sabato 24 giugno 2017

All'apparir del vero

Il principio di Goebbels
(di Felice Celato)
Anche noi Italiani (che ci crediamo furbi) se ci sentiamo ripetere 100 volte una bugia, dopo un po’ ci convinciamo fermamente che è verità (secondo il noto principio di Goebbels). Si direbbe, anzi, che il lessema post-verità (la dissolvenza del vero nell’emotiva accettazione del non-vero, spesso strumentalmente fabbricato) sembri proprio calzare a pennello con le nostre più diffuse “inclinazioni” contemporanee; anche quando la nostra (innegabile) intelligenza ci fornirebbe tutte le strumentazioni necessarie per discernere (qui ci vuole!) la post-verità dalla sua alterata scaturigine.
Prendete il caso delle banche.  Per mesi ci siamo sentiti proclamare (ai massimi livelli di autorevolezza) che il sistema bancario Italiano era in ottime condizioni e che, perciò, nessuno venisse ad insegnarci quel che (anche in Italia) era urgente fare.
Eppure non era difficile capire (e quindi far capire) che, crisi del 2008 a parte, un sistema economico in grave e prolungata crisi non poteva che generare un sistema bancario in crisi: gli attivi delle banche (lo sa anche uno studente del 1° ragioneria) sono le passività delle imprese (e dei cittadini); e se molte imprese “ristrutturano” le proprie passività (cioè chiedono di dilazionarne il rimborso e/o di tagliarne l’entità e/o, addirittura, di cancellarle), o se i cittadini non ce la fanno più a pagare i loro mutui, chi tali passività detiene come suoi attivi certamente non può passarsela bene. Tant’è che le banche hanno seguitato a riempirsi di investimenti in titoli di stato per non assumersi (per ora) altri rischi in crediti deteriorabili.   sarebbe difficile capire che, se vengono meno le condizioni di esigibilità dei crediti delle banche, qualche cosa di analogo si verifica anche a carico dei corrispondenti debiti delle banche (cioè i soldi che le banche si sono fatte prestare dai cittadini per prestarli alle aziende o ad altri cittadini).
Dunque, anche senza entrare nei meandri dei tecnicismi, non sarebbe stato difficile, anche per il cittadino digiuno di finanza, comprendere che un “problema banche” dovevamo averlo per forza anche noi, al di là – se ci sono stati – di sempre possibili comportamenti irregolari (che saranno semmai valutati nel tempo).
Del resto – credo e spero – nell’attuale dimensione, il problema è tuttora gestibile; come al solito, s’intende, con un po’ di debito pubblico aggiuntivo e, forse, con l’esercizio di ulteriore “flessibilità” Europea nei confronti della nostra “interpretazione” delle regole, ma senza ulteriori, gravi sconvolgimenti. Ripeto: credo e spero.
Ora però che è ripetutamente esploso (Monte Paschi, Veneto Banca, Popolare di Vicenza, Banca Marche, CaRiFe, CaRiChieti, Etruria, etc); ora che siamo forse giunti all’apparir del vero (come direbbe Leopardi), ci si può legittimamente domandare perché il “problema banche” in Italia sia stato a lungo negato.
E’ fin troppo evidente che ciò che avrebbe capito un ragazzo del 1° ragioneria è stato perfettamente compreso da chi ha (o ha avuto) responsabilità di governo; e so bene che di una crisi bancaria non è mai il caso di straparlarne a lungo (anche se così sono anni che ne parliamo, sia pure confusamente!). Certo, mentre ci arrabattavamo ad invocare “flessibilità” e deroghe alle regole europee sullo stock di debito pubblico, non sarebbe stato “utile” prospettare l’esistenza di un altro problema che, come dicevamo, altro debito pubblico con ogni probabilità genererà. Però, queste spiegazioni ”tecniche” non mi convincono perché chi doveva valutare le conseguenze di una crisi bancaria inevitabile (l’Europa, per esempio) non aveva certo orecchie per infantili negazioni del problema.
No; temo, ancora una volta che la negazione del problema banche affondi le sue radici nel  timore per la verità divenuto ormai regola nell’amministrazione del Paese. C’è una sorta di minorità mentale in cui si assume gli Italiani debbano restare; una minorità da alimentare ogni giorno con mezzi espliciti (i talk-shows, per esempio, dove si fa rumoroso spettacolo delle opinioni, quando ci sono) o subdoli (la propagazione di pseudo-valori in cui indurre gli Italiani a riconoscersi), affinché gli Italiani restino quel popolo incolto e suggestionabile che in fondo conviene ad una classe politica che ha da proporre solo incolte suggestioni. Il fatto è che a questo stato di minorità ci si abitua.
Esagero? Forse. Spero.
Roma, 24 giugno 2017 (san Giovanni Battista, santo scorbutico e protettore dei metalmeccanici)



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