mercoledì 4 gennaio 2012

2012, anno oscuro

Traguardando nel buio
(di Felice Celato)
Bene, passate (o quasi) le feste, non ci resta che cercare di guardare avanti: esercizio difficile quest’anno, forse più che mai; perché le prospettive del 2012 sono, a dir poco, oscure, sia in senso qualitativo (cioè poco rassicuranti) sia, per fortuna, in senso letterale (cioè difficilmente perscrutabili).

Vediamo subito le numerose e gravi ragioni di preoccupazione (le prospettive poco rassicuranti): l’Italia entra nel 2012 gravata dai rischi della sua situazione, tuttora molto seria ed inquietante. Il livello del debito pubblico è, ovviamente, ancora intatto: le misure per tenerlo sotto controllo e progressivamente contrarlo sono appena entrate in vigore e non c’è ragione per pensare che non siano, prese in sé, oggettivamente idonee a conseguire il risultato che si propongono; però esse sono, sul piano dell’efficacia risolutiva, sottoposte a tre rischi, tutti molto gravi: (1) il rischio che il famoso denominatore (quello del rapporto Debito Pubblico /PIL, quindi la ricchezza prodotta nell’anno) si deprima eccessivamente, che, cioè, l’economia lungi dal riprendersi si contragga ulteriormente; (2) il rischio che i tassi di rifinanziamento del debito pubblico (per ingenti importi quest’anno) vanifichino lo sforzo che gli Italiani sono chiamati a fare (più interessi da pagare = maggior fabbisogno per lo Stato = maggior indebitamento) ; (3) il rischio dell’ulteriore deterioramento del contesto “istituzionale” europeo e politico italiano.
Dei tre rischi, il primo è il più grave perché è quello che in gran parte governerà gli altri: se l’economia non mostra segni di forza (o segni di resilienza, come usa dire oggi), i problemi di rifinanziamento e quelli di governo si prospetteranno in misura molto seria (e non c’è dubbio che le misure adottate dal Governo Italiano per contenere la crescita del debito ed anzi cominciare ad intaccarlo, hanno in sé un - in larga parte inevitabile - contenuto depressivo: se diminuisce il reddito disponibile per le famiglie si contraggono necessariamente i consumi e quindi la domanda di beni e l’offerta di posti di lavoro). E ciò ( la condizionante gravità di questo primo rischio) per due semplici ragioni: perché il rifinanziamento sarà più difficile (ovviamente è più difficile farsi prestare denaro quando c’è l’evidenza dell’ ulteriore indebolimento delle condizioni di sostenibilità del debito) e perché le tensioni politiche e sociali dilagheranno, le prime anzi notevolmente imbarbarite, le seconde comprensibilmente (ma non per questo saggiamente) aggravate dalle condizioni economiche che si potrebbero determinare.
D’altra parte mi pare molto arduo prevedere che le misure che il Governo adotterà in gennaio (prese in sé e per ciò in cui prevedo possano consistere) possano risultare sufficienti a contro-stimolare l’economia nel breve periodo.
Dunque, l’oscurità delle prospettive del 2012 nel senso fin qui descritto mi pare difficile da negare e anche facile da prevedere.
Però, come dicevo all’inizio e, paradossalmente, per fortuna, non è facile prevedere cosa avverrà (a)nel più grande contesto in cui viviamo e, (b), nella reattività degli Italiani, sottoposti a questa dura prova della verità: per esempio, per quanto riguarda (a), un apprezzamento del dollaro sull’ euro (tutt’altro che improbabile) potrebbe dare nuova energia alle esportazioni europee (e quindi anche alle nostre); oppure un risveglio dello spirito europeo (che però mi pare piuttosto improbabile) potrebbe dare un respiro diverso alle politiche di integrazione anche in materia di finanze pubbliche; oppure, ancora sul contesto più largo, una ripresa del traino dell’economia tedesca, apparentemente già in atto, magari favorita dall’apprezzamento del dollaro, potrebbe comprimere la prevista caduta del PIL italiano. E, ancora per esempio ma per quanto riguarda (b) (cioè la reattività degli italiani) potrebbe accadere che il forte scuotimento generato dalla crisi che stiamo vivendo stimoli ad un adattamento generativo le nostre forze migliori, incanalando la reazione sugli sforzi da compiere insieme piuttosto che sulle lamentele (becere o magari solo semplicemente sterili): non mancano purtroppo segnali estremamente preoccupanti sia sul lato del conservatorismo sindacale sia su quello di un rozzo qualunquismo politico. Il mese di gennaio, sia sul fronte europeo che su quello interno, sarà decisivo per chiarire le oscure prospettive del 2012.


E’ la radice che porta” ci diceva De Rita rifacendosi al nostro “scheletro contadino” nel quale riporre le nostre speranze di tenuta. E le radici di questo nostro popolo sono ancora forti. Non ostante tutto, non ostante (la citazione è ancora di De Rita) la dispersione delle idee, delle decisioni e dei linguaggi che abbiamo sperimentato in questi anni.


Ci sono molte cose da temere e poche su cui sperare, ma (per fortuna?) quelle su cui sperare (adattamento generativo, resistenza alle tentazioni della pancia, etc) dipendono in larga parte da noi. Del resto, scriveva Baruch Spinoza nel 1600, (ex his definitionibus sequitur) non dari spem sine metu nec metum sine spe (non c'è speranza senza paura nè paura senza speranza).


5 gennaio 2012 (mio genetliaco, come amo dire invece di compleanno, per sentirmi un sovrano)



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