domenica 17 ottobre 2021

Una segnalazione difficile

Dalla parte di Jekyll

(di Felice Celato)

Cominciamo con una premessa: perché questa “segnalazione” (la parola “recensione” mi sembra sempre esagerata, quando mi affaccio a rendere conto di qualche lettura), perché – dicevo – questa “segnalazione” mi sembra difficile? Per diversi motivi: anzitutto perché mi pare già di sentire il borbottio di alcuni dei miei più affezionati lettori (potrei elencarli, uno per uno), solo all’enunciazione del titolo completo del libro di cui sto per parlare (Dalla parte di Jekyll – Manifesto per una buona destra, di Filippo Rossi, Marsilio editore, 2019); poi perché di solito sono diffidente verso le retoriche tipiche di ogni manifesto (la retorica porta spesso con sé una mancanza di concretezza); infine perché mi piace evitare discorsi troppo facilmente etichettabili come “politici” nel senso di indicatori di una specifica connotazione riconducibile agli attuali “partiti” che si affannano sulla scena italiana (sono sempre stato – politicamente –  un “cane sciolto”, o se volete un maverick, un vitello non marchiato, un elettore costantemente pentito di aver votato come ha di volta in volta votato, un eterno scontento di come vanno le cose, da una parte e dall’altra degli schieramenti parlamentari del nostro povero paese). Eppure mi va di segnalarlo questo piccolo libretto (140 pagine, in ebook), divorato in una notte ed un pomeriggio, dopo aver notato un articolo di questo autore – a me, lo confesso, finora sconosciuto – su uno dei giornali (l’ HuffPost) coi quali quotidianamente affatico le mie sconfortate letture di quel che accade intorno a noi. E mi va di segnalarlo perché in fondo il giovane autore mette in fila una serie di considerazioni che mi pare di condividere integralmente nella loro configurazione paradigmatica (senza rinunciare, peraltro, a qualche distinguo su concetti che mi disturbano o su parole che non mi piacciono).

Filippo Rossi si fa promotore di un’idea politica (che etichetta come la buona destra, di volta in volta definita come pacata, realista, raffinata, colta, sofisticata, signorile, garantista, altruista o addirittura eroica, rispettosa, equilibrata, laica, coraggiosa, valorosa, pulita, disarmatrice dell’odio, etc.) incentrata sulla tolleranza, sulla cultura come patrimonio di competenze e di immaginazione, sulla capacità di pensiero lungo e di progetti audaci, sul primato della politica e sulla libertà d’impresa, sul rifiuto radicale di ogni semplificazione di ciò che è naturalmente complesso, sul rispetto per le altrui opinioni non disgiunto dalla fermezza delle proprie, sul rifiuto di ogni volgarità del pensare prima che del parlare, sulla salda vocazione ad un'Europa votata all’integrale sviluppo delle sue progettualità anche meta-economiche, sulla passione per la diversità (che del resto è il costitutivo anche della nostra storia nazionale), sull’amore ed il rispetto per quanto c’è di buono nella nostra storia culturale e civile (è questo il concetto di patriottismo che usa, un patriottismo pacifico e libertario, per il quale la patria è un viaggio senza fine alla ricerca di possibilità inespresse, delle aspirazioni che prendono forma nell’altrove; …è madrepatria solo quando l’amore per i suoi figli non sottrae, non divide).

Gran parte di questi concetti sono sviluppati, come dicevo all’inizio, con  suggestiva retorica (qui intesa come arte del parlare e dello scrivere in modo ornato ed efficace, secondo la definizione che ne dà la Treccani) e anche con prosa elegante e piacevole, con abbondanza di citazioni, anche raffinate; ma soprattutto – ed è questo l’aspetto più… vigoroso del libro – con l’evidenza di quelle che l’autore considera le intollerabili inclinazioni delle nostrane "destre" attuali, qui simboleggiate da Mr. Hyde, il misterioso “antagonista” del famoso dottor Jekyll di letteraria memoria che dà il titolo al libro di Filippo Rossi: Mr Hyde rappresenta politicamente l'istinto spaventato e arrabbiato, il subconscio bestiale, incolto. Incapace di frenare gli istinti, Edward Hyde si nutre delle negazioni, della frustrazione, dei cattivi pensieri, dell'invidia. E, soprattutto, della paura. E’ proprio così che ci si inizia a chiudere in se stessi: praticando l'intolleranza come virtù, il razzismo come regola, la propaganda come linguaggio.

In sintesi: un libro senz’altro interessante e stimolante; non privo, secondo me, di qualche omissione (pochissimo si dice, per esempio, dell’economia vista dalla buona destra di Rossi) ma forse in grado di delineare almeno un paradigma valoriale che vale comunque la pena di proporre.

Roma 17 ottobre 2021