lunedì 3 ottobre 2016

Offendit numerus?

Siamo almeno i più buoni?
(di Felice Celato)
Sempre alla caccia di argomenti che ci aiutino (noi italiani) ad avere un concetto di noi più adeguato alla (cruda e povera) realtà e più lontano dalle (fuorvianti) autorappresentazioni, mi sono imbattuto (pericolosamente) in un mito: vabbè! - sento dire, stavolta da una patriottica voce femminile - abbiamo tanti difetti, saremo pecioni, statolatri, cialtroni quanto vuoi, avremo anche il complesso di Peter Pan, ma nemmeno tu, caro rompiscatole e felice celato, potrai negare che siamo un gran popolo, generoso e altruista; diciamolo bene: siamo un popolo di buoni!
Confesso che sul punto avevo già molti (impopolari) dubbi, ancorché spesso (per mia fortuna e grazia di Dio) non mi manchi il sollievo di luminosi sprazzi di umanità e di compassione che mi confortano sul genere umano; ma, appunto, sul genere umano; non direi sull'homo italicus in sé, come fortunata species del genus umano.
Eccomi dunque - voi sapete delle mie manie quantitative! - ad imbattermi casualmente in un indice che non conoscevo: il Giving Index, pubblicato annualmente dalla CAF, Charities Aid Foundation, una fondazione internazionale di diritto inglese che cerca di promuovere e di monitorare sentimenti ed azioni di solidarietà to help transform lives and communities around the world.
Per carità, un indice come ogni altro, basato su indagini statistiche (peraltro, in questo caso, affidate ad un signor specialista come la Gallup) che possono anche portare a sopravvalutazioni o sottovalutazioni della realtà ma che, di solito, centrano la sostanza dei fenomeni ed aiutano a coglierli nella giusta prospettiva; prospettiva che può anche non essere esattamente quella del posto occupato nell'inevitabile  ranking ma che, sempre di solito, è più che valida per capire almeno i macro-posizionamenti di ciascuno dei  soggetti dell'indagine.
Il Giving Index è basato su tre domande rivolte a campioni statisticamente significativi appartenenti a 145 diversi paesi: nell'ultimo mese (1) hai fatto qualcosa per aiutare uno straniero o qualcuno a te sconosciuto che aveva bisogno di aiuto?; oppure:(2) hai donato denaro ad una charity? O: (3) hai regalato del tuo tempo a qualche organizzazione basata sul volontariato?
Bene: secondo voi come è messa l'Italia "dei buoni" in questa classifica fra 145 paesi al mondo? Vi aiuto: non è prima e nemmeno fra le prime 20.
L'Italia è giusto a metà classifica, 72esima su 145! Prima è Myanmar, seconda gli USA degli avidi capitalisti di convenzionale memoria comunista, terza la Nuova Zelanda; la Germania è ventesima; ci precedono molti paesi europei, ci seguono francesi (di poco, sono 74esimi), portoghesi e  greci. Per questi ultimi si potrebbe dire: inevitabilmente; ma - ricordo, a riprova dell'indipendenza dell'indagine dai valori monetari sottostanti - il PIL pro-capite del Myanmar è 20 volte più basso di quello greco; pare che la loro forza di "buoni" derivi (toh! guarda caso!) dalla cultura, quella Buddista stavolta, e in particolare dalla pratica dello Shanga Dana, legata ai monaci Shanga (500.000, l'1% dei 50.000.000 circa di abitanti) che vivono del supporto (dana) dei loro devoti.
Roma 3 ottobre 2106


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