venerdì 27 gennaio 2012

Il Giorno della Memoria

27 gennaio 1945

(di Felice Celato)
Il 27 gennaio 1945 l’esercito russo entrò ad Auschwitz. Da quel giorno, il mondo ufficialmente seppe dell’abominio dell’uomo sull’uomo, 20 secoli dopo la nascita di Cristo.
Oggi lo celebriamo come Giorno della Memoria.
Per me, oltreché giorno della memoria, il 27 gennaio è una data simbolo della riflessione sull’uomo e sulla storia, o meglio ancora, per me, sul misterioso rapporto fra Dio e l’uomo nella storia.

Da un lato si leva, dal credente, la domanda eterna sul “silenzio di Dio”: come ha potuto permettere che tutto ciò avvenisse? Come ha potuto volgere lo sguardo dalle schiere dei suoi figli che si rivolgevano a Lui, nudi nella neve, affamati e percossi, in attesa di entrare nelle camere a gas solo perché erano i figli del Suo popolo?


Dall’altro, “etsi Deus non daretur”(quand'anche  Dio non esistesse), che cosa ha potuto fare l’umanità orgogliosa della sua propria “potenza”? Che cosa ha potuto consentire “la Ragione” dell’uomo che talora immaginiamo addirittura luminosa?


Questo è, per me, il “Giorno della Memoria” che, in ogni caso, piega il ginocchio di fronte al mistero di Dio (ma anche dell’uomo) e impone, sì, impone!, di almeno ricordare sempre.
Il tutto è accaduto solo 70 anni fa, alcuni di noi erano già nati, tutti ne portiamo nella coscienza il peso, come di un ulteriore peccato originale.


L’eterno riposo dona loro, Signore, …….
“Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”


27 gennaio 2012

lunedì 23 gennaio 2012

Gorgoglii

La politica e i tempi

(di Felice Celato)
Guardando a quello che mi sembra essere il clima del Paese, mi viene in mente la parola gorgoglìo nei suoi molteplici sensi: dal rumore discontinuo e sommesso di un liquido che scorre fra ostacoli e fuoriesce da uno stretto passaggio, al liquido in ebollizione, al brontolare degli intestini per meteorismo.
Scorre, apparentemente, la vita del Paese fra strette aperture e sobbolle di rancori e proteste, brontola nei suoi intestini scossi da osceni movimenti: i più sembrano guardare con rassegnazione agli ostacoli stretti da superare ma qua e là erompono proteste confuse (benzinai, tassisti, autotrasportatori,etc; alcune più delle altre -i forconi di Sicilia- da guardare senza sottovalutazioni superficiali, come ben scrive Cazzullo,sul Corriere della sera di ieri) e altrove si sparano violente assurdità (“governo infame”) o clamorose stupidaggini.
I partiti ed i sindacati, alla ricerca di un nuovo ubi consistam, appaiono confusi, talora pietosamente ridicoli: ora tutti sembrano volere una maggiore concorrenza, dopo aver governato per anni sotto la bandiera delle liberalizzazioni e realizzato nessuna liberalizzazione, o avere sempre deprecato i mercati: così, persino Vendola invoca maggior “liberalizzazione” delle banche (ma, domando, intendendomene un po’: c’è poca concorrenza – sì, l’odiata concorrenza! – fra le banche? O che altro si intende per “liberalizzazioni”? l’imposizione di prezzi controllati? o addirittura di affidamenti sorvegliati dai prefetti come sembrerebbe invocare nientemeno che l’ex ministro Sacconi?); altri seguitano a conclamare“meno tasse e maggior taglio alla spesa” (ma, domando: sanno quanta componente di stipendi c’è nelle spesa che si vorrebbe tagliare, quasi come se, aihmè, tanta parte di questa spesa non fosse un occulto welfare che ci siamo concessi per troppi anni?); altri evocano, con tragica metafora, “stacchi di spina” al governo che ha fatto qualcosa (poco? Forse ancora si, ma certamente più assai di quanto ha fatto il governo Berlusconi in tanti anni di non immacolata occupazione delle “stanze dei bottoni”); altri, infine (?), vagheggiano strambi interventi durante l’iter parlamentare dei decreti o indugiano sui loro “mantra” di sempre (“concertazione”, etc), come se nulla sia passato. Intanto, però, votano a grande maggioranza a favore di questo governo, del quale rimarcano, con ansia patetica di sentirsi vivi, i limiti di peso parlamentare o le presunte “timidezze”.


