venerdì 17 giugno 2016

Stupi-diario mondano

Piaceri dannunziani
(di Felice Celato)
Un amico molto simpatico, un golf-mate (come direbbero gli inglesi) ma non solo (perché in fondo coltiviamo spesso molti pensieri comuni, anche su temi non banali), da poco pensionato (e assolutamente infaticabile nel ruolo), mi ha invitato a partecipare con lui ad un imperdibile corso su “Sigari e distillati” che – diceva l’amico – sembra fatto apposta per me, amante del toscano e anche – con innegabile moderazione – delle grappe. Insomma, un corso di formazione che sicuramente arricchirebbe di raffinate sfumature l’incrocio edonistico fra i due forti sapori, trasformando l’ars fumandi e l’ars bibendi in una unitaria  tecnica sapiente, direi indispensabile nel mondo d’oggi, così grossolano e plebeo.
Non nascondo di essere stato istintivamente tentato, perché in fondo – lo ammetto – le cose un po’ snob mi affascinano sempre. Ma poi ho gentilmente declinato l’invito, sopraffatto da una serie di domande che provo ad allineare. Tralascio quelle più banali (ma come? Vorresti smettere di fumare il toscano e poi vai a farci sopra un corso? E poi abbinandovi l’assaggio di distillati che – lo sai bene – ti fanno sempre un po’ di acidità di stomaco? E poi, se ci vai con la macchina, come torneresti a casa? E il giorno dopo come ti sentiresti, magari dovendo, sia pure moderatamente, lavorare?) e vengo a quelle più….nobili. Capisco che l’economia deve girare (è facile presumere che il corso sarebbe tutt’altro che gratuito) e che una spesa – anche la più mondana – attiva sempre un flusso di redditi che genera domanda interna; e che, in mancanza di altri stimoli seri all’economia, anche uno fumoso ed etilico potrebbe giovare all’intero Paese, rendendoci migliori rispetto all’Europa che ci considera – a ragione – addormentati (i belli addormentati nel losco, dicevamo qualche anno fa); capisco che anche la Coldiretti ne sarebbe compiaciuta per l’innegabile sostegno ai nostri prodotti (le grappe) che tutto il mondo ci invidia (sempreché il corso non finisca per orientare i fumatori verso i rhum); capisco che  anche il sostegno alla produzione dei classici toscani si pone nella linea della tutela del made in Italy, che sta tanto a cuore al nostro Presidente del Consiglio (sempreché il corso non finisca per orientare i bevitori verso gli avana); capisco tutte queste belle cose che potrei attivare concedendomi il piacere di un’educazione superiore al fumo e al bicchierino. Però, mi sono detto, ti pare serio dedicarti ad un piacere così esclusivo e, direi quasi, dannunziano, mentre l’Italia sta col fiato sospeso sulla riforma costituzionale che renderà più celere la nostra attività legislativa (notoriamente incapace di produrre leggi al ritmo necessario; in fondo da quando c’è la repubblica ne abbiamo fatte solo un paio di centomila, pare solo 20 o 30 volte quelle fatte in Francia o Germania )?
Si dirà: ma da qui al referendum ci sono mesi, fai in tempo a fumarti tutti i sigari che vuoi, accompagnandoli con le grappe che preferisci!
Eh! No! in mezzo ci sono le elezioni a Roma e la Brexit; e poi le elezioni negli Stati Uniti; di qui a qualche mese il mondo potrebbe essere diverso, l’Europa sconvolta, Roma travolta.
No. Non abbiamo la serenità d’animo che ci vuole per dedicarsi all’abbinamento fra sigari e distillati, solo per stare sul lato pubblico della nostra esistenza (che non è l’unico). Pazienza, ho detto all’amico golfista; e ci siamo fatti altre nove buche.

Roma, 17 giugno 2016

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