"Già e non ancora"
(di
Felice Celato)
“Già e non ancora”. Questo semplice e
sublime motto (devo averlo trovato in una delle mie antichissime letture
teologiche) è uno dei pilastri della mia personale religiosità e mi torna
sempre in mente con particolare intensità nel giorno di Ognissanti che precede
il Giorno dei Morti, forse perché le letture liturgiche ne rintracciano una
fonte nella prima lettera di san Giovanni Apostolo (3,1-3) che si legge a Messa: “noi
fin d’ora siamo figli di Dio ma ciò che saremo non è ancora stato rivelato”.
I santi sono coloro che hanno vissuto con coerenza e con pieno successo la
tensione tra il già e il non ancora e così sono stati – in vita –
fino in fondo figli di Dio e hanno visto – con la morte – pienamente realizzata
la promessa di tale eredità, tanto da diventare per noi “gli astri che ci indicano la rotta…nel nostro viaggio sul mare della
storia, spesso oscuro ed in burrasca” (Benedetto XVI, Spe salvi, 49). E i morti – quand’anche non siano riconosciuti come
santi – sono quelli che hanno comunque sperimentato fino in fondo, nella sicura
luce della Misericordia di Dio, la verità di questa trasformazione che è insita
nella morte (quando la vita non è tolta
ma trasformata). Perché, la dignità consegnata ad ogni uomo (e
indefettibile, qualsiasi sia la sua condizione di vita!), come “caparra della nostra eredità” (San
Paolo, Ef. 1, 14) per la nostra natura di figli e di figli redenti di Dio, si
realizza appieno “quando Egli si sarà
manifestato, noi saremo simili a Lui, perché lo vedremo come Egli è”.
Altre
volte ho rievocato su questo blog (giusto
tre anni fa, nell’Ognissanti del 2012) i santi che mi hanno accompagnato lungo il
viaggio della vita; e ora comincio ad avere dietro di me una lunga serie di
morti ai quali pure mi pare di poter attribuire il ruolo di astri che ci indicano la rotta, astri
vicini perché ci hanno voluto, amato, allevato e fatti crescere. A loro ed ai
santi della mia età, in questi due giorni bellissimi dell’anno liturgico, va la
mia più commossa riconoscenza e la preghiera di indefessa vigilanza.
Roma,
1° novembre 2015
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