venerdì 1 giugno 2018

Letture con antidoto

2 giugno 2018
(di Felice Celato)
Nel giorno che precede il 72° compleanno della nostra Repubblica (che, non ostante l’età, continua a partorire figlie delle quali non potrà che essere… orgogliosa) e, appunto, nel 1° giorno di vita della sua terzogenita (la Terza Repubblica, perbacco!), parliamo di due libri, di natura e segno  completamente diversi fra loro ma entrambi “utili” – in diverso modo – in questi tempi turbati.
Cominciamo con La democrazia del narcisismo di Giovanni Orsina (Marsilio, 2018), una breve storia dell’antipolitica, come recita il sottotitolo: si tratta, secondo me, di un libro intelligente nel senso letterale della parola, che si sforza cioè di capire la degenerazione della nostra politica, anzi della nostra antropologia  politica, dai primi anni del ‘900 fino ai dì nostri. E lo fa, attraversando la storia politica di questi cent’anni nella “compagnia” di tre “monumenti” della cultura (quasi) contemporanea: La democrazia in America, di Alexis de Tocqueville (scritto fra il 1835 e il 1840), La ribellione delle masse di Josè Ortega y Gasset (scritto nel 1929) e, infine, Massa e potere di Elias Canetti (pubblicato nel 1960 ma scritto durante i quarant’anni precedenti) [NB: preciso per onestà culturale: non ho mai letto direttamente Tocqueville, ho letto con interesse Ortega e, invece, ho letto e molto amato il libro di Canetti, qui più volte citato]. Il “viaggio” di Orsina (lui stesso lo sintetizza nell’Epilogo) muove dalla “promessa” democratica del pieno controllo di ciascuno sulla propria esistenza, ne individua l’insita contraddizione (per far sì che gli individui controllino la loro esistenza…è necessario che la comunità alla quale essi appartengono governi la propria…di modo che chi ne fa parte rinunci ad una quota della propria autonomia) e la postulate condizioni (che parole quali “rinuncia” e “servizio” abbiano un senso; che vi sia una visione condivisa del futuroe che identità, ragione ed interessi non si chiudano esclusivamente dentro lo spazio isolato di ciascuna monade individuale). Ed arriva, infine, attraverso varie vicende che Orsina rivisita con grande acume, all’avvento del narcisista, al cittadino centrato su sé stesso, incapace di percepire la propria persona e la realtà come due entità separate e autonome l’una dall’altra, di distinguere il dentro dal fuori, l’oggettivo dal soggettivo, interessato solo a soddisfare le proprie urgenze psicologiche immediate, impotente e pauroso, ricco di tutti i talenti meno il talento di usarli. Il narcisista in conclusione – scrive Orsina– è un disgraziato: rifugiatosi dentro un “sé minimo”, il suo vero modesto scopo è la pura e semplice sopravvivenza, in un mondo che trova oramai del tutto privo di senso. Egli vive in un eterno presente: ha perduto il legame con le generazioni precedenti e, di conseguenza, non può che disinteressarsi di quelle successive.
Da qui alla decomposizione della politica, risoltasi in tutela delle aspettative del narcisista, il passo è breve; come è breve – ma vale la pena di leggere Orsina, anche su questi passaggi – quello che conduce al dilagare dell’antipolitica e alla conseguente dinamica delle masse di Canettiana memoria che tanti segni (non commendevoli)  ha lasciato nel nostro paese.
Un libro dunque (come dicevo) intelligente, colto e ben scritto; certo non consolante, come in fondo anche l’autore finisce per ammettere quando avanza quattro timidi possibili sbocchi. Ma, del resto, consolazioni dall’antropologia politica, di questi tempi, non ne aspettiamo.
E dunque, per affidare a pietose mani il nostro sconforto, eccoci alla seconda lettura, in qualche modo antidotica, questa, da gustarsi con lentezza perché il libro non sviluppa una tesi da cogliersi nella sua interezza, ma lancia bagliori di luce a vasto raggio, da leggere anche (ma non solo) con l’occhio della fede. Si tratta di una lunghissima intervista a Joseph Ratzinger raccolta da Peter Sewald nel 2000, quando il card. Ratzinger era ancora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e questa ancora non si occupava di high frequency trading, di securitizations, di compliance, di tassazione delle transazioni finanziare e di consimili banalità, ma di Dio, di Gesù Cristo e della Verità. Dio e il mondo (questo è il titolo del libro, pubblicato nel 2001 dalle edizioni san Paolo) è una testimonianza di una vita dedicata allo studio, alla riflessione e allo sviluppo della fede; non è un libro di teologia e può essere letto anche solo guidati dalla curiosità per questo grande cristiano che ha guidato la Chiesa, per un breve tratto della sua bi-millenaria storia,  con amore, cultura profonda e raffinata, mitezza, umiltà  e salda certezza che il Signore non abbandonerà la Sua Chiesa, anche se a volte – come ebbe a dire più tardi, da papa emerito – la barca di Pietro si è riempita fino quasi a capovolgersi.
Roma 1° giugno 2018

PS: Toh! non abbiamo parlato di quanto ci ha occupato, in Italia, negli ultimi cento giorni. In fondo però il libro di Orsina può aiutarci a capire il senso di quello che accade; e quello di Sewald a beneficamente distrarcene.

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