Una
signoria paradossale
(di Felice
Celato)
In questa
Domenica delle Palme il racconto della passione e morte di N.S. Gesù Cristo
(quest’anno nella pericope di Marco) si conclude come tutti sappiamo: Egli
[Giuseppe D’Arimatea ] comprato un lenzuolo, Lo depose dalla croce, Lo
avvolse con il lenzuolo e Lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece
rotolare una pietra all’entrata del sepolcro. Così mi è tornata alla mente
una straordinaria meditazione di Benedetto XVI di fronte alla Sindone, nel
duomo di Torino, il 2 maggio del 2010. Ne ripropongo qui alcuni brani che
parlano di quel lenzuolo e del mistero del Sabato Santo, che quella
pietra sigilla e che più intensamente interroga l’uomo e la sua storia sul
nascondimento di Dio, sul silenzio che avvertiamo nelle ore più buie della
nostra esistenza e sulla luce che ci è stata data per mezzo di esse.
Nel
nostro tempo, specialmente dopo aver attraversato il secolo scorso, l’umanità è
diventata particolarmente sensibile al mistero del Sabato Santo. Il
nascondimento di Dio fa parte della spiritualità dell’uomo contemporaneo, in
maniera esistenziale, quasi inconscia, come un vuoto nel cuore che è andato
allargandosi sempre di più….
Dopo
le due guerre mondiali, i lager e
i gulag, Hiroshima e
Nagasaki, la nostra epoca è diventata in misura sempre maggiore un Sabato
Santo: l’oscurità di questo giorno interpella tutti coloro che si interrogano
sulla vita, in modo particolare interpella noi credenti. Anche noi abbiamo a
che fare con questa oscurità. E tuttavia la morte del Figlio di Dio, di Gesù di
Nazareth, ha un aspetto opposto, totalmente positivo, fonte di consolazione e
di speranza…. Il Sabato Santo è la “terra di nessuno” tra la morte e la
risurrezione, ma in questa “terra di nessuno” è entrato Uno, l’Unico, che l’ha
attraversata con i segni della sua Passione per l’uomo: “Passio Christi. Passio hominis”….. In quel “tempo-oltre-il-tempo” Gesù Cristo
è “disceso agli inferi”. Che cosa significa questa espressione? Vuole dire che
Dio, fattosi uomo, è arrivato fino al punto di entrare nella solitudine estrema
e assoluta dell’uomo, dove non arriva alcun raggio d’amore, dove regna
l’abbandono totale senza alcuna parola di conforto: “gli inferi”. Gesù Cristo,
rimanendo nella morte, ha oltrepassato la porta di questa solitudine ultima per
guidare anche noi ad oltrepassarla con Lui. Tutti abbiamo sentito qualche
volta una sensazione spaventosa di abbandono…. e solo la presenza di una
persona che ci ama ci può rassicurare. Ecco, proprio questo è accaduto nel
Sabato Santo: nel regno della morte è risuonata la voce di Dio. E’ successo
l’impensabile: che cioè l’Amore è penetrato “negli inferi”: anche nel buio
estremo della solitudine umana più assoluta noi possiamo ascoltare una voce che
ci chiama e trovare una mano che ci prende e ci conduce fuori. L’essere umano
vive per il fatto che è amato e può amare; e se anche nello spazio della morte
è penetrato l’amore, allora anche là è arrivata la vita. Nell’ora dell’estrema
solitudine non saremo mai soli: “Passio
Christi. Passio hominis”. Questo è il mistero del Sabato Santo!
Proprio di là, dal buio della morte del Figlio di Dio, è spuntata la luce di
una speranza nuova: la luce della Risurrezione…. Questo è il potere della
Sindone: dal volto di questo “Uomo dei dolori”, che porta su di sé la passione
dell’uomo di ogni tempo e di ogni luogo, anche le nostre passioni, le nostre
sofferenze, le nostre difficoltà, i nostri peccati - “Passio Christi. Passio hominis” -, da questo volto promana una
solenne maestà, una signoria paradossale. Questo volto, queste mani e questi
piedi, questo costato, tutto questo corpo parla, è esso stesso una parola che
possiamo ascoltare nel silenzio. Come parla la Sindone? Parla con il sangue, e
il sangue è la vita! La Sindone è un’icona scritta col sangue; sangue di un
uomo flagellato, coronato di spine, crocifisso e ferito al costato destro.
L’immagine impressa sulla Sindone è quella di un morto, ma il sangue parla
della sua vita. Ogni traccia di sangue parla di amore e di vita. Specialmente
quella macchia abbondante vicina al costato, fatta di sangue ed acqua usciti
copiosamente da una grande ferita procurata da un colpo di lancia romana, quel
sangue e quell’acqua parlano di vita. E’ come una sorgente che mormora nel
silenzio, e noi possiamo sentirla, possiamo ascoltarla, nel silenzio del Sabato
Santo.
Roma,25 marzo 2018 (Domenica delle Palme)
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