L’albatros
(di Felice Celato)
Come
non pensare qualcosa – da fedele, prima di tutto – attorno a questa vasta e ben
orchestrata ri-edizione dei furti di carte e chiacchiere vaticane (vere o false
che siano)?
La
natura della Chiesa – per il credente – è strutturalmente ambigua (uso un
termine volutamente…laicista): è nel mondo senza essere del mondo (dal Vangelo secondo Giovanni, 13 e 15, passim); è società costituita da organi gerarchici e “Corpo mistico di Cristo”,
è assemblea visibile e comunità spirituale, è presente nel mondo e, tuttavia,
pellegrina (da Lumen gentium, 8);
vive nelle patrie dei suoi fedeli ma come
forestiera, ogni patria le è patria e ogni patria le è straniera, i suoi
cittadini dimorano sulla terra ma hanno la loro cittadinanza in cielo (da Lettera a Diogneto, con riferimento ai
cristiani); è madre ed è maestra; è di fondazione divina ma costituita da
uomini (da Sacrosantum Concilium,
2). [Uomini come tutti, naturalmente e come sempre, buoni e cattivi, fedeli e
infedeli, modesti e pomposi, avidi e generosi,
sinceri e mentitori, santi e peccatori; semplici laici, preti, monache,
monaci, vescovi, cardinali. Idonei e non idonei al loro ruolo; scelti bene e
scelti male.]
Non
è il caso di diffondersi, qui, sul significato di quelle antinomie; basterà
rilevare che esse sembrano fatte apposta per non essere comprese da un mondo ormai
secolarizzato ed ostile alla
complessità, grande amante dell’omogeneo, dell’assimilato e
quindi….dell’assimilabile (come si direbbe di un cibo quotidiano di pronta
digestione).
Nel
leggere le trite cronache di questa nuova vicenda, mi è tornata in mente una
bellissima poesia che leggevamo al ginnasio, studiando la letteratura francese,
L’albatros di Charles Baudelaire, di
cui provo a trascrivere i versi in Italiano (nella traduzione di Giovanni
Raboni): Spesso, per divertirsi, i marinai
catturano degli albatros, grandi uccelli dei mari, indolenti compagni di
viaggio delle navi in lieve corsa sugli abissi amari. L’hanno appena posato
sulla tolda e già il re dell’azzurro, maldestro e vergognoso, pietosamente
accanto a sé strascina come fossero remi le grandi ali bianche. Come è fiacco e
sinistro il viaggiatore alato! E comico e brutto, lui prima così bello; chi gli
mette una pipa sotto il becco, chi imita, zoppicando, lo storpio che volava. Il
Poeta è come lui, principe delle nubi che vola sopra l’uragano e ride degli arcieri, esule in
terra fra gli scherni, impediscono che cammini con le sue ali da gigante.
Ecco,
la Chiesa di Cristo che attraversa queste vicende mi pare come il Poeta (o
l’albatros) di questi versi appena letti: naturale maestra dei cieli e
dominatrice dei venti, maldestra e
vergognosa si lascia pietosamente
impastoiare – nella sua corporeità – sulla tolda di una effimera nave, si
espone zoppicando agli scherni di
malevoli marinai che, per divertirsi, si
fingono solleciti di una sua salute mondana, anche se forse mai hanno alzato
gli occhi per scrutare il re dell’azzurro
nel suo volo su ali da gigante; per
divertirsi, appunto (anche in declinazione economica) o, magari, per “amore” della “trasparenza” o addirittura anche “per papa Francesco; che deve sapere”, come aiuto alla sua “difficile lotta per cambiare la Chiesa”,
come è tristemente scritto nella pubblicità dei due libri, già arrivata via mail.
Per
nostra fortuna (di noi fedeli e del mondo), come scriveva qualche tempo fa il grande Papa Emerito (commentando Mc, 6, 45-52), anche
[se] oggi la barca della Chiesa, col
vento contrario della storia, naviga attraverso l’oceano agitato del tempo [e]
spesso si ha la sensazione che debba
affondare, il Signore è presente e viene al momento opportuno. “Vado e vengo a
voi” è questa la fiducia dei cristiani, la ragione della nostra gioia.
E
non c’è corvo che possa a lungo turbarla, anche se pretende di agire per
aiutare un Papa.
Nel
breve, mi auguro che le umane strutture della Chiesa sappiano attingere alle
loro più sperimentate esperienze, riformandosi in operoso silenzio, lontano
dagli spalti dove strepitano interessate tifoserie, e incuranti di applausi e di
fischi, sollecite solo della loro cittadinanza
nel cielo.
Roma,
4 novembre 2015
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