’Europa. Nel frattempo, corrono le battaglie in Ukraina e in Medio Oriente.

Roma, 1° novembre 2023 (festa dei Santi)