La
congiura de' Pazzi
(di Felice Celato)
Quelli fra noi che conoscono bene la storia del
Rinascimento ricorderanno un episodio della Firenze del XVI secolo, passato
alla storia come La Congiura de’ Pazzi. A
me, che invece di quel periodo ho poco più che ricordi liceali, era ricapitato
sotto gli occhi l’altro giorno, rileggendo (non importa ora precisare perché)
alcune pagine di un libro molto interessante (R. De Roover: Il Banco dei Medici dalle origini al declino,
La Nuova Italia, 1988) sul quale anni fa avevo studiato, appunto, le istruttive
vicende del banco dei Medici. Nel libro la congiura della famiglia Pazzi contro
la famiglia Medici (1478) si trova nel capitolo dedicato al tramonto del banco
(1464-1494), in buona parte coincidente con quello della famiglia (Lorenzo il
Magnifico morì nel 1492 e suo figlio Piero fuggì da Firenze nel 1494).
Mi chiederete: come mai ti viene in mente questa
storica congiura, proprio nel giorno della festa della Repubblica?
Dico subito che la congiura dei Pazzi mi è venuta
in mente da quando mi sono riaffacciato, non senza disgusto, sulle vicende del
“dibattito politico” Italiano; ma la risposta sulla curiosa coincidenza di data
è più complicata e sta tutta nella mia mania (di sapore surrealista) di talora giocare
(per dirla con André Breton) con il
pensiero in assenza di ogni controllo della ragione, quando la confusione
si fa massima e le parole possono assumere un loro senso autonomo disconnesso
dalla realtà fattuale ma non per questo meno profondo. E così mi è venuto in
mente questo atroce accostamento, malauguratamente nient’affatto disconnesso
dalla realtà fattuale: ma non è che questa congiura di pazzi (qui con la
lettera minuscola) che abbiamo dattorno vuole fare la festa alla (non della!) repubblica?
Non, intendiamoci bene, per intenti di sovversione
anti-repubblicana (anche per concepire disegni così scellerati ci vorrebbe una
tempra che questi non hanno!); ma semplicemente operando una progressiva
consunzione dei fondamenti socio-economici del paese (questa sì alla portata
dei pazzi che abbiamo dattorno!) affondandolo in un mare di pulsioni esagitate,
queste veramente disconnesse dalla realtà.
Pensateci bene. Mettete a fronte, da un lato, le
reali condizioni del Paese e l’urgenza di vitali questioni irrisolte nel
contesto difficile in cui viviamo (se non volete dar credito ai tanti cenni che
ne abbiamo fatto su questo blog,
leggete almeno, da ultimo, la relazione del Governatore della Banca d’Italia o
i commenti che ne hanno fatto gli
osservatori più assennati, da Fubini a Gros, a Manca sul Corriere, a Lepri su La
Stampa, a Cingolani su Il Foglio,
a Onado su Il Sole, etc..). E,
dall’altro, i surreali contenuti del dibattito politico italiano, totalmente
avulso dal reale: il ritorno al demonizzato proporzionale (in venticinque anni
ne abbiamo fatte di tutti i colori, a ritmo crescente, fino a trovarci - per l'alzata di ingegno di Renzi - senza
una praticabile legge elettorale); la conseguente immediata caduta del governo;
le elezioni a settembre – “per farle coincidere con quelle della Germania!” (sic!); la campagna elettorale in luglio ed agosto,
probabilmente in mutande (e magari in canotta); la inevitabile manovra dopo le
elezioni in uno scenario necessariamente incognito; le nuove ispirazioni di Davigo ai Cinque
Stelle; la scissione del PD; gli abbracci di Berlusconi agli agnelli (lettera
minuscola); l’astratto “problema” Alfano; etc. etc. etc.
E allora: ma non è che questi pazzi (questi
moderni, con lettera minuscola ancorché talora toscani, come i Pazzi) stanno giocando a
mandarci a gambe per aria per il solo gusto di pagarsi l’occasione di una
incerta rivincita anche al prezzo di un decisivo travolgimento del paese?
I Pazzi della congiura anti-Medicea fecero, come accadeva spesso in quei tempi
men leggiadri e più feroci degli attuali, una brutta fine, più ad opera della
vendetta popolare (eh! si sa, i fiorentini quando s’infocano fanno macelli!) che per mano di Lorenzo de’ Medici, che
pure aveva visto ucciso il fratello Giuliano ad opera dei congiurati. Il papa
(Sisto IV), che non amava i Medici, supportò i Pazzi, prima e dopo la congiura,
comminando poi anche una scomunica a
Lorenzo de’ Medici (allora i papi si occupavano intensamente di politica, come per fortuna non accade più).
La congiura dei nostri pazzi, per nostra e loro
fortuna, non finirà di certo nel sangue; e, mi auguro, non ci sarà bisogno di
scomuniche, per lo meno papali. Basterà, forse, quella del Tempo.
Roma 2 giugno 2017 (appunto, festa della Repubblica)
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