martedì 2 aprile 2019

Delle torte e delle fette

Se solo ne avessimo voglia
(di Felice Celato)
Se solo ne avessimo voglia, l'analisi del tanto clamoroso Economic Survey of Italy 2019 dell’OCSE potrebbe dare lo spunto per molti sarcasmi, soprattutto per come è stato letto (e capito?) da molti nostri politici. Ma non ne abbiamo voglia alcuna. Del resto, se per uno che da una vita maneggia grafici e numeri la lettura delle 40 slides del rapporto ha richiesto un'ora di concentrazione (N.B. per i non addetti ai lavori: mai sottovalutare un grafico!), i poveri nostri politicanti, così oppressi dall’ansia di twittare e meno avvezzi (o nient'affatto avvezzi) ai numeri, dove potrebbero trovare le due/tre ore necessarie per comprendere ciò che hanno dovuto già commentare?
Conscio di questo soggettivo vantaggio (in fondo non ho neppure alcuna fretta di far sapere che cosa ne penso), mi presento ai miei pochi lettori (Dio li benedica perché cari e soprattutto perché pochi!) con qualche considerazione spero non banale.
L’OCSE fa una fotografia dell’Italia che tutto sommato ci è (o dovrebbe essere) ben nota: l’Italia è un paese  vecchio e seduto (in fondo se aggiungessimo malmostoso e  cattivello potremmo rifarci comodamente a ciò che ne viene dicendo da qualche tempo il Censis), nel quale le "grane" del presente hanno scoperte radici nel passato, recente e meno recente. 
D’altro canto, diversi dati dell’OCSE, soprattutto quelli relativi alle tendenze in atto, si fermano al 2018, che – diciamolo chiaramente – quanto a dinamiche economiche deve le sue pesanti sventure solo in parte agli attuali governanti; il resto (produttività penosa, debito soffocante, invecchiamento strutturale ed infrastrutturale, inefficienze sistemiche, inefficacie sociali) era scritto nella storia recente del nostro Paese. Nulla di ciò che è stato può essere addebitato agli attuali governanti (almeno personalmente); ai quali – semmai – l’OCSE addebita (credo a ragione) “solo” di aver disegnato provvedimenti  più dannosi del male; ma tuttora correggibili, magari a prezzo di qualche retro-marcia, clamorosa, certo, ma ancora possibile (in fondo, già il nuovo DEF, da emanare entro metà di questo mese, dovrà, perbacco!, prendere atto che l’anno in corso non sarà poi così bello come lo aveva predetto il Premier, solo qualche settimana fa!).
Capisco che raccomandare una lettura ad un politico (con che autorità, poi?) è un po' come invitare ad un’orgia un eunuco, ma, forse, a chi ha prontamente reagito (così leggo), magari sulla base di un comunicato stampa, con lo stizzito commento “facciano l’austerità a casa loro!” consiglierei un libro di un’economista che apprezzo molto: di Veronica De Romanis: L’austerità fa crescere; o anche quello, forse meno provocatorio, di Carlo Cottarelli: Il macigno: perché il debito pubblico ci schiaccia e come si fa a liberarsene (entrambi qui segnalati, in tempi assolutamente non sospetti, rispettivamente il 4 giugno del 2017 e il 25 maggio del 2016); mi rendo conto che gli autori non sono, con ogni probabilità, molto popolari presso gli attuali governanti, ma – sempre perbacco! – qualcosa dei sicuro ne capiscono, di queste materie! E forse varrebbe la pena di, almeno, leggere i loro libri, del resto anche di lettura non impervia.
Chi scrive questa nota ha le sue idee, come sanno buona parte dei suoi lettori; e non presume che esse debbano a tutti i costi piacere, né ai lettori né – tanto meno –  a chi ora detiene le leve del comando (quand’anche, per assurdo, avesse modo di venirne a conoscenza o di interessarsene): una bella sferzata di libera energia a questo corpaccione assopito che è diventata l’Italia statolatra, farebbe molto meglio di tanti pannicelli scaldati al falò dei soldi degli altri!
Ma – ed è questo il difficile – occorrerebbe dire agli Italiani qualcosa che né gli attuali governanti né i loro oppositori (che li hanno preceduti al governo) si sentono di dire: per anni vi abbiamo avvezzati a credere che una fetta di torta – magari piccola – ci sarebbe sempre stata per tutti; abbiamo però omesso di dirvi che la torta la dovete impastare e mettere a cuocere voi! Noi, alla fine, facciamo solo le fette (talora riuscendoci bene, più spesso male).
Roma 2 aprile 2019, (San Francesco di Paola, eremita e fondatore dell'Ordine dei Minimi)









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