Sconforti
(di
Felice Celato)
“La politica, da tempo ormai, ha cessato di
determinare le cose che contano, almeno in Italia”. Questo concetto,
enunciato l’altra sera, a cena, da un vecchio amico col quale condivido quasi
sempre opinioni e…atteggiamenti verso il mondo, mi ha dato da riflettere non
tanto sull’enunciato in sé (che trovo pienamente convincente e, paradossalmente,
confortante, almeno per chi come me ha una pessima opinione della politica
corrente) quanto, piuttosto, su chi o che cosa occupi – se qualcuno o qualcosa
c’è a farlo – il ruolo di “guida” della società in luogo della politica.
Ho
fatto diverse supposizioni ma, con un certo sconforto, le ho via via
accantonate, per considerazioni in parte ovvie e in parte amare: potrebbe
essere la cultura, se esistesse o desse udibili segni di vita; o l’aspirazione
al benessere, se fosse compresa nelle sue dinamiche e ben indirizzata (già, ma da
chi?); o l’ansia di sicurezza, se non fosse fatta oggetto di stravolgenti
distorsioni.
Insomma,
mi pare di non saperlo o di non volerlo riconoscere, chi ancora “determina le
cose che contano”, nel bene o nel male.
Poi,
però, sollecitato da un magnifico articolo di Ernesto Galli della Loggia (Corriere della sera di ieri, vedi link, sotto), ho scoperto una traccia di
possibile risposta in una mia riflessione di qualche tempo fa (aprile 2014): le
cose che contano, a prescindere dal loro valore, cioè le cose che cambiano,
fanno evolvere la società in qualche modo, positivo o negativo, da noi le
determina (ahinoi!) il P.U.A..
E
che cos’è il P.U.A? E’ il Pensiero Unico Aggregato (dal latino aggregare = riunire, da grex, gregis = gregge), questo liquido
(cioè non solido) pensiero comune che pervade non solo le menti più semplici e
meno avvezze ad un pensiero critico, ma oramai la nostra quotidiana
comunicazione, il nostro milieu
mediatico, e quindi un po’ ciascuno di noi, assai spesso addirittura le nostre
istituzioni.
Manzoni
(I promessi sposi, cap.XXXII) la
descrive da par suo, questa valanga del PUA, anche se riferita al ‘600 e alla
caccia agli untori: “da’ trovati del
volgo, la gente istruita prendeva ciò che si poteva accomodar con le sue idee;
da’ trovati della gente istruita, il volgo prendeva ciò che ne poteva
intendere, e come lo poteva; e di tutto si formava una massa enorme e confusa
di pubblica follia”.
Dilagante
come acqua versata, il P.U.A. ci porta a valutare le cose secondo criteri
semplificati fino al limite del semplicismo, con un rozzo, unico metro, come
fosse una canna grossolanamente rappresentativa di un’unità di misura valida,
ad un tempo, per segnare pressappoco l’altezza di un ragazzo o per misurare la
distanza della luna; fino ad indurci coattivamente, non solo a pensare tutti
secondo gli stessi schemi, ma addirittura a compiacerci, con reciproche
“piacionerie”, proprio dell’uso di identici, semplificati canoni di giudizio,
di quell’unico metro di misura che ci induce a ritenere tutte le cose valutabili
“a canne” e che ci assicura la “conformità” della realtà al nostro metro e, per
noi, il piacimento generalizzato, che, in fondo, è l’essenza e la finalità
della dimensione mediatica del pensiero aggregato.
E
ciò, si badi bene, è vero anche quando all’interno del pensiero aggregato si
manifestino, come ingannevoli epifanie di antiche dialettiche, apparenti idee
contrapposte, perché il P.U.A non è (necessariamente e sin dall’inizio)
conformità delle posizioni ma (soprattutto) conformità dei criteri e dei metri
di giudizio e, conseguentemente, del linguaggio. E la conformità del linguaggio
porta con sé, inevitabilmente nel breve/medio periodo, la conformità dei
concetti e, quindi, dei sentimenti ed infine, nel medio/lungo periodo, dei
fatti, secondo la nota sequenza che porta le parole a diventare concetti, i
concetti sentimenti e i sentimenti fatti.
Ecco,
per tornare all’enunciato dell’amico: temo, amico mio, che ciò che determina le
cose, da noi, sia il P.U.A., l’unico, per ora, in grado di smuovere,
ordinatamente, tutte le cose, ancorché verso il peggio.
Diceva,
pressappoco, l’acuto giornalista che ha fatto stamane la rassegna stampa di
Radio Radicale, che forse sullo scenario politico Italiano c’è da aspettarsi
fra poco uno scontro di titani del pensiero politico: Grillo contro Celentano! Sicuramente non ci sarebbero grosse differenze di linguaggio.
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