La speranza di Europa
(di Felice Celato)
Complice un fragoroso e fluido raffreddore, mi sono immerso per molte ore nell’avida lettura di un denso e corposo libro che mi va di raccomandare caldamente, soprattutto a chi, come me, vive con ansia le vicende della nostra patria Europa, secondo la storica espressione che Alcide De Gasperi usò in un visionario discorso di quasi settanta anni fa (1954): Patrie – Una storia personale dell’Europa (Garzanti 2023) di Timothy Garton Ash, storico e docente presso le Università di Oxford e Stanford e opinionista di alcune testate internazionali. Si tratta, come dice il sottotitolo, di una storia dell’Europa dal 1945 ai giorni nostri, scritta con grande acume di studioso ma anche con la passione di chi, fin da giovane, l’Europa ha amato e conosciuto profondamente, anche attraverso numerose peregrinazioni nelle diverse patrie del caleidoarazzo europeo (un arazzo. realizzato da molteplici mani per produrre un'unica immagine… una Gesamtkuntswerk, un’opera d’arte totale….).
Certamente, come emerge dal quadro magistralmente ed appassionatamente disegnato da Garton Ash, l’Europa non gode, oggi, di splendida salute, per le sfide esterne (il “fronte” Ucraino e l’ attiva ostilità russa) ed interne (questione migratoria, nelle sue diverse declinazioni; debito pubblico e scenari economici; conseguenti populismi diffusi, non solo in Italia; debolezza di diverse democrazie, segnatamente quella Ungherese e quella Polacca); eppure, conclude Garton Ash, l’Europa di oggi, pur con tutti i suoi difetti, limiti e ipocrisie, pur con tutti i passi falsi degli ultimi anni, è di gran lunga migliore di quella che iniziai a esplorare all'inizio degli anni 70. Per non parlare dell'inferno in cui visse mio padre quando era giovane. È migliore anche di quella dei secoli precedenti, inclusa l'Europa pre-1914 idealizzata da Stephan Zweig. Di fatto, sulla falsariga della celebre affermazione di Churchill sulla democrazia, potremmo dire che questa è la peggiore delle Europe possibili, eccezion fatta per tutte le altre Europe che si sono sperimentate finora. Difendere, migliorare e allargare un'Europa libera ha senso. E’ una causa degna di speranza…una speranza che, secondo il pensiero che Vaclav Havel espresse negli anni ottanta dopo un lungo soggiorno in un carcere comunista, “non è una predizione ma un orientamento dello spirito e del cuore”. Una speranza – aggiungo io – cui dobbiamo tutti dedicare l’attenzione, la passione e le energie che richiede; anche perché non ha alternative se non quelle della tormentata storia dell’Europa dal 1945 fino ai giorni nostri; che, però, nonostante tutto, sono stati infinitamente migliori di quei molti, sanguinari decenni che li hanno preceduti.
Questo è il senso dell’appassionante libro di Garton Ash, che conduce a quella conclusione attraverso un analitico esame di molte delle vicende che ha studiato e vissuto, alcune delle quali – soprattutto la triste vicenda della Brexit – con personale dolore e rimpianto. L’Europa (una cultura del cuore…una comunanza nella diversità, come ebbe a dire Joseph Ratzinger in un magnifico discorso tenuto a Cracovia nel 1980) è stata il grande sogno di chi – sopravvissuto a due guerre mondiali, entrambe nate in Europa – ha saputo avviare un progetto di pace sulle macerie del passato; un progetto che a noi è tutt’ora affidato per il suo compimento. E’ per questo che mi indigna ogni segno di sciatta noncuranza o di sciocca alterigia o di irresponsabile iattanza verso la nostra patria Europa, che tanto spesso affiora non solo nel framing dell’Europa di cui abbiamo parlato qualche settimana fa ma anche nelle concrete azioni (o inazioni) di chi l’Europa concepisce come un bancomat che non abbia il potere di rifiutare carte di debito alterate.
Roma 16 novembre 2023.
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