Numeri sinistri
(di Felice Celato)
Non
per rovinarvi l’inquieto sopore che questo luglio opprimente ci regala, ma
voglio trasferirvi un paio di numeri a mio avviso sinistri. Li ho trovati sul WSJ di oggi e si riferiscono ai
rendimenti dei titoli obbligazionari circolanti nel mondo, qualcosa come 45.000
miliardi di $ (debiti di stati, aziende, banche etc; ma, di converso, anche
crediti di famiglie, assicurazioni, fondi di investimento, fondi pensione,
etc). Ebbene, di questi 45.000 miliardi, ben 13.000 sono, oggi, a rendimenti
negativi (dati Bank of America Merrill
Lynch); cioè quasi il 30% del debito quotato nel mondo brucia valore
anziché produrlo. [Erano, sempre secondo i dati cui attingo, 11.000 prima di
Brexit e zero solo due anni fa]
Ci
siamo già intrattenuti, qui (vedi post La
tenda d’argilla, del 19 giugno u.s.), su una possibile lettura “filosofica”
del valore del tempo e non è il caso di ritornarci sopra; ma, anche se non
siete esperti di finanza, provate ad immaginare la marea di movimenti che, chi
gestisce il risparmio di famiglie e pensionati, è spinto a porre in atto per cercare di tutelare
il rendimento dei risparmi affidatigli. E considerate che chi “esce” da
investimenti a rendimento negativo e va alla ricerca di (fisologici) rendimenti
positivi, nella meccanica dei mercati finisce – non solo per prendersi più rischi
– ma anche per ulteriormente deprimere il rendimento medio di questa ingente
massa di debito circolante.
Mi
rendo conto che il tema non è di quelli che cattura a prima vista; ma –
credetemi – non è un tema senza gravi conseguenze per noi tutti.
Inevitabilmente anche politiche.
Roma
11 luglio 2016
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