Proposta
contro-corrente
(di Felice Celato)
Non
vale certo la pena di occuparsi qui della feccia umana che al grido di “sporco
Ebreo!” aggredisce due ragazzi francesi che indossavano la kippàh. E infatti non ce ne occupiamo.
Ma
un’idea, fatti simili, me la danno: e se decidessimo di portarla tutti, ebrei e non ebrei,
questa kippàh? Non (solo) per fugace protesta
o emozionata solidarietà ma per semplice scoperta (o riscoperta) di quel che
significa la kippàh: il senso di uno
sguardo che viene da sopra le nostre teste, una memoria continua dei limiti
della nostra ragione, una mano che sta sulla sommità del nostro capo, senza
condizionarci in nulla, solo ricordandoci che c’è.
Non
un simbolo distintivo (che pure avrebbe senso, con buona pace degli stucchevoli
furori laicisti dei francesi; come lo ha un crocefisso appeso al collo o un
velo liberamente indossato o qualunque altra cosa che ci ricordi chi siamo,
senza imporci o garantirci alcunché) ma un simbolo associativo nel nome della
comune umanità, della comune coscienza della grandezza e dei limiti della
nostra ragione (sta infatti, la kippàh,
sulla sommità del nostro capo, fra la nostra testa e il cielo), della reverenza
che dobbiamo al creato (e al suo Creatore, per chi in Lui crede). Farebbe bene
a molti, laici e non.
Roma
25 febbraio 2017
Nessun commento:
Posta un commento