mercoledì 1 marzo 2017

Una lettura quaresimale

Quel  rib  fra Dio e l’uomo
(di Felice Celato)
Il carnevale è finito (intendo quello di calendario, per il resto va avanti, almeno da noi, imperterrito e rumoroso); e dunque, per coloro che seguono il calendario liturgico – e io sono fra questi – oggi comincia la quaresima, tempo di particolare impegno – diceva Benedetto XVI – nel combattimento spirituale che ci oppone al male presente nel mondo, in ognuno di noi ed intorno a noi.
E dunque eccomi ad una segnalazione di una lettura quaresimale, intonata alle parole del Papa Emerito e adatta anche a chi, dell’eterna domanda dell’uomo (unde malum?), voglia cogliere solo il significato drammatico. Il minuscolo libretto (poco più di 30 pagine) di Jean-Paul Hernandez, Sul male – Del grido che Giobbe osò e della risposta che Dio gli diede (AdP 2017), mi pare proprio la proposta giusta. Si tratta, come si capisce dal sottotitolo, di una ri-lettura del libro di Giobbe che ogni lettore, anche integralmente laico, avrà di certo apprezzato, almeno letterariamente (perché, in fondo, ha la dignità letteraria di una tragedia greca), nella sua potente ed umanissima ribellione al male.
Rileggere il libro di Giobbe non è sempre un esercizio agevole, ma JP Hernandez trova, secondo me, la chiave giusta per proporlo in un modo molto suggestivo che, svelando la tessitura “giuridica” del testo, ne esalta il significato cristiano, quasi come anticipazione Cristologica, del resto già colta – segnala l’autore – dalla tradizione patristica e, secoli dopo, persino da Carl Gustav Jung.
La natura del grido che Giobbe osò viene infatti ricondotta ad una forma di processo civile tipica della cultura ebraica del tempo, il rib, una sorta di processo senza giudice, in sostanza un confronto pubblico, esplicito e diretto fra le ragioni dei contendenti  in cui la parte lesa (qui Giobbe) sfoga tutta la sua recriminazione davanti al colpevole per pro-vocarlo (chiamarlo fuori) sotto gli occhi di tutti ad esporre le ragioni del suo agire (o non agire). Il colpevole ha due opzioni: o fugge e perde per sempre la sua relazione con la parte lesa, o si fa vedere (p.es., si affaccia alla finestra) e così riconosce la sua colpa e recupera la sua relazione con la parte lesa. Anche se non ci sono giudici formali in un rib, l’intero vicinato o l’intero villaggio è considerato alla stregua di testimoni notarili. Nel caso di Giobbe la “colpa di Dio” è Giobbe stesso, il suo corpo, le sue piaghe che stanno sotto gli occhi di tutti.
E Dio – nella bellissima parte finale del libro di Giobbe, dissipate le zoppicanti teorie retributive del male – sceglie la seconda opzione, si fa vedere, copre ogni distanza, parla, accetta di entrare nella dinamica del rib,… assume il ruolo dell’accusato; e con ciò recupera la sua relazione con la parte lesa, gli pone d’innanzi l’enormità della sua potenza, la maestà del suo sguardo, l’estrema debolezza dell’uomo e della sua creaturalità.
Ma non è questa maestosa enormità che “chiude” la vicenda; è, invece, a chiuderla, il “semplice” fatto che questo rib si sia instaurato, pur in questa sproporzione delle parti; in questo sta la “vittoria” di Giobbe alla quale Dio ha acceduto lasciandosi pro-vocare (chiamar fuori, davanti a tutti) per recupera[re] la sua relazione con la parte lesa.
E proprio perchè con il grido di Giobbe si è instaurato fra l’uomo e Dio un contenzioso, ora - di fronte  a Dio stesso, nell’interesse dell’uomo e come per un'intrinseca ragione di equità fra le parti - non può che stare “un altro pari a Dio” e mandato da Dio, un innocente inchiodato alla croce per prendere su di sé ogni accusa ed ogni condanna. Come Dio e come uomo innocente.
Non spiega il male, il libro di Giobbe; ma ne anticipa il “rimedio”, radicando un rib perenne per il quale Giobbe (Io so che il mio redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà dalla polvere, Gb, 19,25) invoca il soccorso di un avvocato difensore. Non per caso, fa notare il nostro autore, Gesù, Jeshua, in ebraico significa salvezza di Dio e Paraclito, in greco, significa avvocato difensore.
Bene: le poche (e bellissime, persino commoventi) pagine di JP Hernadez mi paiono adatte ad accompagnarci nel combattimento spirituale che ci oppone al male presente nel mondo, in ognuno di noi ed intorno a noi, con la sicura tutela di Chi per nostro conto, solo, può stare davanti a Dio.
Una fruttuosa quaresima a tutti!
Roma, 1° marzo 2017, mercoledì delle ceneri.


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