venerdì 13 gennaio 2017

Spigolature meteorologiche

L’alert di san Girolamo
(di Felice Celato)
Viviamo tutti, ormai, con gli occhi rivolti ai display, piccoli (degli smartphone), medi (dei tablet) o grandi (dei PC o dei MAC); e – sono convinto – ognuno di noi ha installato, fra le tante, un’app meteo, per informarsi sulle (presunte) evoluzioni del tempo e anche – è il mio caso – per ricevere costantemente degli alert, tipo: copriti, se sta arrivando il freddo, o preparati ad una giornata da cartolina se sta arrivando una giornata di sole.
Capirete bene che di questi alert non possiamo più fare a meno per decidere se prendere l’ombrello, mettersi l’impermeabile o gli occhiali da sole; tanto che, spesso mi domando come facevano i nostri nonni a cavarsela, senza gli alert. Certo, c’era l’esperienza secolare (così mia nonna umbra diceva: se il Subasio* mette il cappello, quando esci prendi l’ombrello), ma, vuoi mettere con gli alert, specie se accompagnati da appositi emoticon che danno il tono giusto anche alle nostre meteoropatie!
Bene, di questa…frivola banalità mediatica, sono certo sapete tutto, tutti. Ma non so se vi è mai capitato di ricevere un alert che io trovo straordinariamente saggio (di solito compare nei giorni dal tempo incerto, anche per i meteorologi): tieni d’occhio il cielo! (per dire, suppongo, regolati come faceva tua nonna!). Io però gli attribuisco un monito di portata meta-meteorologica, quasi metafisica: tieni d’occhio il cielo! E’ vero, per i superstiziosi in vena di meta-meteorologia, il monito può semplicemente significare: sta attento a quello che ti può capitare (come dire: pioverti dal cielo, come sarebbe di un vaso di fiori maldestramente affacciato ad una finestra ovvero di una classica tegola, fisica o metaforica). Ma, francamente, non vedo come si possa esercitare alcuna attenzione a fatti/eventi che sono per loro natura imprevedibili; e mi rifiuto di credere che l’alert sia del tutto inutile! Come dicevo, preferisco allora – anche perché io sono religioso – trovare, nel monito, un significato, appunto, metafisico: tieni i tuoi occhi verso il cielo, perché questo ti aiuterà a vivere meglio; a guardare alla  tua vita come ad un minuscolo granello di polvere pensante che vola nel vento; ad abituarti a riportare i tuoi pensieri e le tue azioni (e le tue omissioni) nella dimensione che spetta loro; a pensare che ciò che viene dal cielo, sia sole o pioggia, viene per i malvagi e per i buoni, per i giusti e per gli ingiusti (Mt, 5, 45); a intuire dove, solo, puoi riporre le tue speranze senza tema di inganno.
C’è un ritratto di san Girolamo che mi capita di vedere tutti i giorni (perché ce l’ho proprio vicino al tavolo dal quale scrivo) ; il santo sembra aver fatto suo – fin dal 400 d.C. (più o meno quando visse) – il senso dell’alert di cui stiamo parlando: lui, che aveva appena terminato la traduzione completa della Bibbia in latino (non a caso, nel ritratto, san Girolamo ha dinnanzi a sé un libro) e che, dunque, ben poteva compiacersi della sua opera monumentale, sta davanti ad essa con le mani giunte ma gli occhi rivolti al cielo, come a dire: quello che ho fatto di buono non è merito mio, di quello che ho sbagliato, perdonami.
Roma 13 gennaio 2017

(*) Il Monte Subasio è una montagna dell’Appennino umbro-marchigiano che tutti conoscono, perché è quella sulla quale è arrampicata Assisi; i cultori di Dante sanno che nel canto 11 del Paradiso (per intenderci: quello di san Francesco e san Domenico) il Subasio è indicato come “fertile costa d’alto monte….onde Perugia sente freddo e caldo da Porta Sole; e di rietro le piange per grave giogo Nocera con Gualdo”. Dal che si evince che l’alert di mia nonna aveva anche insospettate radici colte.



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