sabato 10 febbraio 2018

Italica

Brain or guts?
(di Felice Celato)
A tre settimane dalle elezioni, mi sono sentito porre questa domanda da un collega americano che conosce abbastanza bene il nostro paese: brain or guts? Come voteranno gli Italiani, con la testa o con la pancia?
Poiché il quesito mi è stato posto da un attento lettore della stampa (anche italiana), escludo che si volesse un riepilogo dei tanti sondaggi che corrono, più o meno affidabili, sui giornali quotidiani o nelle segreterie dei partiti; ho immaginato che la domanda facesse piuttosto appello ad un generico tastamento di polso del paese, quasi come per sollecitare una sintesi soggettiva, magari ragionata ma fortemente condizionata dal punto di vista di chi la tenta. E così eccomi a sintetizzarvi il senso della mia risposta: non lo so. Non lo so, anzitutto, perché le previsioni sono sempre difficili….soprattutto quando riguardano il futuro (in Italia in particolare!); ma, anche, non lo so perché è  facile, in questo contesto elettorale che per me ha un sentore di digitale decisività,  confondere le legittime speranze che ciascuno coltiva sul futuro del suo scassato paese con le valutazioni che un’osservazione più obbiettiva della realtà (sociologica e antropologica) suggerirebbe come più fondate.
Si può tuttavia tentare un ragionamento a voce alta, a valle del quale magari ognuno potrà – se li condivide – riempire i ragionamenti di aspettative, magari anche numeriche, se si è coraggiosi o incoscienti abbastanza per volerle tracciare. E lo si può fare partendo dai temi che, almeno nella mia visione, potrebbero essere quelli  determinanti per la scelta della parte politica presumibilmente più idonea a farsene carico.
Secondo me all’attenzione della testa vanno posti quattro temi, decisivi per il nostro futuro: il debito pubblico, la divergenza sistemica dall’Europa, la scarsa produttività della macchina Italia e l’ammodernamento dello stato (a quest’ultimo proposito, come sanno i miei lettori, a me verrebbe spontaneo dire il restringimento dello Stato; ma in questo contesto possiamo accantonare il sogno ed accontentarci di un – più facilmente condivisibile – semplice ammodernamento dello stato). Sulla divergenza sistemica si veda l’ultimo aggiornamento del Superindice IBL curato da Paolo Belardinelli e Nicola Rossi e pubblicato dall’Istituto Bruno Leoni: quella di questa legislatura è stata una storia di divergenza e non di convergenza.
Su queste quattro assolute priorità credo che ci sarebbe larga coincidenza di opinioni fra coloro che decidessero di votare lasciandosi guidare dalla testa.
Sempre secondo me, invece, le pance saranno dominate da impulsi riguardanti l’immigrazione, la paura (ovvero la sicurezza, compresa quella del lavoro), il bisogno di protezione, il rancore scettico; e coloro che decidessero (si può dire così anche in questo caso?) di affidarsi alla pancia, prevalentemente, credo, sarebbero preda di essi, o di alcuni di essi (magari anche non privi di ragionevoli radici). In un articolo insopportabilmente teorico, due economisti (Armin Falk e Jean Tirole) hanno tracciato un quadro tuttavia assai acuto della narrazione come an interpretative framework allowing favorable representations of actions and consequences as complying to moral standards, when in fact violating these standards; e un giovane studioso italiano (Fausto Panunzi, Macerata, realtà à la carte, in lavoce.info) giustamente applica lo schema della narrazione alla terribile vicenda di Macerata e alle modalità con cui essa è divenuta una (potente?) arma di suggestione politica. Io credo che le narrazioni (su questa come su ogni altra vicenda, vera o mediatica, che abbia i requisiti, da qui al 4 marzo, per diventare narrazione nel senso appena detto) avranno un grosso peso sulle pance, concentrando in sé tutti e quattro i temi secondo me decisivi per il voto di pancia .
Conclusione: non lo so, come voteranno gli Italiani; magari lo temo. Ognuno può valutare se sia ragionevole sperare nella prevalente presa – più o meno cosciente – delle ragioni della testa; o nell’efficacia delle suggestioni – più o meno incoscienti – della pancia. Quello che mi pare certo è che, se è vera la contrapposizione fra “ragioni” della testa e “impulsi” della pancia, queste elezioni avranno un significato importante per il nostro paese. Farsi gli auguri è d’obbligo!
Roma, 10 febbraio 2018



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