Charlie Hebdo
(di
Felice Celato)
Giusto
un anno fa, l’8 gennaio 2015, all’indomani della strage di Charlie Hebdo,
scrivevamo su questo blog un post che richiamava il buon gusto come
(unica pensabile) auto-limitazione alla “satira politica” (qualunque cosa
voglia dire questa espressione spesso molto abusata).
Un
anno dopo, mentre si rievoca il tragico evento, mi è capitato di ascoltare, per
radio, un’altra riflessione (credo che a parlare fosse Vian, il direttore de
L’Osservatore Romano, ma non ne sono sicuro e perciò lo cito come “l’ignoto
interlocutore radiofonico”) che ho trovato acuta: il politically correct, diceva in sostanza l’ignoto interlocutore
radiofonico, è entrato così profondamente
nei nostri modi di esprimerci (e, aggiungo io, purtroppo, di pensare) che ci
guardiamo bene, per esempio, dal dire cieco, sordo, handicappato, negro,
omosessuale, etc., nel timore di offendere o discriminare qualcuno, come se
l’offesa o la discriminazione risiedano nelle parole (o addirittura nelle
sillabe! Si pensi alla “g” che trasforma il “corretto” nero nello “scorretto” negro)
e non nei sentimenti. L’altro giorno Paolo Mieli, sul Corriere della sera, aveva fatto una specie di spiritosa “galleria” di queste
spesso ridicole circonlocuzioni con le quali ci “autocensuriamo”, una rassegna
che mi aveva fatto anche sorridere: passi per nero, non vedente o non udente ma
diversamente abile o addirittura il paradossale verticalmente svantaggiato per (non) dire basso o di bassa statura,
sono proprio ridicole autocensure ispirate ad un malinteso senso di rispetto. E
tuttavia su questi eufemismi da cicisbeo siamo orami diventati intransigenti.
Bene, così è, e non possiamo che prenderne atto (magari sorridendone, come ho
fatto con un mio amico cieco, pardon,
non vedente, anzi - nel caso specifico - diversamente vedente). Ma, si domandava acutamente l’ignoto interlocutore radiofonico,
sul rispetto dei credi (o dei sentimenti) religiosi, propri – se ne abbiamo – o
di altri, non sentiamo nessuno stimolo di autonoma political correcteness? Come mai? Va quindi bene il Dio terrorista?
Roma
8 gennaio 2016
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