giovedì 23 giugno 2016

Frittate

To Brex or not to Brex
(di Felice Celato)
I Padri Costituenti (lo scrivo con la maiuscola avendo conosciuto i figli e i nipoti) esclusero (ed eravamo nel 1946-48, la rete e le sue lusinghe populiste non esistevano, la società non era così liquida come la si vede oggi) i trattati internazionali dall’ambito referendario. Si ritenne– già allora (art. 75 della Costituzione) – che per la loro natura i trattati internazionali (come le leggi tributarie e di bilancio nonché i provvedimenti di amnistia ed indulto) dovessero essere sottratti alla certa incompetenza ed alla probabile emotività del “popolo sovrano”.
Se la Costituzione Italiana (che non è la più bella del mondo come vuole la stucchevole vulgata anche istituzionale di basso livello ma certamente è uno dei documenti giuridici più saggi e lungimiranti che siano stati prodotti in Italia nell’ultimo secolo), se la Costituzione Italiana, dunque, fosse stata in vigore nel Regno Unito, Cameron non avrebbe potuto – per deteriori interessi politici – regalare al suo popolo l’occasione di azzoppare gravemente l’Europa (cosa che ora lui dichiara dannosa per l’UK, per l’Europa e, forse, per il mondo).
Ma ormai il danno è fatto; qualsiasi sia l’esito del referendum di questa importante settimana (ci sono anche le “seconde” elezioni in Spagna, a rischio di produrre l’esigenza di una terza tornata magari entro l’anno), secondo me, ormai la frittata è fatta; anzi, come giustamente dice Monti su il Sole 24 ore di ieri, le uova sono state rotte già nel febbraio scorso concedendo al Regno Unito una revisione della sua (peraltro già “personalizzata”) adesione all’UE. E come tutti sanno se è facile ricavare da due uova una frittata non altrettanto facile è ricavare due uova da una frittata.
Non voglio dire che siamo alla vigilia di una nuova guerra dei trent’anni (1618-1648); e forse ha ragione Prodi (che di Europa si intende più di me) nel dire – sulla scia del resto di Monet –che l’Europa sa riscuotersi quando arriva sul bordo dell’abisso. Ma indubbiamente siamo ad una svolta – Brexit o non Brexit – degli assetti europei dalla quale io personalmente (noto campione delle aspettative rosee) non mi aspetto nulla di buono, soprattutto per la connaturata contagiosità di ogni frazionismo e, anche, per la contestuale debolezza di una politica “alta” fiaccata dai populismi (di destra, di sinistra e di governo) in molte parti d’Europa.
Vedremo, stanotte quante uova sono state rotte e quanto grande è la frittata.
Roma 23 giugno 2016








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