Piaceri dannunziani
(di
Felice Celato)
Un
amico molto simpatico, un golf-mate
(come direbbero gli inglesi) ma non solo (perché in fondo coltiviamo spesso
molti pensieri comuni, anche su temi non banali), da poco pensionato (e assolutamente
infaticabile nel ruolo), mi ha invitato a partecipare con lui ad un imperdibile corso su “Sigari e distillati” che – diceva
l’amico – sembra fatto apposta per me, amante del toscano e anche – con
innegabile moderazione – delle grappe. Insomma, un corso di formazione che sicuramente arricchirebbe
di raffinate sfumature l’incrocio edonistico fra i due forti sapori,
trasformando l’ars fumandi e l’ars bibendi in una unitaria tecnica sapiente, direi indispensabile nel mondo d’oggi, così grossolano e plebeo.
Non
nascondo di essere stato istintivamente tentato, perché in fondo – lo ammetto –
le cose un po’ snob mi affascinano
sempre. Ma poi ho gentilmente declinato l’invito, sopraffatto da una serie di
domande che provo ad allineare. Tralascio quelle più banali (ma come? Vorresti
smettere di fumare il toscano e poi vai a farci sopra un corso? E poi
abbinandovi l’assaggio di distillati che – lo sai bene – ti fanno sempre un po’
di acidità di stomaco? E poi, se ci vai con la macchina, come torneresti a casa?
E il giorno dopo come ti sentiresti, magari dovendo, sia pure moderatamente,
lavorare?) e vengo a quelle più….nobili. Capisco che l’economia deve girare (è
facile presumere che il corso sarebbe tutt’altro che gratuito) e che una spesa
– anche la più mondana – attiva sempre un flusso di redditi che genera domanda
interna; e che, in mancanza di altri stimoli seri all’economia, anche uno
fumoso ed etilico potrebbe giovare all’intero Paese, rendendoci migliori
rispetto all’Europa che ci considera – a ragione – addormentati (i belli addormentati nel losco, dicevamo
qualche anno fa); capisco che anche la Coldiretti ne sarebbe compiaciuta per
l’innegabile sostegno ai nostri prodotti (le grappe) che tutto il mondo ci invidia (sempreché il corso non finisca per
orientare i fumatori verso i rhum);
capisco che anche il sostegno alla
produzione dei classici toscani si pone nella linea della tutela del made in Italy, che sta tanto a cuore al
nostro Presidente del Consiglio (sempreché il corso non finisca per orientare i
bevitori verso gli avana); capisco tutte queste belle cose che potrei attivare
concedendomi il piacere di un’educazione superiore al fumo e al bicchierino.
Però, mi sono detto, ti pare serio dedicarti ad un piacere così esclusivo e,
direi quasi, dannunziano, mentre l’Italia sta col fiato sospeso sulla riforma
costituzionale che renderà più celere la nostra attività legislativa
(notoriamente incapace di produrre leggi al ritmo necessario; in fondo da
quando c’è la repubblica ne abbiamo fatte solo un paio di centomila, pare solo
20 o 30 volte quelle fatte in Francia o Germania )?
Si
dirà: ma da qui al referendum ci sono
mesi, fai in tempo a fumarti tutti i sigari che vuoi, accompagnandoli con le
grappe che preferisci!
Eh!
No! in mezzo ci sono le elezioni a Roma e la Brexit; e poi le elezioni negli
Stati Uniti; di qui a qualche mese il mondo potrebbe essere diverso, l’Europa
sconvolta, Roma travolta.
No.
Non abbiamo la serenità d’animo che ci vuole per dedicarsi all’abbinamento fra
sigari e distillati, solo per stare sul lato pubblico della nostra esistenza
(che non è l’unico). Pazienza, ho detto all’amico golfista; e ci siamo fatti
altre nove buche.
Roma,
17 giugno 2016
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