La sindrome di Munchausen
(di Felice Celato)
Come
promesso (o minacciato?) ieri, eccomi alla seconda puntata delle Spigolature di statolatria, quella che
prevede un’incursione nella psichiatria. Avverto subito che, mentre il turbamento
di ieri era serio, la puntata odierna va letta fra il serio e il faceto; un
atteggiamento divertito, infatti, viene spesso naturale – purtroppo; perché la
malattia mentale è una cosa invece terribilmente seria – presso coloro che,
presumendosi sani di mente, leggono la descrizione di qualche pazzia, magari
dai sintomi bizzarri.
E
dunque eccomi fare ricorso al libro Psichiatria
e psicopatologia del prof. Gaspare Vella (che mi fece dono del libro).
Bene: qui ho trovato l’interessante descrizione della Sindrome di Munchausen, una specie di ipocondria (la convinzione
delirante di avere una malattia) aggravata dalla diffusa simulazione dei
sintomi che resiste a qualsiasi accertamento diagnostico; anzi, che determina
un precipitoso calo nella stima del medico che “si ostina” a negare l’esistenza
della malattia.
Ora,
per venire alla nostra sindrome statolatrica,
provate ad identificare la malattia nello stato e, i medici, nei politici. Eccoci
dunque al quadro psicopatologico: a causa del suo speciale rapporto con la
malattia [leggi, nella mia estrapolazione: lo stato] e con i medici [leggi: i politici] il paziente non riesce a vivere la sua vita se non nel ruolo di malato [leggi:
assistito] e verso i medici mostra un atteggiamento ambivalente di amore-odio,
di idealizzazione seguita da opposizione e distruzione [così si spiegano
tante vicende politiche nostrane]. Una
volta ricoverati [leggi: una volta fatte le elezioni], infatti, i malati si mettono rapidamente in conflitto con i
medici e gli infermieri, esigendo esami diagnostici o determinati farmaci
(specie analgesici) [leggi: promesse elettorali], rifiutando le terapie prescritte [pensate alla riduzione della
spesa pubblica, regolarmente promessa in ogni programma elettorale], negando la validità delle indagini fatte [leggi:
“in fondo questa storia del PIL ci ha stufato!”], trasgredendo le regole ospedaliere….Si autodimettono, contro il
parere dei medici [leggi: "basta con questa austerity! "] e talora riescono a farsi ricoverare, nella stessa giornata,
in un altro ospedale [altra legislatura]….Nella
loro vita, questo soggetti hanno preteso e ottenuto numerosi ricoveri
[elezioni]. Hanno subito numerosi, quanto
inutili interventi chirurgici [leggi: false riforme], addominali e cranici e se ne vedono i segni: esiti di trapanazione
cranica [molto diffusi] e addome “a
graticola” o a “carta geografica”.
E’ difficile – conclude Vella (che mi
perdoni, dal cielo, per l’abuso della sua materia!) – data la tendenza a mentire e ad evitare una valida relazione
terapeutica, costruire una storia attendibile, anche per quanto riguarda la
dinamica personale e familiare. Qualsiasi tipo di terapia risulta difficile e
diventa inconclusiva. La prognosi, quindi, è sfavorevole.
Fin
qui la celia. Ora, per tornare seri, lasciatemi prescrivervi una lettura (anzi, una ri-lettura) obbligatoria, una lezione seria di anti-statolatria e di liberalismo applicata all’economia,
o meglio alla politica economica (tanto seria, la lezione, da essere fermamente raccomandata
da Luigi Einaudi). Si tratta dei capitoli XII, XIII e XXVIII de I promessi sposi. Chi proprio non se la
sente di riprendere in mano il capolavoro di Manzoni (anche se è sempre una preziosa miniera di riflessioni), almeno si legga
l’articolo che trova a questo link:
https://www.leoniblog.it/2016/03/17/la-saggezza-economica-ne-i-promessi-sposi/
Buone
e sane letture! E, se siete statolatri, che devo dirvi?, provate a sentire subito un medico, come se aveste la sindrome di Munchausen. Per un po' vi ascolterà, poi vi lascerà insoddisfatti.
Roma 5 marzo 2017
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