mercoledì 4 novembre 2015

Vatileaking

L’albatros
(di Felice Celato)
Come non pensare qualcosa – da fedele, prima di tutto – attorno a questa vasta e ben orchestrata ri-edizione dei furti di carte e chiacchiere vaticane (vere o false che siano)?
La natura della Chiesa – per il credente – è strutturalmente ambigua (uso un termine volutamente…laicista): è nel mondo senza essere del mondo (dal Vangelo secondo Giovanni, 13 e 15, passim); è società costituita da organi gerarchici e “Corpo mistico di Cristo”, è assemblea visibile e comunità spirituale, è presente nel mondo e, tuttavia, pellegrina (da Lumen gentium, 8); vive nelle patrie dei suoi fedeli ma come forestiera, ogni patria le è patria e ogni patria le è straniera, i suoi cittadini dimorano sulla terra ma hanno la loro cittadinanza in cielo (da Lettera a Diogneto, con riferimento ai cristiani); è madre ed è maestra; è di fondazione divina ma costituita da uomini (da Sacrosantum Concilium, 2). [Uomini come tutti, naturalmente e come sempre, buoni e cattivi, fedeli e infedeli, modesti e pomposi, avidi e generosi,  sinceri e mentitori, santi e peccatori; semplici laici, preti, monache, monaci, vescovi, cardinali. Idonei e non idonei al loro ruolo; scelti bene e scelti male.]
Non è il caso di diffondersi, qui, sul significato di quelle antinomie; basterà rilevare che esse sembrano fatte apposta per non essere comprese da un mondo ormai secolarizzato ed  ostile alla complessità, grande amante dell’omogeneo, dell’assimilato e quindi….dell’assimilabile (come si direbbe di un cibo quotidiano di pronta digestione).
Nel leggere le trite cronache di questa nuova vicenda, mi è tornata in mente una bellissima poesia che leggevamo al ginnasio, studiando la letteratura francese, L’albatros di Charles Baudelaire, di cui provo a trascrivere i versi in Italiano (nella traduzione di Giovanni Raboni): Spesso, per divertirsi, i marinai catturano degli albatros, grandi uccelli dei mari, indolenti compagni di viaggio delle navi in lieve corsa sugli abissi amari. L’hanno appena posato sulla tolda e già il re dell’azzurro, maldestro e vergognoso, pietosamente accanto a sé strascina come fossero remi le grandi ali bianche. Come è fiacco e sinistro il viaggiatore alato! E comico e brutto, lui prima così bello; chi gli mette una pipa sotto il becco, chi imita, zoppicando, lo storpio che volava. Il Poeta è come lui, principe delle nubi che vola sopra  l’uragano e ride degli arcieri, esule in terra fra gli scherni, impediscono che cammini con le sue ali da gigante.
Ecco, la Chiesa di Cristo che attraversa queste vicende mi pare come il Poeta (o l’albatros) di questi versi appena letti: naturale maestra dei cieli e dominatrice dei venti, maldestra e vergognosa si lascia pietosamente impastoiare – nella sua corporeità – sulla tolda di una effimera nave, si espone zoppicando agli scherni di malevoli marinai che, per divertirsi, si fingono solleciti di una sua salute mondana, anche se forse mai hanno alzato gli occhi per scrutare il re dell’azzurro nel suo volo su ali da gigante; per divertirsi, appunto (anche in declinazione economica) o, magari, per “amore” della “trasparenza” o addirittura anche “per papa Francesco; che deve sapere”, come aiuto alla sua “difficile lotta per cambiare la Chiesa”, come è tristemente scritto nella pubblicità dei due libri, già arrivata via mail.
Per nostra fortuna (di noi fedeli e del mondo), come scriveva qualche tempo fa il grande Papa Emerito (commentando Mc, 6, 45-52), anche [se] oggi la barca della Chiesa, col vento contrario della storia, naviga attraverso l’oceano agitato del tempo [e] spesso si ha la sensazione che debba affondare, il Signore è presente e viene al momento opportuno. “Vado e vengo a voi” è questa la fiducia dei cristiani, la ragione della nostra gioia.
E non c’è corvo che possa a lungo turbarla, anche se pretende di agire per aiutare un Papa.
Nel breve, mi auguro che le umane strutture della Chiesa sappiano attingere alle loro più sperimentate esperienze, riformandosi in operoso silenzio, lontano dagli spalti dove strepitano interessate tifoserie, e incuranti di applausi e di fischi, sollecite solo della loro cittadinanza nel cielo.
Roma, 4 novembre 2015


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