martedì 26 luglio 2016

Tempi cupi

Passa la voglia
(di Felice Celato)
Passa la voglia di scrivere; e anche quella di leggere per seguire le vicende sanguinose di questa estate satanica. E passa anche la voglia di pensare, per cercare il bandolo - se c’è un bandolo e semmai fossimo in grado di afferrarlo - il bandolo di questa matassa che si aggroviglia di giorno in giorno, fra follie, fanatismi, violenze inaudite, rigurgiti di disperazione e di fame di morti.
Con animo moscio, vi giro comunque una considerazione che da qualche giorno mi frulla per la testa e che, solo qualche settimana fa, avrebbe scatenato la mia verve polemica: l’Italia, nel 2015, dicono le statistiche, cresce nel turismo; e meno male. Ma – come al solito – cresce meno della media europea (non ostante – lo nota acutamente Gian Antonio Stella sul Corriere della sera di oggi – i tanto magnificati clamorosi effetti dell’Expo di Milano; e non ostanti  le turbolenze di molti paesi “concorrenti” nell’offerta di spiagge, che hanno allontanato gli appassionati da quelle spiagge e magari li hanno convogliati verso le nostre). Male, dunque, come al solito; ma purtuttavia bene, perché comunque si parla di una crescita significativa per quello che consideriamo l’oro del nostro paese, la ricchezza che nessuno ci potrà portare via (non ostante che – e come ti sbagli? –  tutti ce la invidino), il nostro asset per il futuro, il polo previlegiato del nostro sviluppo, etc. etc. di chiacchiera in chiacchiera.
E allora? Almeno un po' sei soddisfatto? diranno i lettori stanchi dei rintocchi lenti delle mie campane.
Allora ecco che cosa ci inventiamo (leggo da La Stampa del 18 luglio): “Troppi turisti”, ora le città vogliono il numero chiuso.
Sacrosanto commento di Alberto Mingardi (cito da Il Foglio): Il numero chiuso per i turisti. Ce lo meritiamo il declino.
Ci torneremo sopra quando, sperabilmente, avremo ripreso a respirare.

Roma 26 luglio 2016

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