Piccolo manuale di
civiltà politica
(di Felice Celato)
Spero non giunga tardiva questa segnalazione: mancano, in
fondo, meno di due settimane alle elezioni; perciò – mi si perdoni l’enfasi –
questa lettura è urgente.
Andiamo, però, con ordine: il libro è di Carlo Cottarelli, si
intitola I sette peccati capitali
dell’economia Italiana, è uscito “per i tipi” di Feltrinelli in questo mese,
e prende poco più di 160 pagine (ed è disponibile anche in e-book) .
Il titolo è eloquente. Nel libro vengono messi in fila,
appunto, i sette peccati capitali (ovvero: mortali) della nostra economia (si
potrebbe anche dire: della nostra società): (1) l’evasione fiscale; (2) la
corruzione; (3) l’eccesso di burocrazia; (4) la lentezza della giustizia; (5)
il crollo demografico; (6) il divario tra Nord e Sud; (7) la difficoltà di
convivere con l’euro.
Il libro – oserei dire – non racconta cose nuove, almeno per
chi segue attentamente ( e senza paraocchi) i fatti e i misfatti della nostra
cultura, della nostra sociologia e della nostra economia. Ma ha alcuni pregi
essenziali che mi inducono a raccomandarne la lettura prima del voto:
anzitutto è un libro esemplarmente chiaro, ragionato e ragionante; poi è un
libro di desueta civiltà nell’asserire, nel documentare ciò che si asserisce,
nell’ordinare gli argomenti, nel confortare di numeri ogni asserzione [scusate
l’irrinunciabile passione per il numero
che difende, ovvero, come diceva Giovenale, defendit numerus; aggiungo io, amante del latino, ab omni imbecillitate], nell’analizzare
le correnti “narrazioni”, nell’allineare analisi e formulare proposte.
Non sto a sintetizzarvene i singoli, lucidissimi capitoli (la
cui lettura non richiede particolari conoscenze tecniche). Per quel che mi
riguarda e mi appassiona, mi limito, ….data l’urgenza, a riportarvene un passo
(quasi) conclusivo: occorre una forte
accelerazione nel processo di riforma dell’economia italiana, accompagnato da
un rafforzamento dei conti pubblici attraverso il contenimento della spesa
pubblica, che consenta anche una minore tassazione. Questo richiederà
probabilmente un ripensamento del ruolo dello stato nell’economia. Non è
possibile continuare a considerare lo stato come la soluzione di tutti i problemi
personali e sociali, come risolutore di prima istanza, invece che di ultima.
Cottarelli ha il pregio di dimostrare che tutto questo è
ragionevole, possibile, alla nostra portata. Solo che si facciano i conti con
la realtà e che si prenda atto dell’urgenza dell’agire, perché le condizioni
favorevoli del contesto internazionale – che abbiamo mancato di cogliere ! –
potrebbero non durare a lungo.
Se poi, malauguratamente, fossero, invece, i postumi di
Macerata, o, chessò, le vicende familiari del comandante De Falco o quelle dei
figli di De Luca, a determinare gli esiti del voto, non resterebbe che
attendere, rassegnati, il 5 marzo, magari in preghiere intonate al periodo di Quaresima
(che, da parte mia, comunque raccomando; perché l’aiuto di Dio ci è in ogni
caso necessario).
Roma 18 febbraio 2018
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