(da Felice Celato)
Con questa immagine e questo pensiero di J.P. Hernandez SJ (entrambi utilizzati da un raffinato amico per farmi gli auguri di Pasqua) auguro a mia volta a tutti voi, amici e lettori pazienti, di lasciarvi ogni giorno afferrare saldamente dal Risorto.
(S. Salvatore in Chora, Istanbul, l'Anastasis)
“Cristo è vestito di bianco, colore che «ricapitola» tutti i colori, simbolo della luce piena che è la risurrezione.
Egli prende Adamo ed Eva per il polso e li fa uscire dalle loro rispettive tombe.
La presa per il polso (e non per la mano) sta a sottolineare l'iniziativa di Cristo. È Lui che prende.
All'uomo spetta solo di lasciarsi prendere.
Questo tipo di presa all'avambraccio è particolarmente sicura. L'allargamento del carpo e metacarpo funge da freno a un eventuale slittamento della presa. Il Risorto prende con forza. La sua vittoria salva con certezza.
Inoltre questa gestualità corrisponde esattamente a un rito ben noto nella corte imperiale di Bisanzio. Quando un nobile aveva tradito ed era caduto in disgrazia, poteva, dopo una lunga penitenza, essere riabilitato. Nella cerimonia di riabilitazione l'imperatore fa rialzare il nobile in ginocchio prendendolo per il polso. Adamo è qua il nobile «rialzato», cioè «risorto».
La parola Anastasis che in greco designa la risurrezione, non significa altro che «rialzata».
Il Cristo fa rialzare i due progenitori e in questo senso fa rialzare tutta la storia umana. Nella sua discesa agli inferi, il Cristo attraversa tutti gli strati della storia e viene a salvare fino al primo peccatore. Il Risorto non solo trasforma il presente e apre un nuovo futuro, ma trasforma anche il passato. Dell'umanità, e di ogni uomo.”
(J.P. Hernandez, Lo spazio sacro come Kerygma e mistagogia, p 377 e sg)
Roma, 26 marzo 2016 (Vigilia di Pasqua)
Roma, 26 marzo 2016 (Vigilia di Pasqua)
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