Vagabondaggi lessicali
(di Felice Celato)
Non
ricordo parlando di quale uomo politico, un mio amico ha usato questo
fulminante giudizio che mi è subito parso un ossimoro felice: un geniale cialtrone. E poiché gli
ossimori – come le parole in generale – mi incuriosiscono sempre, ho provato ad
immaginare che tipo di persona descriva questo: come deve essere qualcuno (un
politico, nella fattispecie) per giustificare l’applicazione di questo
ossimoro?
Ragioniamoci
insieme, anzitutto ricercando l’ossimoro – se veramente c’è – nei due concetti
antitetici che di solito lo compongono (ricordo, attingendo, qui come in
seguito, al dizionario Devoto Oli: Ossimoro
= figura retorica consistente
nell’accostare, alla medesima locuzione, parole che esprimono concetti
contrari,
come lucida pazzia, ghiaccio bollente, etc).
La
prima constatazione che mi è venuto di fare, però, è che – a stretto rigore – geniale cialtrone non è un vero e
proprio ossimoro perché cialtrone ( =
persona volgare e spregevole, priva di
serietà e di correttezza nei rapporti umani o che manca la parola negli affari)
non è il contrario di geniale ( = caratterizzato da una felice o inattesa
inventiva).
Eppure
un vago sentore di ossimoro si respira nell’espressione del mio amico, perché geniale e cialtrone esprimono comunque due apprezzamenti antitetici (sia pure
genericamente antitetici), uno positivo (geniale)
e uno negativo (cialtrone); e dunque
consideriamolo pure, se volete, uno pseudo-ossimoro
ma, riconoscendone l’intuizione,
cerchiamo almeno di afferrare i connotati del politico geniale
cialtrone.
Dunque
il cialtrone, quando di mestiere fa il politico, fa della scarsa serietà e della scarsa correttezza (serietà = la
consapevolezza della propria dignità, che si traduce in compostezza di
atteggiamenti, nel senso di responsabilità e del dovere, nella rispondenza ai
principi di rettitudine e di moralità; correttezza = comportamento secondo le
buone regole della morale e dell’educazione anche civica) un suo habitus normale, magari vòlto non tanto,
qui, alla alterazione della buona fede negli affari (come sarebbe proprio,
l’abbiamo visto, del cialtrone generico) ma alla alterazione della buona fede
nella ricerca del consenso sul quale si regge la sua “presa” politica (per
rifarci alla analogia col cialtrone
generico, potremmo infatti dire che il consenso è, in fondo, l’affare di cui si occupa il politico; del resto, non ricordo chi
diceva che i politici si guadagnano la vita cercando di farsi rieleggere).
Insomma un politico cialtrone è colui che, appunto spregevolmente, mistifica ( = trae
in inganno abusando della buona fede o alterando deliberatamente i fatti)
la verità per manipolare il consenso di cui gode. Ovviamente finché gli riesce
(ricordiamo sempre il monito di Machiavelli sul consenso, che abbiamo avuto
modo di ri-citare qualche giorno fa).
Bene,
forse siamo vicini ad aver capito in che consiste, a rigor di dizionario, la cialtroneria in un
politico. Non ci resta ora – ma qui il compito è più agevole – che occuparci
dell’altra locuzione dello pseudo-ossimoro
di cui ci stiamo occupando: la genialità.
Beh,
la genialità sta tutta, come spiega il dizionario, nell’inventiva felice e sorprendente, cioè in quella speciale abilità di
far sembrare sempre nuove le cose, rendendole anzi gradevoli o attraenti e
anche suscitando, attorno a sé, empatia ( = la
capacità di coinvolgere emotivamente il fruitore con un messaggio in cui lo
stesso è portato ad immedesimarsi) e anche, talora, entusiasmo (= partecipazione totale, gioiosa o ammirativa,
a ciò che si vede o si ascolta), magari con l’uso di slogan felicemente inventati per far sparire le
complessità del reale (giacché il reale sembra diventato la negazione del
politico).
Dopo
questo – spero non noioso – vagabondaggio all’interno delle nostre parole, mi
rimane solo un rammarico: non riesco a ricordare a chi si riferiva il mio amico
inventore della “figura” del politico geniale
cialtrone. Non fa niente, divertitevi voi – se vi va – ad applicarla a chi
volete: temo che avrete solo l’imbarazzo della scelta! Salvo che non vogliate
pensare che, in fondo, genialità e cialtroneria siano proprio caratteri
antropologici del nostro paese, anzi che costituiscano un mix che “tutto il mondo ci invidia”; e che quindi
il politico geniale cialtrone ci
rappresenta proprio bene, tanto da poter aspirare senza vergogna financo alle
massime responsabilità politiche. Se così è, questa passeggiata nel dizionario
sarà almeno servita per conoscerci meglio.
Roma
23 ottobre 2016
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