Pensieri
sull’Italia
(di
Felice Celato)
Come
sanno i lettori di questo blog, non
sono un uomo di molte speranze, per l’Italia; e me ne dolgo perché, come scriveva Benedetto XVI, noi abbiamo bisogno delle speranze –più
piccole o più grandi – che, giorno per
giorno, ci mantengono in cammino (anche
se, per mia fortuna, il grande pontefice poi
aggiungeva: senza la grande speranza, che
deve superare tutto il resto, esse non bastano). Il fatto è che il declino
mi pare così radicato dentro di noi (società, animi e menti) da essere ormai
ineluttabile. La nostra decrescita
infelice mi pare solo questione di pendenza della curva.
Ma
su quel “residuo secco” di speranza che c’è dentro ognuno di noi, ineliminabile
anche dopo ogni evaporazione, su quel ribelle angolo dell’animo che non accetta
la disgregazione come una mèta, in questi giorni è planato un forte “nonostante
tutto”. E’ un piccolo libro di nemmeno 100 pagine (Pensieri sull’Italia. L’importanza della politica, Salerno, 2016)
appena pubblicato dal prof. Pellegrino Capaldo, un ormai anziano professore di
economia d’azienda ed ex banchiere,
che io considero una delle (poche, pochissime) menti lucide tuttora
sopravvissute alla tempesta di polvere che asfissia i nostri pensieri.
Il
professor Capaldo (altre volte ne ho segnalato qui le opinioni) traccia alcune
linee di un essenziale progetto politico, economico e sociologico per arrestare
il declino; ma prima ancora rivendica la necessità di un progetto, senza il
quale ci si limita a rincorrere i
problemi [e ad]..affrontarli più o
meno a caso, con un governo che ripete ossessivamente di stare tranquilli
perché le cose vanno meglio e l’Italia sta uscendo dalle difficoltà.
Certo,
in un paese che – come scrive un militare
americano che ci conosceva bene in un bel libro di memorie del 1944 – “apprezza
l’oratoria al di là dei contenuti ed è affascinato dai fuochi d’artificio
verbali cui in genere si ricorre per nascondere la mancanza di idee originali”,
l’operazione [di un progetto che magari non dia frutti a breve termine] non è priva di rischi. E molti nostri partiti, che sembra facciano
fatica a guardare oltre il proprio naso, potrebbero ritenere questi rischi
troppo grandi e insuperabili. Ed è per questo che Capaldo mette in fila una
serie di idee forse destinate, prima ancora che ai politici, ai cittadini alla loro
necessaria consapevolezza, a rimetterli a tempo col tempo che una vera svolta
richiede dopo i tanti tempi dati al declino. Si tratta di idee intelligenti, in
larga parte nuove, messe giù con la chiarezza e l’essenzialità che solo il
tanto studio e la profonda esperienza consentono di raggiungere, ad un tempo
profondamente liberali e ricche di sensibilità sociale, animate da una placida
determinazione delle buone ragioni per fare.
Beh!
insomma, come avrete capito, il libro del prof Capaldo mi ha entusiasmato e non
solo perché mi ha fatto sentire un po’ meno isolato nelle mie disordinate ruminazioni; ma
perché, in fondo, in un nonostante
tutto ci speravo, anche senza dovermi solo abbandonare al Nonostante
tutto. E poi perché mi conforta che un anziano professore (come l’ho
irrispettosamente definito poco sopra) possa coltivare un animo così giovane da
fare, con sereno entusiasmo, lucidi progetti da affidare con urgenza a
cittadini che ancora sappiano concepire un tempo lungo per uscire dai tanti
mali che abbiamo costruito non cessata assiduità.
Roma
12 maggio 2016
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