Il giorno della memoria
(di Felice Celato)
Nel Giorno della Memoria, nel giorno in cui ci si interroga
sui meandri oscuri ove si rinserra la follia dell’uomo, voglio proporvi due
passi dal discorso di Benedetto XVI ad Auschwitz del 28 maggio 2006:
Quante domande ci si impongono in questo
luogo! Sempre di nuovo emerge la domanda: Dove era Dio in quei giorni? Perché
Egli ha taciuto? Come poté tollerare questo eccesso di distruzione, questo
trionfo del male? Ci vengono in mente le parole del Salmo 44, il lamento dell’Israele sofferente: “…Tu
ci hai abbattuti in un luogo di sciacalli e ci hai avvolti di ombre tenebrose…
Per te siamo messi a morte, stimati come pecore da macello. Svégliati, perché
dormi, Signore? Dèstati, non ci respingere per sempre! Perché nascondi il tuo
volto, dimentichi la nostra miseria e oppressione? Poiché siamo prostrati nella
polvere, il nostro corpo è steso a terra. Sorgi, vieni in nostro aiuto; salvaci
per la tua misericordia!” (Sal 44,20.23-27). Questo grido d’angoscia che
l’Israele sofferente eleva a Dio in periodi di estrema angustia, è al contempo
il grido d’aiuto di tutti coloro che nel corso della storia – ieri, oggi e
domani – soffrono per amor di Dio, per amor della verità e del bene; e ce ne
sono molti, anche oggi.
Noi non possiamo scrutare il segreto di Dio
– vediamo soltanto frammenti e ci sbagliamo se vogliamo farci giudici di Dio e
della storia. Non difenderemmo, in tal caso, l’uomo, ma contribuiremmo solo
alla sua distruzione. No – in definitiva, dobbiamo rimanere con l’umile ma
insistente grido verso Dio: Svégliati! Non dimenticare la tua creatura, l’uomo!
E il nostro grido verso Dio deve al contempo essere un grido che penetra il
nostro stesso cuore, affinché si svegli in noi la nascosta presenza di Dio –
affinché quel suo potere che Egli ha depositato nei nostri cuori non venga
coperto e soffocato in noi dal fango dell’egoismo, della paura degli uomini,
dell’indifferenza e dell’opportunismo. Emettiamo questo grido davanti a Dio,
rivolgiamolo allo stesso nostro cuore, proprio in questa nostra ora presente,
nella quale incombono nuove sventure, nella quale sembrano emergere nuovamente
dai cuori degli uomini tutte le forze oscure: da una parte, l’abuso del nome di
Dio per la giustificazione di una violenza cieca contro persone innocenti;
dall’altra, il cinismo che non conosce Dio e che schernisce la fede in Lui. Noi
gridiamo verso Dio, affinché spinga gli uomini a ravvedersi, così che
riconoscano che la violenza non crea la pace, ma solo suscita altra violenza –
una spirale di distruzioni, in cui tutti in fin dei conti possono essere
soltanto perdenti. Il Dio, nel quale noi crediamo, è un Dio della ragione – di
una ragione, però, che certamente non è una neutrale matematica dell’universo,
ma che è una cosa sola con l’amore, col bene. Noi preghiamo Dio e gridiamo
verso gli uomini, affinché questa ragione, la ragione dell’amore e del
riconoscimento della forza della riconciliazione e della pace prevalga sulle
minacce circostanti dell’irrazionalità o di una ragione falsa, staccata da Dio.
Roma
27 gennaio 2017
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