Passa la voglia
(di
Felice Celato)
Passa
la voglia di scrivere; e anche quella di leggere per seguire le vicende
sanguinose di questa estate satanica. E passa anche la voglia di pensare, per
cercare il bandolo - se c’è un bandolo e semmai fossimo in grado di afferrarlo - il bandolo di questa matassa che si aggroviglia di giorno in giorno, fra follie,
fanatismi, violenze inaudite, rigurgiti di disperazione e di fame di morti.
Con
animo moscio, vi giro comunque una considerazione che da qualche giorno mi
frulla per la testa e che, solo qualche settimana fa, avrebbe scatenato la mia verve polemica: l’Italia, nel 2015,
dicono le statistiche, cresce nel turismo; e meno male. Ma – come al solito –
cresce meno della media europea (non ostante – lo nota acutamente Gian Antonio Stella sul Corriere della sera di oggi – i tanto
magnificati clamorosi effetti dell’Expo di Milano; e non ostanti le turbolenze di molti paesi “concorrenti”
nell’offerta di spiagge, che hanno allontanato gli appassionati da quelle spiagge e magari li hanno convogliati verso le nostre). Male,
dunque, come al solito; ma purtuttavia bene, perché comunque si parla di una
crescita significativa per quello che consideriamo l’oro del nostro paese, la
ricchezza che nessuno ci potrà portare via (non ostante che – e come ti sbagli?
– tutti ce la invidino), il nostro asset per il futuro, il polo previlegiato
del nostro sviluppo, etc. etc. di chiacchiera in chiacchiera.
E
allora? Almeno un po' sei soddisfatto? diranno i lettori stanchi dei rintocchi
lenti delle mie campane.
Allora
ecco che cosa ci inventiamo (leggo da La
Stampa del 18 luglio): “Troppi turisti”,
ora le città vogliono il numero chiuso.
Sacrosanto
commento di Alberto Mingardi (cito da Il
Foglio): Il numero chiuso per i
turisti. Ce lo meritiamo il declino.
Ci
torneremo sopra quando, sperabilmente, avremo ripreso a respirare.
Roma
26 luglio 2016
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