sabato 21 maggio 2016

Coccodrilli

Pannella, laici e laicisti
(di Felice Celato)
A leggere i giornali di questi giorni si direbbe che gli Italiani siano un popolo di coccodrilli. Tutti (destri e sinistri, laici e cattolici) piangono, inconsolabili, la morte di Marco Pannella, “un gigante della politica” – così ho sentito – cui però “il popolo sovrano” non ha mai concesso che briciole di sporadico consenso elettorale, non ha mai assegnato una carica politica né uno straccio di potere istituzionale; addirittura – come lamentava lui stesso – gli è stato negato un accesso ai media proporzionato al peso e alla presa delle sue posizioni, in materie difficili e talora elitarie quanto si vuole ma pur sempre – quando misurate dal mitico voto referendario – a largo spettro di consenso.
Si può pensare – almeno io così penso – che Pannella abbia sprecato una buona parte delle buone “battaglie” culturali che ha agitato a causa di una sua retorica logorroica dall’ipotassi  labirintica, di un suo narcisismo più da attore che da politico (credo che questo concetto l’abbia enunciato, con grande acume, Assunta Almirante), forse  di un suo amore della contesa per la contesa; e anche – dicono – di certe “bizzarrie” del suo carattere.
Ma, al netto di tutto ciò, riconosco volentieri che Marco Pannella è stato – come ha scritto qualcuno – l’uomo politico italiano che più ha influenzato il modo di pensarsi degli Italiani senza aver mai occupato una posizione di potere sulla quale far leva per esercitare tale influenza. Poi, per carità, i lettori di questo blog sanno bene quello che penso del modo di pensarsi degli Italiani; e quindi un inciso del tipo “nel bene o nel male” sarebbe stato prudente a fianco della riconosciuta influenza di tante epiche “battaglie” di Pannella.
Del resto potrebbe apparire proprio difficile che un cattolico paolotto e (almeno per lungo tempo anche) papista possa, volendo restar serio,  d’un colpo cancellare le tante memorie di radicali distanze ideali da Pannella in alcune – e importanti – controversie che ha lanciato; invece lo faccio volentieri perché del pannellismo ho sempre condiviso almeno il principio ispiratore, lo spirito libertario, liberista e legalitario che in Pannella si associava con un laicismo ideologico, talora – lo ammetto – per me irritante, specie quando mi appariva ( e magari non lo era) preconcetto.
Certo, al di là di questa pur forte condivisione di principio molto spesso non me la sono sentita di andare, riconoscendomi piuttosto in un’antropologia cristiana alla quale attribuisco l’insuperabile vantaggio di pensare, dell’uomo, che è immagine e somiglianza di Dio; e di aver fondato la separazione dei piani valoriali. Si dirà: ma quella della piena separatezza ed autonomia dei valori è una tipica posizione laica! Vero, “date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”; ma è meramente laicista il pretendere che, solo perché ispirata da una antropologia cristiana, una visione dell’uomo e della società non possa democraticamente prevalere.
Dunque, Pannella riposi in pace; forse, come ha delicatamente scherzato Giannelli, l’accesso diretto al paradiso gli sarà negato solo perché lì è vietato fumare. In fondo, come ha detto lui stesso, non riusciva più a separarsi dal Crocefisso che credeva di Romero (e non lo era, come ha precisato mons. Paglia); e sono certo che questo suo sentimento in limine mortis dica più assai di qualunque altra cosa si possa dire, fra gli uomini, del suo transito nel mondo. E, quindi, forse davvero rimpiangeremo il suo amore per la libertà e la giustizia, nonché la generosità con la quale si è impegnato per esse. Il resto, forse, ha poca importanza.
Roma 21 maggio 2016


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