domenica 18 febbraio 2018

Letture (urgenti)

Piccolo manuale di civiltà politica
(di Felice Celato)
Spero non giunga tardiva questa segnalazione: mancano, in fondo, meno di due settimane alle elezioni; perciò – mi si perdoni l’enfasi – questa lettura è urgente.
Andiamo, però, con ordine: il libro è di Carlo Cottarelli, si intitola I sette peccati capitali dell’economia Italiana, è uscito “per i tipi” di Feltrinelli in questo mese, e prende poco più di 160 pagine (ed è disponibile anche in e-book) .
Il titolo è eloquente. Nel libro vengono messi in fila, appunto, i sette peccati capitali (ovvero: mortali) della nostra economia (si potrebbe anche dire: della nostra società): (1) l’evasione fiscale; (2) la corruzione; (3) l’eccesso di burocrazia; (4) la lentezza della giustizia; (5) il crollo demografico; (6) il divario tra Nord e Sud; (7) la difficoltà di convivere con l’euro.
Il libro – oserei dire – non racconta cose nuove, almeno per chi segue attentamente ( e senza paraocchi) i fatti e i misfatti della nostra cultura, della nostra sociologia e della nostra economia. Ma ha alcuni pregi essenziali che mi inducono a raccomandarne la lettura prima del voto: anzitutto è un libro esemplarmente chiaro, ragionato e ragionante; poi è un libro di desueta civiltà nell’asserire, nel documentare ciò che si asserisce, nell’ordinare gli argomenti, nel confortare di numeri ogni asserzione [scusate l’irrinunciabile passione per il numero che difende, ovvero, come diceva Giovenale, defendit numerus; aggiungo io, amante del latino, ab omni imbecillitate], nell’analizzare le correnti “narrazioni”, nell’allineare analisi e formulare proposte.
Non sto a sintetizzarvene i singoli, lucidissimi capitoli (la cui lettura non richiede particolari conoscenze tecniche). Per quel che mi riguarda e mi appassiona, mi limito, ….data l’urgenza, a riportarvene un passo (quasi) conclusivo: occorre una forte accelerazione nel processo di riforma dell’economia italiana, accompagnato da un rafforzamento dei conti pubblici attraverso il contenimento della spesa pubblica, che consenta anche una minore tassazione. Questo richiederà probabilmente un ripensamento del ruolo dello stato nell’economia. Non è possibile continuare a considerare lo stato come la soluzione di tutti i problemi personali e sociali, come risolutore di prima istanza, invece che di ultima.
Cottarelli ha il pregio di dimostrare che tutto questo è ragionevole, possibile, alla nostra portata. Solo che si facciano i conti con la realtà e che si prenda atto dell’urgenza dell’agire, perché le condizioni favorevoli del contesto internazionale – che abbiamo mancato di cogliere ! – potrebbero non durare a lungo.
Se poi, malauguratamente, fossero, invece, i postumi di Macerata, o, chessò, le vicende familiari del comandante De Falco o quelle dei figli di De Luca, a determinare gli esiti del voto, non resterebbe che attendere, rassegnati, il 5 marzo, magari in preghiere intonate al periodo di Quaresima (che, da parte mia, comunque raccomando; perché l’aiuto di Dio ci è in ogni caso necessario).

Roma 18 febbraio 2018

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