sabato 18 marzo 2017

Old men

Il trasmigratore recalcitrante
(di Felice Celato)
Old men ought to be explorers, gli uomini vecchi dovrebbero essere esploratori. Mi viene in mente spesso (tanto più nel languore del passaggio di stagione), questa frase di T.S. Eliot, che così bene si adatta (in principio) alla condizione intellettuale e spirituale di noi anziani(*). Dovremmo essere esploratori, perché esperti di territori e di uomini; perché resi dal mondo desiderosi di nuovi mondi; perché un po’ di stanchezza rende il passo più prudente e quindi più adatto a tastare il terreno; e anche perché l’ansia del nuovo potrebbe giovarsi dell’inevitabile scetticismo dell’età.
Il fatto è, però, mi viene da pensare, che l’esploratore avanza – se non con la certezza – almeno con la ferma speranza del ritorno, si avventura sul terreno inesplorato perché conta di poter tornare dove ha avuto inizio il suo viaggio. Quanti di essi sarebbero disposti ad affrontare con animo sereno un’esplorazione se avessero la certezza che in realtà si tratta di una  trasmigrazione in territorio sconosciuto?
Questa non conclusa riflessione, mi è nata spontanea qualche giorno fa leggendo (purtroppo non ricordo dove, e perciò la mia citazione è un po’ approssimata) un articolo di una psicologa relazionale americana che contrapponeva lo spirito dell’esploratore (curioso, aperto al nuovo, in fondo desideroso di sperimentare) a quello del soldato, pronto a difendere il suo territorio, le sue convinzioni e persino le opportunità del suo presente contro le incognite di un futuro non ancora esplorato. Non è, questa, una banale contrapposizione fra progressisti e conservatori,  ma, diceva la psicologa, è in realtà la chiave psicodinamica delle difficoltà del colloquio sociale nei nostri giorni complicati; nella misura in cui riuscissimo a orientare il nostro mindset verso quello dell’esploratore, la percezione che gli altri hanno di noi e noi degli altri muterebbe, con tangibili benefici relazionali per ciascuno di noi e per il nostro ambiente umano.
Non so che dire, ma confesso che nelle considerazioni della psicologa americana mi pare di trovare la chiave di uno dei tanti miei rodimenti: da un lato, come vorrebbero l’età e la mia instancabile curiosità, vorrei riuscire a sentirmi fino in fondo esploratore, non foss’altro per condividerne l’intrinseca, fiduciosa indifferenza; dall’altro non posso fare a meno di sentirmi soldato, nel senso che mi viene spontaneo erigere steccati sui quali arroccare un’irosa resistenza alla confusione che ci avvolge, tanto più irosa – per la verità – quanto impotente.
Mi ha sorpreso l’altro giorno il colloquio con una delle menti più lucide e libere che io conosca (chiamiamolo “il Professore”), con la quale mi piace di tanto in tanto “fare il punto” della situazione: abbiamo condiviso deprimenti analisi  su come va il nostro paese (e non solo il nostro paese), col conforto – per me – di una minore solitudine…nello sconforto; ma la reazione psicologica è stata diversa: il mio interlocutore  riusciva a restare fino in fondo esploratore, come – anche per lui – vogliono l’età e l’esperienza; io non riuscivo ad astenermi dallo sprizzare fastidio per chi – così a me pare – non riesce a vedere l’impatto che ci aspetta se ci avventuriamo oltre nella leggerezza che  ottenebra le nostre menti.
E che ci vuol fare?”, mi diceva il mio augusto Professore; “se non capiscono, capiranno; anche a loro spese. Rassegniamoci a pagare anche noi la nostra quota di queste spese, ma non facciamoci più di tanto il sangue amaro, come mi pare lei si stia facendo. Non possiamo far altro che dire chiaramente quel che pensiamo. Non sarà la prima volta che tutti pagano per la follia dei più”.
Ecco, questo vero spirito da puro esploratore mi riesce ancora molto difficile; mi sento assai più un forzato trasmigratore, recalcitrante al territorio temuto.
Oppure, sarà, come spererebbe un anziano non rassegnato, che io non rientro ancora nella categoria degli old men di cui parlava Eliot?
Roma 18 marzo 2017


(*) per la verità anche alla condizione fisica; infatti me lo dico spesso quando gioco (malamente) a golf e mi viene da completarla così: Old men ought to be explorers, not golfers.

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