Il principio di Goebbels
(di
Felice Celato)
Anche
noi Italiani (che ci crediamo furbi) se ci sentiamo ripetere 100 volte una
bugia, dopo un po’ ci convinciamo fermamente che è verità (secondo il noto
principio di Goebbels). Si direbbe, anzi, che il lessema post-verità (la dissolvenza del vero nell’emotiva accettazione del
non-vero, spesso strumentalmente fabbricato) sembri proprio calzare a pennello
con le nostre più diffuse “inclinazioni” contemporanee; anche quando la nostra
(innegabile) intelligenza ci fornirebbe tutte le strumentazioni necessarie per discernere (qui ci vuole!) la post-verità dalla sua alterata
scaturigine.
Prendete
il caso delle banche. Per mesi ci siamo
sentiti proclamare (ai massimi livelli di autorevolezza) che il sistema
bancario Italiano era in ottime condizioni e che, perciò, nessuno venisse ad
insegnarci quel che (anche in Italia) era urgente fare.
Eppure
non era difficile capire (e quindi far capire) che, crisi del 2008 a parte, un
sistema economico in grave e prolungata crisi non poteva che generare un sistema
bancario in crisi: gli attivi delle banche (lo sa anche uno studente del 1° ragioneria)
sono le passività delle imprese (e dei cittadini); e se molte imprese “ristrutturano”
le proprie passività (cioè chiedono di dilazionarne il rimborso e/o di
tagliarne l’entità e/o, addirittura, di cancellarle), o se i cittadini non ce
la fanno più a pagare i loro mutui, chi tali passività detiene come suoi attivi
certamente non può passarsela bene. Tant’è che le banche hanno seguitato a riempirsi
di investimenti in titoli di stato per non assumersi (per ora) altri rischi in
crediti deteriorabili. Né sarebbe difficile capire che, se vengono meno
le condizioni di esigibilità dei crediti delle banche, qualche cosa di analogo
si verifica anche a carico dei corrispondenti debiti delle banche (cioè i soldi che le banche
si sono fatte prestare dai cittadini per prestarli alle aziende o ad altri
cittadini).
Dunque,
anche senza entrare nei meandri dei tecnicismi, non sarebbe stato difficile,
anche per il cittadino digiuno di finanza, comprendere che un “problema banche”
dovevamo averlo per forza anche noi, al di là – se ci sono stati – di sempre
possibili comportamenti irregolari (che saranno semmai valutati nel tempo).
Del
resto – credo e spero – nell’attuale dimensione, il problema è tuttora
gestibile; come al solito, s’intende, con un po’ di debito pubblico aggiuntivo
e, forse, con l’esercizio di ulteriore “flessibilità” Europea nei confronti
della nostra “interpretazione” delle regole, ma senza ulteriori, gravi sconvolgimenti.
Ripeto: credo e spero.
Ora però
che è ripetutamente esploso (Monte Paschi, Veneto Banca, Popolare di Vicenza,
Banca Marche, CaRiFe, CaRiChieti, Etruria, etc); ora che siamo forse giunti all’apparir del vero (come direbbe
Leopardi), ci si può legittimamente domandare perché il “problema banche” in
Italia sia stato a lungo negato.
E’
fin troppo evidente che ciò che avrebbe capito un ragazzo del 1° ragioneria è
stato perfettamente compreso da chi ha (o ha avuto) responsabilità di governo;
e so bene che di una crisi bancaria non è mai il caso di straparlarne a lungo
(anche se così sono anni che ne parliamo, sia pure confusamente!). Certo,
mentre ci arrabattavamo ad invocare “flessibilità” e deroghe alle regole
europee sullo stock di debito
pubblico, non sarebbe stato “utile” prospettare l’esistenza di un altro
problema che, come dicevamo, altro debito pubblico con ogni probabilità
genererà. Però, queste spiegazioni ”tecniche” non mi convincono perché chi
doveva valutare le conseguenze di una crisi bancaria inevitabile (l’Europa, per
esempio) non aveva certo orecchie per infantili negazioni del problema.
No; temo, ancora una volta che la negazione del problema banche affondi le sue
radici nel timore per la verità divenuto
ormai regola nell’amministrazione del Paese. C’è una sorta di minorità mentale
in cui si assume gli Italiani debbano restare; una minorità da alimentare ogni
giorno con mezzi espliciti (i talk-shows,
per esempio, dove si fa rumoroso spettacolo delle opinioni, quando ci sono) o
subdoli (la propagazione di pseudo-valori in cui indurre gli Italiani a
riconoscersi), affinché gli Italiani restino quel popolo incolto e
suggestionabile che in fondo conviene ad una classe politica che ha da proporre
solo incolte suggestioni. Il fatto è che a questo stato di minorità ci si
abitua.
Esagero? Forse. Spero.
Roma,
24 giugno 2017 (san Giovanni Battista, santo scorbutico e protettore dei
metalmeccanici)
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