lunedì 1 gennaio 2018

Il tempo dell'anno nuovo

Banali auguri di un 18 politico
(di Felice Celato)
Pare che la misurazione del tempo sia stata la prima scienza esatta della quale l’uomo ha avuto bisogno; prima per regolare i tempi della caccia, calcolando le ore di buio e le ore di luce; poi, quando è diventato agricoltore, quelli della semina e del raccolto, misurando i mesi di sole e i mesi di pioggia; poi ancora, regolando i tempi di lavoro e i tempi di riposo, prima sui campi poi nella fabbrica; e così via fino ai giorni nostri, quando, al tempo, ci siamo fatti attenti fino all’ennesima divisione infinitesimale (la frazione di nanosecondo, nella quale – pure – un microprocessore può eseguire centinaia di operazioni) ovvero fino al confine pensabile fra esso e lo spazio (in fondo l’anno-luce è una misura di spazio, calcolata però sulla base del percorso della luce nell’unità di tempo “anno”).
La statistica, poi, ha attribuito a ciascuno di noi persino la sua prevedibile dotazione di tempo disponibile, indicandoci l’aspettativa di vita e le sue mutazioni in funzione di sesso, ambiente di vita, condizioni di salute, etc.
Di più: al tempo abbiamo imparato anche ad attribuire un autonomo ed astratto valore economico (che cos’è l’interesse se non un “prezzo” che si corrisponde per il solo fatto del decorso del tempo fra quando si riceve in prestito un capitale e quando lo si dovrebbe restituire, anche a prescindere dall’uso che  si sia scelto di farne?).
E dunque….nel tempo, il tempo ha finito per diventare una nostra ossessione, perché scandisce il ritmo delle nostre azioni, ne pesa il valore economico e ne conta anche il numero nello spazio esistenziale, stabilendo così l’estensione del nostro agire e del nostro.... attendere.
Ma c’è una lettura “mondana” del tempo – che è quella che si “celebra” in questi giorni, con “botti” di petardi e di bottiglie di champagne – alla quale attribuiamo (almeno per qualche ora) la magica facoltà di girare le pagine della vita, come fosse possibile  archiviare, in un “botto”, un anno del quale improvvisamente sentiamo tutta la pesantezza ed aprirne un altro del quale intravvediamo solo la (sperata) leggerezza.
Per poche ore dicevo, forse per qualche minuto dedicato ad un brindisi fra amici; poi il tempo, anche in questa sua dimensione psicologica, ricomincia a scorrere con la sua monotona cadenza, foriero di luce e di buio, di caldo e di freddo, di fatica e di riposo, di desolazioni e di gioie, di ansie e di consolazioni: il tempo che ci aspetta sarà come quello che è appena decorso. Saremo noi, immersi nel tempo, invece diversi: più vecchi biologicamente, forse più….. maturi psicologicamente, comunque più ricchi di esperienza e più poveri di ignoto, magari più stanchi. Il decorso del tempo, checché ne possiamo pensare nel momento del brindisi, non è garanzia di benigne novità.
A questa ovvia verità (alla quale nemmeno il più intemerato degli ottimisti potrebbe obbiettare alcunché), noi che abbiamo avuto lo straordinario dono della fede sappiamo di poter contrapporre la grande speranza-certezza che, nonostante tutti i fallimenti, la mia vita personale e la storia nel suo insieme sono custodite nel potere indistruttibile dell’Amore e, grazie ad esso, hanno per esso un senso e un’importanza (Benedetto XVI, Spe salvi, 35).
Con questa speranza-certezza diventa allora un rito banale, per quanto piacevole, rivolgerci un augurio affettuoso di buon ’18: auguriamoci però che almeno – come si diceva nei primi anni ‘70 nelle (allora?) martoriate università Italiane – un 18 politico riusciamo a portarlo a casa! Non sarà con le nostre forze (perché sempre di 18 politico si tratta) ma almeno passiamo l’esame dell’anno!
Roma 1° gennaio 2018 (Festa di Maria Santissima, Theotokos)



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