Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case…. (Primo Levi)
(di Felice Celato)
Perché il Giorno della Memoria (le truppe della 60° Armata
Russa “liberano” il campo di concentramento di Auschwitz, 27 gennaio 1945) non
resti solo un giorno di memorie, ripropongo al pensiero dei miei lettori le frasi
finali del libro di Albert Camus, La peste:
Ascoltando..... le grida di esultanza che si
levavano dalla città [per la “fine” della peste],
Rieux [Bernard Rieux, il medico protagonista del libro] si ricordava che quell’esultanza era sempre minacciata. Poiché sapeva
quel che la folla in festa ignorava, e che si può leggere nei libri, cioè che
il bacillo della peste non muore né scompare mai, che può restare per decenni
addormentato nei mobili e nella biancheria, che aspetta pazientemente nelle
camere da letto, nelle cantine, nelle valigie, nei fazzoletti e nelle carte, e
che forse sarebbe venuto il giorno in cui, per disgrazia e monito agli uomini,
la peste avrebbe svegliato i suoi topi e li avrebbe mandati a morire in una
città felice.
Da Roma, una delle nostre “città felici”, 26 gennaio 2018
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