L’alert di san Girolamo
(di Felice Celato)
Viviamo tutti, ormai, con gli
occhi rivolti ai display, piccoli
(degli smartphone), medi (dei tablet) o grandi (dei PC o dei MAC); e –
sono convinto – ognuno di noi ha installato, fra le tante, un’app meteo, per informarsi sulle
(presunte) evoluzioni del tempo e anche – è il mio caso – per ricevere
costantemente degli alert, tipo: copriti, se sta arrivando il freddo, o preparati ad una giornata da cartolina
se sta arrivando una giornata di sole.
Capirete bene che di questi alert non possiamo più fare a meno per
decidere se prendere l’ombrello, mettersi l’impermeabile o gli occhiali da
sole; tanto che, spesso mi domando come facevano i nostri nonni a cavarsela,
senza gli alert. Certo, c’era
l’esperienza secolare (così mia nonna umbra diceva: se il Subasio* mette il cappello, quando esci prendi l’ombrello),
ma, vuoi mettere con gli alert,
specie se accompagnati da appositi emoticon
che danno il tono giusto anche alle nostre meteoropatie!
Bene, di questa…frivola banalità
mediatica, sono certo sapete tutto, tutti. Ma non so se vi è mai capitato di
ricevere un alert che io trovo
straordinariamente saggio (di solito compare nei giorni dal tempo incerto, anche
per i meteorologi): tieni d’occhio il
cielo! (per dire, suppongo, regolati come faceva tua nonna!). Io però gli
attribuisco un monito di portata meta-meteorologica, quasi metafisica: tieni d’occhio il cielo! E’ vero, per i
superstiziosi in vena di meta-meteorologia, il monito può semplicemente significare:
sta attento a quello che ti può capitare (come dire: pioverti dal cielo, come
sarebbe di un vaso di fiori maldestramente affacciato ad una finestra ovvero di
una classica tegola, fisica o metaforica). Ma, francamente, non vedo come si
possa esercitare alcuna attenzione a fatti/eventi che sono per loro natura
imprevedibili; e mi rifiuto di credere che l’alert sia del tutto inutile! Come dicevo, preferisco allora – anche
perché io sono religioso – trovare, nel monito, un significato, appunto,
metafisico: tieni i tuoi occhi verso il cielo, perché questo ti aiuterà a
vivere meglio; a guardare alla tua vita
come ad un minuscolo granello di polvere pensante che vola nel vento; ad
abituarti a riportare i tuoi pensieri e le tue azioni (e le tue omissioni) nella
dimensione che spetta loro; a pensare che ciò che viene dal cielo, sia sole o
pioggia, viene per i malvagi e per i
buoni, per i giusti e per gli ingiusti (Mt, 5, 45); a intuire dove, solo,
puoi riporre le tue speranze senza tema di inganno.
C’è un ritratto di san Girolamo
che mi capita di vedere tutti i giorni (perché ce l’ho proprio vicino al tavolo
dal quale scrivo) ; il santo sembra aver fatto suo – fin dal 400 d.C. (più o meno
quando visse) – il senso dell’alert
di cui stiamo parlando: lui, che aveva appena terminato la traduzione completa
della Bibbia in latino (non a caso, nel ritratto, san Girolamo ha dinnanzi a sé
un libro) e che, dunque, ben poteva compiacersi della sua opera monumentale, sta davanti ad
essa con le mani giunte ma gli occhi rivolti al cielo, come a dire: quello che
ho fatto di buono non è merito mio, di quello che ho sbagliato, perdonami.
Roma 13 gennaio 2017
(*) Il Monte Subasio è una
montagna dell’Appennino umbro-marchigiano che tutti conoscono, perché è quella sulla quale è arrampicata Assisi; i cultori di Dante sanno che nel canto 11 del
Paradiso (per intenderci: quello di san Francesco e san Domenico) il Subasio è
indicato come “fertile costa d’alto
monte….onde Perugia sente freddo e caldo da Porta Sole; e di rietro le piange
per grave giogo Nocera con Gualdo”. Dal che si evince che l’alert di mia nonna aveva anche
insospettate radici colte.
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