Il trasmigratore recalcitrante
(di
Felice Celato)
Old men ought to be explorers, gli
uomini vecchi dovrebbero essere esploratori. Mi viene in mente spesso (tanto
più nel languore del passaggio di stagione), questa frase di T.S. Eliot, che
così bene si adatta (in principio) alla condizione intellettuale e spirituale di
noi anziani(*). Dovremmo essere esploratori, perché esperti di territori e di
uomini; perché resi dal mondo desiderosi di nuovi mondi; perché un po’ di
stanchezza rende il passo più prudente e quindi più adatto a tastare il terreno;
e anche perché l’ansia del nuovo potrebbe giovarsi dell’inevitabile scetticismo
dell’età.
Il
fatto è, però, mi viene da pensare, che l’esploratore avanza – se non con la
certezza – almeno con la ferma speranza del ritorno, si avventura sul terreno
inesplorato perché conta di poter tornare dove ha avuto inizio il suo viaggio.
Quanti di essi sarebbero disposti ad affrontare con animo sereno un’esplorazione
se avessero la certezza che in realtà si tratta di una trasmigrazione in territorio sconosciuto?
Questa
non conclusa riflessione, mi è nata spontanea qualche giorno fa leggendo
(purtroppo non ricordo dove, e perciò la mia citazione è un po’ approssimata)
un articolo di una psicologa relazionale americana che contrapponeva lo spirito
dell’esploratore (curioso, aperto al
nuovo, in fondo desideroso di sperimentare) a quello del soldato, pronto a difendere il suo territorio, le sue convinzioni e
persino le opportunità del suo presente contro le incognite di un futuro non
ancora esplorato. Non è, questa, una banale contrapposizione fra progressisti e
conservatori, ma, diceva la psicologa, è
in realtà la chiave psicodinamica delle difficoltà del colloquio sociale nei
nostri giorni complicati; nella misura in cui riuscissimo a orientare il nostro
mindset verso quello dell’esploratore,
la percezione che gli altri hanno di noi e noi degli altri muterebbe, con
tangibili benefici relazionali per ciascuno di noi e per il nostro ambiente
umano.
Non
so che dire, ma confesso che nelle considerazioni della psicologa americana mi
pare di trovare la chiave di uno dei tanti miei rodimenti: da un lato, come
vorrebbero l’età e la mia instancabile curiosità, vorrei riuscire a sentirmi fino
in fondo esploratore, non foss’altro
per condividerne l’intrinseca, fiduciosa indifferenza; dall’altro non posso
fare a meno di sentirmi soldato, nel
senso che mi viene spontaneo erigere steccati sui quali arroccare un’irosa
resistenza alla confusione che ci avvolge, tanto più irosa – per la verità – quanto
impotente.
Mi
ha sorpreso l’altro giorno il colloquio con una delle menti più lucide e libere
che io conosca (chiamiamolo “il Professore”), con la quale mi piace di tanto in
tanto “fare il punto” della situazione: abbiamo condiviso deprimenti analisi su come va il nostro paese (e non solo il
nostro paese), col conforto – per me – di una minore solitudine…nello
sconforto; ma la reazione psicologica è stata diversa: il mio interlocutore riusciva a restare fino in fondo esploratore,
come – anche per lui – vogliono l’età e l’esperienza; io non riuscivo ad
astenermi dallo sprizzare fastidio per chi – così a me pare – non riesce a
vedere l’impatto che ci aspetta se ci avventuriamo oltre nella leggerezza
che ottenebra le nostre menti.
“E
che ci vuol fare?”, mi diceva il mio augusto Professore; “se non capiscono,
capiranno; anche a loro spese. Rassegniamoci a pagare anche noi la nostra quota
di queste spese, ma non facciamoci più di tanto il sangue amaro, come mi pare
lei si stia facendo. Non possiamo far altro che dire chiaramente quel che
pensiamo. Non sarà la prima volta che tutti pagano per la follia dei più”.
Ecco,
questo vero spirito da puro esploratore mi riesce ancora molto difficile; mi
sento assai più un forzato trasmigratore, recalcitrante al territorio temuto.
Oppure,
sarà, come spererebbe un anziano non rassegnato, che io non rientro ancora
nella categoria degli old men di cui
parlava Eliot?
Roma
18 marzo 2017
(*)
per la verità anche alla condizione fisica; infatti me lo dico spesso quando gioco
(malamente) a golf e mi viene da completarla così: Old men ought to be explorers, not golfers.
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