Von Hayek
(di Felice Celato)
Non
so che rapporto voi abbiate con la lettura. Io credo di essere un “grande”
lettore, nel senso che “consumo” molte letture, di varia natura; da sempre, ma
tanto più ora che ne ho il tempo. Col crescere del mio (forse senile) disgusto
del presente, ho finito per individuare anche due o tre filoni di
letture….terapeutiche, di letture, cioè, alle quali attribuisco la funzione di tenermi
lontano dallo sconforto che mi pervade quando mi soffermo ad osservare come va
(o meglio: come a me pare che vada) il nostro mondo, il nostro mondo di
Italiani, di Europei, di occidentali. I filoni classici di questa lettura terapeutica sono essenzialmente
tre: i libri di storia, che aiutano a relativizzare il presente e le sue angustie;
i libri di religione (soprattutto quell’immensa raccolta di riflessioni
profonde e commoventi che costituiscono il corpus
del pensiero di Benedetto XVI) che aiutano ad attribuire alla storia il senso
che ha; ed, infine, le letture che io chiamo “ariose”, cioè quelle letture dove,
qualsiasi ne sia l’argomento, aleggia un pensiero libero, disconnesso dai
polifonemi del pensiero corrente, dagli slogan
acritici, dall’abitudine alle parole
senza responsabilità di sé stesse, dai pregiudizi ideologici.
Bene:
a questa ultima categoria di letture appartiene il breve saggio che Donald
Boudreaux (Editore IBL Libri, 2017, titolo Hayek
– L’essenziale) ha dedicato al pensiero di Friederick August von Hayek
(1899-1992), austriaco, premio Nobel per l’economia nel 1974 ma, soprattutto,
grande scienziato sociale del secolo scorso, spesso dimenticato, oscurato,
forse, dal grande successo riscosso dal suo grande “rivale”, l’altro grande
economista del ‘900 John Maynard Keynes.
In
buona sostanza il libro si propone di esporre con chiarezza il pensiero
liberale e liberista di Hayek, ripercorrendone i dieci punti fermi che più lo
caratterizzano (dalla funzione del prezzo, alla rule of law, alla distinzione fra diritto e legislazione, ai cicli
economici, all’inflazione, all’importanza della conoscenza e delle idee, etc).
Non
ne tenterò, nemmeno per accenni, una sintesi; del resto il libro è di
lettura estremamente agevole, non solo
per il contenuto numero di pagine (poco più di un centinaio), ma soprattutto
per la grande capacità espositiva dell’autore che ne fa un testo certamente adatto
anche a chi non dispone di grande cultura economica.
Tuttavia,
per darne almeno un’idea, proverò ad esporre in breve il contenuto del primo
capitolo (Come rintracciamo il senso in
un mondo incredibilmente complesso) che mi è parso non solo una grande lezione di libertà e di
liberalismo ma anche una geniale traccia di una piccola lezione che mi riservo di utilizzare quando tenterò, per la
prima volta, di spiegare ai miei nipoti che cos’è l’economia. Dunque, dice
Hayek per bocca di Boudreaux: provate a mettervi davanti ad un foglio di carta
scritto a penna; un veicolo di comunicazione estremamente economico e infinitamente più semplice del vostro PC o
del vostro tablet; eppure, già esso un mezzo
la cui vicenda economica è tanto complessa da non potere essere descritta in dettaglio se non utilizzando pagine e pagine per scomporre la catena di azioni
ed interazioni che l’hanno generato e per mettere in fila la sequenza di
conoscenze e di competenze che servono per produrne i due materiali essenziali:
la carta e l’inchiostro. Provate ad immaginarla nel dettaglio: dalle risorse
naturali che costituiscono la base di carta ed inchiostro, fino ai processi di
estrazione, di trattamento, di lavorazione, di trasporto, di immagazzinamento,
di distribuzione, etc.; il tutto, con impiego di ingenti risorse energetiche ed
umane, dal mondo dell’agricoltura, della silvicoltura, dell’energia, dal mondo
della progettazione e realizzazione dei macchinari, al mondo della produzione
industriale, della logistica, etc. etc. etc.
Bene;
ora provate a domandarvi: quale geniale pianificatore, quale stratega politico,
quale mente umana avrebbe potuto organizzare quella così complessa catena del
valore che ora porta davanti a voi un foglio di carta vergato d’inchiostro, dal
valore unitario di qualche centesimo di euro, dopo aver coordinato e impiegato
tante risorse provenienti dai più lontani paesi e così perfettamente incastrate
fra loro da consentire l'output finale? Chi ha
assemblato tanti pezzi della catena produttiva, chi l’ha fatta girare, chi ha
fatto incontrare tanti mondi economici, chi ha coordinato tutte le conoscenze
necessarie; chi, se non lo scambio volontario regolato da un prezzo determinato
dalla libera e diffusa ricerca dei rendimenti migliori e basato "solo" sul
diritto di proprietà e sulla libertà di contratto?
Roma
22 febbraio 2017
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