Appunti da letture
(di Felice Celato)
Il Foglio, un quotidiano che leggo
sempre molto volentieri – anche quando non ne condivido qualcosa – perché vi si
respira l’aria – così rara nei nostri media
– del pensiero non convenzionale (cioè sottratto alla cappa asfissiante del politically correct), da qualche tempo, per celebrare il suo
ventennale, ha preso a ri-pubblicare alcune sue vecchie edizioni. [Mi viene in
mente un mio vecchio professore di Italiano del liceo, un prete, che ci
raccomandava spesso di leggere molti giornali; “non quelli appena usciti, aggiungeva pressappoco, ma quelli vecchi, di più di qualche anno:
vedrete quante cose si imparano sui giudizi che formuliamo e quanto vi aiuterà
a valutare nel tempo il peso dei nostri convincimenti che ci paiono tanto saggi
sul momento!”]. E così, nel numero del week-end,
stavolta Il Foglio ha ripescato un
lungo intervento (del 2006) del filosofo inglese Roger Scruton. [ I più fedeli lettori di questo blog ricorderanno che nel marzo del 2012
ne avevo segnalato un bel libro: Del buon
uso del pessimismo]. Con una rapida ricerca d’archivio (potenza di internet!) sono riuscito a rintracciare
l’intervento di Scruton su un’altra rivista che lo aveva a suo tempo anch’essa
pubblicato [Il Foglio, per i vecchi
articoli, non consente ancora – salvo mio errore – un link diretto alle sue pagine; e così ho dovuto cercare l’articolo
nell’archivio di Tempi.it, del quale
posso darvi il link (vedi sotto);
titolo significativo: Quo vadis Europa?
Quo vadis Italia?]; vale proprio la pena di leggere questo lungo articolo
al quale Il Foglio ha dato, invece, questo
titolo: L’Europa dorme nel rifiuto di sé.
E’ ora che si svegli (sottotitolo: La
nostra cultura non basterà a salvarci, abbiamo bisogno di un nuovo movimento
che oltre alle radici giudaico-cristiane riscopra l’ironia e il perdono). E
ne vale la pena perché Scruton vi affronta (siamo nel 2006) temi
che sembrano ancor più attuali proprio oggi, dieci anni dopo: l’immigrazione, l’Islam, il nostro
atteggiamento verso di essi, il multiculturalismo, la dispersa fierezza della
nostra cultura, etc. [ Per quanto ovvio, avverto: non è necessario condividere
integralmente ciò che si legge; ma è estremamente utile – quando chi scrive non
usa la testa in funzione meramente otodiastasica
– lasciarsi condurre sulle tracce di pensieri non banali.]
Non
mi sentirei più me stesso se rinunciassi, data la materia, ad una citazione
Ratzingeriana; e così, sotto, troverete anche il link (da chiesa.espressonline.it)
per un memorabile (manco a dirlo!) discorso del Papa Emerito su L’Europa nella crisi delle culture (2005).
Buona
lettura!
Roma,
3 luglio 2016
Da: Tempi.it
da: chiesa.espressonline.it
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