Non mi è chiaro quale sarà l’esito di questo intenso gorgogliare.
Da sempre, però, temo le pance; tanto più le temo quanto rifletto sulle componenti esogene (mondo, mercati, Europa) dei nostri problemi; componenti che spesso sfuggono alla capacità di comprensione di chi governa le pance, o per radicato provincialismo o per astuta finta ignoranza.


Non so perché – o meglio: non voglio pensare perché – mi viene in mente quello straordinario capolavoro di Aharon Appelfeld ( Badenheim 1939, Guanda editore) nel quale si descrive la caparbia capacità degli uomini di resistere alle più inquietanti premonizioni, di proteggersi dal male attraverso uno spaesamento nevrotico per esorcizzare la piena coscienza del presente: così, il dottor Pappenheim (uno dei protagonisti del libro), che non vuole capire (siamo nel 1939) che insieme ad altri ebrei sta per essere deportato verso lo sterminio, salendo sulla lurida tradotta che li preleva dalla festosa località di villeggiatura (Baddenheim, in Austria) rassicura gli altri ignari passeggeri: “Se i vagoni sono così sporchi, significa che non si andrà lontano”.

23 gennaio 2012

mercoledì 18 gennaio 2012

Demoni e santi

In margine alla tragedia del Giglio
(di Felice Celato)
Non mi piacciono né le demonizzazioni né le santificazioni in vita.

E dunque mi disgusta la contrapposizione fra il demonio comandante Schettino ed il santo comandante De Falco.
Il comandante Schettino si è rivelato – in base a quanto ci è capitato di leggere e di sentire (vedremo poi la sua difesa) – gravemente e tragicamente inadeguato al suo ruolo (inadeguato dal punto di vista professionale e, quel che è ancora più grave, dal punto di vista umano). Come, purtroppo, può accadere ad ogni uomo, soprattutto in situazioni tragiche, magari anche, come in questo caso, generate da clamorosa imprudenza; ed a tutti i livelli.
Il comandante De Falco ha esercitato con fermezza, dal suo ufficio distante molte miglia dal luogo del disastro, il comando sussidiario, dimostrando di possedere un concetto del lavoro di comandante navale elevato ed adeguato alle responsabilità professionali e morali che dovrebbero far capo a questo tipo di professione.
Ma tutto qui: questo non è un santo né un eroe (tanti ne abbiamo, per fortuna, di bravi, competenti e responsabili, come è apparso essere – e sicuramente sarà – il comandante De Falco; addirittura troppi, poi, che dal loro ufficio sono più bravi di coloro che stanno sul campo); e quello non è un demonio (tanti, purtroppo, ne abbiamo in giro, di ignoti inadeguati, a tutti i livelli, talora anche da diversi punti di vista; e il livello di pericolosità di tali ignote inadeguatezze è spesso molto sottovalutato).
Il nostro mondo, la nostra vita quotidiana, l’adempimento dei nostri doveri, la sicurezza dei nostri agire, le nostre scelte in condizioni di incertezza, le nostre reazioni in situazioni di difficoltà, tutte le nostre azioni sono sottoposte al rischio di latent failures del carattere, della preparazione, della tempra umana; perché nulla è più umano della nostra debolezza e della nostra fragilità.
Ogni forma di demonizzazione/santificazione è frutto di isterismo mediatico, di infantile ricerca di modelli per temporanee esaltazioni e deprecazioni, di sostanziale sconoscenza del mondo e degli uomini; ed è anche, nei confronti del comandante Schettino – che ha, come sembra evidente, tragicamente mancato ai suoi doveri – e della sua famiglia, umanamente deprecabile.

18 gennaio 2012


giovedì 12 gennaio 2012

Pro automedontibus*

[* dal Devoto Oli: automedonte  = cocchiere, autista, dal nome del mitico auriga di Achille]


Morire per Danzica
(di Felice Celato)

Prima di avventurarmi nelle considerazioni che seguono, sento necessarie alcune premesse:
(1) detesto chiunque si atteggi a preclusivista ideologico (per intenderci, sono coloro che usano espressioni del tipo: “giù le mani da…!; “questo non si tocca!”; “guai a chi pensa di….!”);
(2) penso che le liberalizzazioni siano necessarie e benefiche perché (a) portano (di solito) benefici per i consumatori;(b) creano occasioni di lavoro;
(3) penso che questo Governo faccia benissimo ad occuparsene, senza complessi, senza preclusioni ideologiche (o di clientela), senza cedere ai ricatti.

