Banali auguri di un 18 politico
(di Felice
Celato)
Pare che la
misurazione del tempo sia stata la prima scienza esatta della quale l’uomo ha avuto
bisogno; prima per regolare i tempi della caccia, calcolando le ore di buio e le
ore di luce; poi, quando è diventato agricoltore, quelli della semina e del
raccolto, misurando i mesi di sole e i mesi di pioggia; poi ancora, regolando i
tempi di lavoro e i tempi di riposo, prima sui campi poi nella fabbrica; e così
via fino ai giorni nostri, quando, al tempo, ci siamo fatti attenti fino all’ennesima divisione infinitesimale (la frazione di nanosecondo, nella quale – pure –
un microprocessore può eseguire centinaia di operazioni) ovvero fino al confine
pensabile fra esso e lo spazio (in fondo l’anno-luce è una misura di spazio,
calcolata però sulla base del percorso della luce nell’unità di tempo “anno”).
La
statistica, poi, ha attribuito a ciascuno di noi persino la sua prevedibile
dotazione di tempo disponibile, indicandoci l’aspettativa di vita e le sue
mutazioni in funzione di sesso, ambiente di vita, condizioni di salute, etc.
Di più: al
tempo abbiamo imparato anche ad attribuire un autonomo ed astratto valore economico
(che cos’è l’interesse se non un “prezzo” che si corrisponde per il solo fatto
del decorso del tempo fra quando si riceve in prestito un capitale e quando lo
si dovrebbe restituire, anche a prescindere dall’uso che si sia scelto di farne?).
E dunque….nel
tempo, il tempo ha finito per diventare una nostra ossessione, perché scandisce
il ritmo delle nostre azioni, ne pesa il valore economico e ne conta anche il numero
nello spazio esistenziale, stabilendo così l’estensione del nostro agire e del
nostro.... attendere.
Ma c’è una
lettura “mondana” del tempo – che è quella che si “celebra” in questi giorni, con
“botti” di petardi e di bottiglie di champagne
– alla quale attribuiamo (almeno per qualche ora) la magica facoltà di girare
le pagine della vita, come fosse possibile
archiviare, in un “botto”, un anno del quale improvvisamente sentiamo
tutta la pesantezza ed aprirne un altro del quale intravvediamo solo la
(sperata) leggerezza.
Per poche ore
dicevo, forse per qualche minuto dedicato ad un brindisi fra amici; poi il
tempo, anche in questa sua dimensione psicologica, ricomincia a scorrere con la
sua monotona cadenza, foriero di luce e di buio, di caldo e di freddo, di
fatica e di riposo, di desolazioni e di gioie, di ansie e di consolazioni: il
tempo che ci aspetta sarà come quello che è appena decorso. Saremo noi, immersi
nel tempo, invece diversi: più vecchi biologicamente, forse più….. maturi
psicologicamente, comunque più ricchi di esperienza e più poveri di ignoto,
magari più stanchi. Il decorso del tempo, checché ne possiamo pensare nel
momento del brindisi, non è garanzia di benigne novità.
A questa
ovvia verità (alla quale nemmeno il più intemerato degli ottimisti potrebbe
obbiettare alcunché), noi che abbiamo avuto lo straordinario dono della fede
sappiamo di poter contrapporre la grande
speranza-certezza che, nonostante tutti i fallimenti, la mia vita personale e
la storia nel suo insieme sono custodite nel potere indistruttibile dell’Amore
e, grazie ad esso, hanno per esso un senso e un’importanza (Benedetto XVI, Spe salvi, 35).
Con questa speranza-certezza diventa allora un rito
banale, per quanto piacevole, rivolgerci un augurio affettuoso di buon ’18:
auguriamoci però che almeno – come si diceva nei primi anni ‘70 nelle (allora?) martoriate università Italiane – un 18
politico riusciamo a portarlo a casa! Non sarà con le nostre forze (perché
sempre di 18 politico si tratta) ma
almeno passiamo l’esame dell’anno!
Roma 1°
gennaio 2018 (Festa di Maria Santissima, Theotokos)
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