Democrazia
diretta
(di Felice Celato)
In questo periodo ho tanto bisogno di tirarmi su.
Qualche lettura, di per sé e normalmente
per me consolante, l'ho in corso, ma non del tipo che distrae, anzi -
fatalmente - mi concentra proprio sui temi che, per una serie di circostanze, in
questi giorni mi piacerebbe allontanare dai miei pensieri.
Normalmente in casi consimili ( anche per età del “paziente”) si direbbe: e vabbè! Vattene
al cinema, fatti qualche bella passeggiata e magari qualche partitina di golf
in più e via! Ma: piove, non si può camminare e men che meno giocare a golf; e
inoltre detesto andare al cinema (il che non vuol dire che non ami i film!
Anzi, per darvene prova, vi segnalo gli
ultimi, veramente belli, che ho visto: Ben Hur, Amarcord e L' uomo che uccise
Liberty Valance, veri capolavori).
Beh! C'è sempre la TV! Ma l'unica cosa guardabile, se
non si vuole affaticare inutilmente il fegato, è lo sport; e anche questo mi
delude ( il Milan perde a Sassuolo, la Juve schiaccia i sassi, El Sharawi segna
con la Roma i gol che con noi non segnava, Phil Mickelson ha sbagliato un putt da meno di un metro, etc).
E dunque che fare per tirarsi su?
Finalmente oggi ho trovato una cosa veramente
divertente: seguire gli esiti delle primarie del PD per i sindaci di Roma e
Napoli, e i loro prevedibili, grotteschi cascami!
Non sto a riassumervi l'happening ( e l'happened) per non sciupare la divertente sorpresa a chi non le
avesse seguite: dirò solo che la pochade,
al di là della sua obbiettiva comicità (alcuni episodi Napoletani sono
veramente esilaranti), ha in sé anche qualcosa di istruttivo: la totale
abdicazione dei partiti (in generale, ma del potente PD in particolare) al loro
ruolo di corpo intermedio fra cittadini ed istituzioni, la finta democraticità
del ricorso ai quattro gatti attempati che (se non piove) vanno a votare, la
farsa della democrazia diretta (diretta da chi? si domandava oggi argutamente
il Foglio; ma perbacco! dalla ggente!)
messa in scena dagli apparati di quartiere, tutte insieme, unite alla mancanza
di dignità intellettuale di molti dei nostri politici, stanno trasformando
questa malintesa americanata in un italianissimo torneo di briscola, del tipo
di quelli che si giocavano tanti anni fa nei comuni di campagna: ammiccamenti,
trucchi, versi per dire “carica” o “metti un liscio” o “briscoletta”, calci
sotto il tavolo e grandi litigate ad alta voce, durante e dopo la partita. E
poi, alla fine, grandi bevute alla salute della briscola (o della democrazia)!
E non è che ne manchi la
coscienza, di quanto inadeguata sia (da noi) “la modalità democratica” in discorso; anzi
ora – e siamo al tic tipicamente
italiano! – si invoca una legge che, finalmente!, ci costringa, non ad essere (che
sarebbe troppo difficile), ma almeno ad apparire seri. In sostanza una legge
che disciplini le consultazioni interne di libere associazioni private e non
riconosciute, in fondo non diverse dal punto di vista giuridico da una
associazione degli amanti dell’opera lirica o, per restare in tema, della
briscola (NB: conosco le differenze funzionali e anche gli argomenti dei “pubblicisti”
che però non apprezzo).
Ci mancava, una legge sulle
primarie, una legge che certifichi che la serietà in Italia la si può imporre
solo per legge, notoriamente da noi, poi, sempre scrupolosamente osservata!
Del resto i candidati selezionati
in passato attraverso le primarie hanno già dato così buona prova di sé che una
buona legge, serenamente dibattuta nelle aule parlamentari che tanta saggezza
sanno distillare, non potrà che rafforzare l’efficacia dello strumento e
“riavvicinare i cittadini alla politica”.
Roma 9 marzo 2016
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