domenica 23 ottobre 2016

Spigolature / 11

Vagabondaggi lessicali
(di Felice Celato)
Non ricordo parlando di quale uomo politico, un mio amico ha usato questo fulminante giudizio che mi è subito parso un ossimoro felice: un geniale cialtrone. E poiché gli ossimori – come le parole in generale – mi incuriosiscono sempre, ho provato ad immaginare che tipo di persona descriva questo: come deve essere qualcuno (un politico, nella fattispecie) per giustificare l’applicazione di questo ossimoro?
Ragioniamoci insieme, anzitutto ricercando l’ossimoro – se veramente c’è – nei due concetti antitetici che di solito lo compongono (ricordo, attingendo, qui come in seguito, al dizionario Devoto Oli: Ossimoro = figura retorica consistente nell’accostare, alla medesima locuzione, parole che esprimono concetti contrari,  come lucida pazzia, ghiaccio bollente, etc).
La prima constatazione che mi è venuto di  fare, però,  è che – a stretto rigore – geniale cialtrone non è un vero e proprio ossimoro perché cialtrone ( = persona volgare e spregevole, priva di serietà e di correttezza nei rapporti umani o che manca la parola negli affari) non è il contrario di geniale ( = caratterizzato da una felice o inattesa inventiva).
Eppure un vago sentore di ossimoro si respira nell’espressione del mio amico, perché geniale e cialtrone esprimono comunque due apprezzamenti antitetici (sia pure genericamente antitetici), uno positivo (geniale) e uno negativo (cialtrone); e dunque consideriamolo pure, se volete, uno pseudo-ossimoro  ma, riconoscendone l’intuizione, cerchiamo almeno di afferrare i connotati del politico  geniale cialtrone.
Dunque il cialtrone, quando di mestiere fa il politico, fa della scarsa serietà  e della scarsa correttezza (serietà = la consapevolezza della propria dignità, che si traduce in compostezza di atteggiamenti, nel senso di responsabilità e del dovere, nella rispondenza ai principi di rettitudine e di moralità; correttezza = comportamento secondo le buone regole della morale e dell’educazione anche civica) un suo habitus normale, magari vòlto non tanto, qui, alla alterazione della buona fede negli affari (come sarebbe proprio, l’abbiamo visto, del cialtrone generico) ma alla alterazione della buona fede nella ricerca del consenso sul quale si regge la sua “presa” politica (per rifarci alla analogia col  cialtrone generico, potremmo infatti dire che il consenso è, in fondo, l’affare di cui si occupa il politico; del resto, non ricordo chi diceva che i politici si guadagnano la vita cercando di farsi rieleggere). Insomma un politico cialtrone è colui che, appunto spregevolmente, mistifica ( = trae in inganno abusando della buona fede o alterando deliberatamente i fatti) la verità per manipolare il consenso di cui gode. Ovviamente finché gli riesce (ricordiamo sempre il monito di Machiavelli sul consenso, che abbiamo avuto modo di ri-citare qualche giorno fa).
Bene, forse siamo vicini ad aver capito in che consiste, a rigor di dizionario, la cialtroneria in un politico. Non ci resta ora – ma qui il compito è più agevole – che occuparci dell’altra locuzione dello pseudo-ossimoro di cui ci stiamo occupando: la  genialità.
Beh, la genialità sta tutta, come spiega il dizionario, nell’inventiva felice e sorprendente, cioè in quella speciale abilità di far sembrare sempre nuove le cose, rendendole anzi gradevoli o attraenti e anche suscitando, attorno a sé, empatia ( = la capacità di coinvolgere emotivamente il fruitore con un messaggio in cui lo stesso è portato ad immedesimarsi) e anche, talora, entusiasmo (= partecipazione totale, gioiosa o ammirativa, a ciò che si vede o si ascolta), magari con l’uso di slogan felicemente inventati per far sparire le complessità del reale (giacché il reale sembra diventato la negazione del politico).
Dopo questo – spero non noioso – vagabondaggio all’interno delle nostre parole, mi rimane solo un rammarico: non riesco a ricordare a chi si riferiva il mio amico inventore della “figura” del politico geniale cialtrone. Non fa niente, divertitevi voi – se vi va – ad applicarla a chi volete: temo che avrete solo l’imbarazzo della scelta! Salvo che non vogliate pensare che, in fondo, genialità e cialtroneria siano proprio caratteri antropologici del nostro paese, anzi che costituiscano un mix che “tutto il mondo ci invidia”; e che quindi il politico geniale cialtrone ci rappresenta proprio bene, tanto da poter aspirare senza vergogna financo alle massime responsabilità politiche. Se così è, questa passeggiata nel dizionario sarà almeno servita per conoscerci meglio.
Roma 23 ottobre 2016


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