Povertà
(di Felice Celato)
Il
Corriere della sera di ieri recava un articolo di fondo di Ferruccio de Bortoli
(L’Italia dei poveri invisibili) su
un tema che mi appassiona e mi commuove allo stesso tempo: quanto è vasta
l’area della povertà in Italia e quanto è “profonda”?
Poiché
per una antica deformazione (non solo professionale) non mi è facile percepire
un problema senza considerarne la dimensione, ho faticato un po’ a rimettere,
in una sintesi unitaria, i numerosi dati analitici che l’Istat produce ogni
anno sul tema (Rapporto: La povertà in
Italia, ultimo disponibile quello del 13 luglio 2017, riferito ai dati al
31 12 2016).
Ecco
la tabella che ho elaborato, spero esattamente [NB: segnalo che i concetti
statistici adottati dall’Istat si focalizzano su due distinte misure della povertà,
quella assoluta e quella relativa, delle quali ho tentato una unificazione che
magari contiene qualche grado di arbitrarietà ma che spero aiuti ad
avere una chiara percezione del problema e della sua – impressionante –
dimensione. Mi auguro che la chiarezza faccia premio sulla assoluta precisione
della ricostruzione]
TOTALE FAMIGLIE ITALIANE
|
25,8 milioni
|
100 %
|
di cui :
Non povere
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21,3
milioni
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82,5%
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Quasi povere
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1,8 milioni
|
6,9%
|
Molto povere
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1,1 milioni
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4,3%
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In povertà assoluta
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1,6 milioni
|
6,3%
|
I
dati dell’Istat fissano, per il 2016, al reddito di € 1060 mensili (per una
famiglia di 2 persone) la soglia di povertà (che delimita verso l'alto l'area in rosso nella tabella). Il concetto di povertà assoluta,
invece, fa riferimento ad uno standard di vita “minimamente accettabile”. I
dati, complessivamente stabili nell’ultimo quadriennio, sono ovviamente assai diversificati
fra Sud, Centro e Nord Italia.
Il
problema mi pare assai serio, per dimensione e profondità (il 10,6 % delle
famiglie vive in condizioni di povertà e, in particolare, il 6,3% in condizioni
povertà assoluta); quindi merita serie considerazioni per le quali - rassegniamoci - questo pre-elettorale non è, da noi, il tempo adatto.
Roma
21 gennaio 2018
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