Ma detto ciò, mi domando: sono i gestori di taxi (appunto i moderni Automedonti) il target adatto per focalizzare (finalmente!) questo doveroso cominciamento delle liberalizzazioni?
Da amante dei numeri, ho provato a ragionare simulandomi un molto semplificato conto economico di un tassista romano (i numeri sono in nota); ebbene, mi sono convinto che il nostro Automedonte non “porta a casa” più di 2000/2500 € mese, ante imposte e senza considerare l’ammortamento della licenza (cioè il recupero dell’esborso necessario per conseguire, come pare di capire sia diffuso, la licenza stessa).


Allora, dico: sono questi i “ricchi Epuloni” con cui bisogna prendersela? C’è, per esempio a Roma, una carenza di offerta di trasporto via taxi tale da far desiderare un'ulteriore pressione sugli incumbent? C’è la prospettiva di creare in tal modo nuove, consistenti, occasioni di lavoro?


Onestamente, posso sbagliare, ma non credo. A meno che non si voglia sostenere  la tesi bizzarra che la liberalizzazione abbia qualcosa a che vedere con la repressione della possibile (o addirittura molto  probabile?) propensione della categoria dei tassisti all'evasione fiscale, quasi come se i nuovi eventuali titolari di licenze liberalizzate possano "nascere"... preservati dal peccato originale e quindi redimere l'intera categoria (ove effettivamente risultasse propensa all'evasione, o meglio.... più propensa all'evasione di tante altre categorie di italiani).  
E allora, vista la tensione che si va accumulando sul tema, “vale la pena di morire per Danzica?” come si domandavano i francesi nell’agosto del 1939?


Roma, 12 gennaio 2012

Nota: probabile conto economico semplificato di un taxi romano


Ricavi………………………………………………………………….€ 41.250
(15 corse al giorno da € 10 l’una X 25giorni al mese X 11 mesi)

Costi..........................................................................................€ 15.100
- carburante (40.000 km/anno con 4.000 litri di diesel al prezzo,diciamo, di €1,6)..€ 6.400
- manutenzioni, bollo, assicurazione……………………….........…………......…..€ 3.000
- ammortamento e interessi su una vettura da € 20.000…….……………..……...€ 5.700

Utile ante imposte…………………………………………….......€ 26.150
(pari a circa 2.200 € al mese)

mercoledì 4 gennaio 2012

2012, anno oscuro

Traguardando nel buio
(di Felice Celato)
Bene, passate (o quasi) le feste, non ci resta che cercare di guardare avanti: esercizio difficile quest’anno, forse più che mai; perché le prospettive del 2012 sono, a dir poco, oscure, sia in senso qualitativo (cioè poco rassicuranti) sia, per fortuna, in senso letterale (cioè difficilmente perscrutabili).

