27 gennaio 1945
(di Felice Celato)
Per onorare il Giorno della Memoria, l’anno scorso vi
ho proposto alcuni brani di un piccolissimo libro (Zvi Kolitz: Yossl
Rakover si rivolge a Dio, Adelphi, 97)
che vale la pena di leggere e di rileggere. Io stesso l’ho fatto, stanotte, con
immutata commozione e reverenza.
Quest’anno vi propongo una poesia che molti di noi
conoscono già, ma che, come tutte le poesie, merita di essere anch’essa riletta.
Se questo è un uomo
Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
considerate se questo è un uomo,
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
nelle vostre tiepide case
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
considerate se questo è un uomo,
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi alzandovi:
ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.
stando in casa andando per via,
coricandovi alzandovi:
ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.
(Primo Levi, Se questo è
un uomo, Einaudi, 1947)
Roma, 27 gennaio 2016
(71 anni dopo la liberazione del campo di Auschwitz)
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