Vediamo subito le numerose e gravi ragioni di preoccupazione (le prospettive poco rassicuranti): l’Italia entra nel 2012 gravata dai rischi della sua situazione, tuttora molto seria ed inquietante. Il livello del debito pubblico è, ovviamente, ancora intatto: le misure per tenerlo sotto controllo e progressivamente contrarlo sono appena entrate in vigore e non c’è ragione per pensare che non siano, prese in sé, oggettivamente idonee a conseguire il risultato che si propongono; però esse sono, sul piano dell’efficacia risolutiva, sottoposte a tre rischi, tutti molto gravi: (1) il rischio che il famoso denominatore (quello del rapporto Debito Pubblico /PIL, quindi la ricchezza prodotta nell’anno) si deprima eccessivamente, che, cioè, l’economia lungi dal riprendersi si contragga ulteriormente; (2) il rischio che i tassi di rifinanziamento del debito pubblico (per ingenti importi quest’anno) vanifichino lo sforzo che gli Italiani sono chiamati a fare (più interessi da pagare = maggior fabbisogno per lo Stato = maggior indebitamento) ; (3) il rischio dell’ulteriore deterioramento del contesto “istituzionale” europeo e politico italiano.
Dei tre rischi, il primo è il più grave perché è quello che in gran parte governerà gli altri: se l’economia non mostra segni di forza (o segni di resilienza, come usa dire oggi), i problemi di rifinanziamento e quelli di governo si prospetteranno in misura molto seria (e non c’è dubbio che le misure adottate dal Governo Italiano per contenere la crescita del debito ed anzi cominciare ad intaccarlo, hanno in sé un - in larga parte inevitabile - contenuto depressivo: se diminuisce il reddito disponibile per le famiglie si contraggono necessariamente i consumi e quindi la domanda di beni e l’offerta di posti di lavoro). E ciò ( la condizionante gravità di questo primo rischio) per due semplici ragioni: perché il rifinanziamento sarà più difficile (ovviamente è più difficile farsi prestare denaro quando c’è l’evidenza dell’ ulteriore indebolimento delle condizioni di sostenibilità del debito) e perché le tensioni politiche e sociali dilagheranno, le prime anzi notevolmente imbarbarite, le seconde comprensibilmente (ma non per questo saggiamente) aggravate dalle condizioni economiche che si potrebbero determinare.
D’altra parte mi pare molto arduo prevedere che le misure che il Governo adotterà in gennaio (prese in sé e per ciò in cui prevedo possano consistere) possano risultare sufficienti a contro-stimolare l’economia nel breve periodo.
Dunque, l’oscurità delle prospettive del 2012 nel senso fin qui descritto mi pare difficile da negare e anche facile da prevedere.
Però, come dicevo all’inizio e, paradossalmente, per fortuna, non è facile prevedere cosa avverrà (a)nel più grande contesto in cui viviamo e, (b), nella reattività degli Italiani, sottoposti a questa dura prova della verità: per esempio, per quanto riguarda (a), un apprezzamento del dollaro sull’ euro (tutt’altro che improbabile) potrebbe dare nuova energia alle esportazioni europee (e quindi anche alle nostre); oppure un risveglio dello spirito europeo (che però mi pare piuttosto improbabile) potrebbe dare un respiro diverso alle politiche di integrazione anche in materia di finanze pubbliche; oppure, ancora sul contesto più largo, una ripresa del traino dell’economia tedesca, apparentemente già in atto, magari favorita dall’apprezzamento del dollaro, potrebbe comprimere la prevista caduta del PIL italiano. E, ancora per esempio ma per quanto riguarda (b) (cioè la reattività degli italiani) potrebbe accadere che il forte scuotimento generato dalla crisi che stiamo vivendo stimoli ad un adattamento generativo le nostre forze migliori, incanalando la reazione sugli sforzi da compiere insieme piuttosto che sulle lamentele (becere o magari solo semplicemente sterili): non mancano purtroppo segnali estremamente preoccupanti sia sul lato del conservatorismo sindacale sia su quello di un rozzo qualunquismo politico. Il mese di gennaio, sia sul fronte europeo che su quello interno, sarà decisivo per chiarire le oscure prospettive del 2012.


E’ la radice che porta” ci diceva De Rita rifacendosi al nostro “scheletro contadino” nel quale riporre le nostre speranze di tenuta. E le radici di questo nostro popolo sono ancora forti. Non ostante tutto, non ostante (la citazione è ancora di De Rita) la dispersione delle idee, delle decisioni e dei linguaggi che abbiamo sperimentato in questi anni.


Ci sono molte cose da temere e poche su cui sperare, ma (per fortuna?) quelle su cui sperare (adattamento generativo, resistenza alle tentazioni della pancia, etc) dipendono in larga parte da noi. Del resto, scriveva Baruch Spinoza nel 1600, (ex his definitionibus sequitur) non dari spem sine metu nec metum sine spe (non c'è speranza senza paura nè paura senza speranza).


5 gennaio 2012 (mio genetliaco, come amo dire invece di compleanno, per sentirmi un sovrano)



In risposta ad un commento

Un anonimo gentile lettore (o lettrice?) mi chiede l'indirizzo di padre Nike, il parroco di Santa Rosa a Livorno, citato in una (bella) notizia del Corriere della sera, riportata nel corpo del mio post Stupi-diario di Natale.
Non saprei come aiutarlo (o aiutarla). Suggerisco di cercare la parrocchia tramite internet.

martedì 3 gennaio 2012

Stupi-diario sull'ICI

Gruppo di lavoro sull’erosione fiscale
(di Felice Celato)



Da qualche tempo sentivo l’esigenza di cogliere, con qualche precisione tecnicamente affidabile, i contorni del problema dell’esenzione dall’ICI degli enti ecclesiastici, problema che ha suscitato, in questi ultimi tempi, una congerie di polemiche con abbondante fornitura di dati e stime dall’una e dall’altra parte (in Italia, si sa, vengono spesso dati numeri su tutto; più raramente si fanno i numeri. Fra dare i numeri e fare i numeri per me c’è differenza … un po’ come fra il dire ed il fare, c'è di mezzo il mare! ).
Ed ecco, finalmente, un documento che ha tutti i crismi dell’affidabilità: si tratta della Relazione finale del Gruppo di lavoro sull’erosione fiscale, voluta da Tremonti (ve lo ricordate, l’odiato Ministro che pensava solo a tasse ed accise?) e consegnata il 22 novembre 2011, quindi, presumo, al nuovo Ministro ad interim Mario Monti.
Il Gruppo di Lavoro (coordinato dal MEF e la cui composizione è riportata in nota) aveva come finalità quella di “analizzare l’area dell’erosione fiscale, in specie l’area della amplissima forbice aperta dalla dialettica tra la regola (il principio generale dell’imposizione fiscale) e l’eccezione (la deviazione legale da questo principio, via esenzioni, agevolazioni, regimi sostitutivi di favore, etc.)”.
Il corposo volume, di oltre 450 pagine (disponibile in PDF sul sito del MEF), esamina, esenzione per esenzione, l’effetto sulle imposte di tutte le 720 eccezioni (le cosiddette “misure”)che il regime fiscale prevede.
Bene: se, come credo, leggo correttamente, a pagina 385 c’è la scheda n 2.169, riservata appunto agli enti non commerciali, comprendente enti ecclesiastici, ONLUS ed enti di volontariato (eccezione n.603 delle 720 “misure”codificate) che quantifica, complessivamente per enti ecclesiastici,ONLUS ed enti di volontariato) in €milioni 100 l’erosione fiscale stimata per la “misura” in questione (sugli oltre €milioni 4.000 di erosione correlata al totale delle esenzioni ICI e sui circa €milioni 250.000 di erosione di tutte le “misure”).

Diranno gli amici lettori: dov’è lo stupore? Non certo nella cifra, per la verità, ma nella sua relazione con le stime lette sulla stampa ( di 20-30 volte superiori) e con altre erosioni determinate da altre “misure”; faccio un solo esempio: la detrazione dall’imposta sulle persone fisiche delle spese veterinarie (pagina 261) erode imposte per €milioni 12, ben un ottavo di quelle erose per sostenere attività religiose e solidaristiche (ma si sa, gli italiani amano molto gli animali!)


PS: tutti i miei amici sanno di potermi definire un clericale senza arrecarmi alcuna offesa!

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Nota : Composizione del Gruppo di Lavoro


ABI, ALLEANZA DELLE COOPERATIVE ITALIANE [AGCI – CONFCOOPERATIVE – LEGA DELLE COOPERATIVE], ANCOT, ANIA, ASSOGESTIONI, CGIL, CIA, CIDA CONFEDIR-MIT, CISAL, CISL, CIU, COLDIRETTI, CONFAGRICOLTURA, CONFAPI, CONFQUADRI, CONFEDILIZIA, CONFINDUSTRIA,CONFPROFESSIONI, CONSIGLIO NAZIONALE CONSULENTI DEL LAVORO, CONSIGLIO NAZIONALE DOTTORI COMMERCIALISTI E DEGLI ESPERTI CONTABILI, COPAGRI, FORUM ASSOCIAZIONI FAMIGLIE, INT, LAPET ASSOCIAZIONE TRIBUTARISTI, RE.TE IMPRESE ITALIA [CNA – CONFARTIGIANATO – CONFCOMMERCIO – CASARTIGIANI – CONFESERCENTI], UGL, UIL. La CGIL ha interrotto la sua partecipazione il 21 luglio 2011