La “noce” Europea
(di
Felice Celato)
Mentre
un dodicesimo del 2017 se ne è già andato, forse vale la pena di guardarsi
attorno per rendersi conto di come il mondo (soprattutto quello lato sensu occidentale) sia cambiato in
questi ultimi inquieti mesi; e di ciò che questo significa per noi, in questo confuso
brandello d’Europa. Procediamo in modo concentrico.
Gli
USA: rovesciando, come scrive Paul
Krugman (New York Times del 27 gennaio), 80
anni di impegno Americano per espandere il commercio internazionale, gli
Stati Uniti hanno adottato, con l’elezione di Trump, una rumorosa politica protezionistica i cui
effetti (per gli USA stessi e per il mondo intero) non sappiamo. Possiamo
ricorrere all’argomento controfattuale di come il mondo nel suo complesso sia
straordinariamente migliorato nello stesso periodo non ostante l’enorme
crescita della sua popolazione totale (chi vuole rendersene conto concretamente
può accedere ai meravigliosi grafici disponibili sui siti OurWorldInData o su Gapminder);
oppure, come appunto fa Krugman con riferimento alla stessa economia USA,
possiamo argomentare (sempre attingendo dal passato) che ben presto la stessa white working class si renderà conto di
quanto è stata folle a credere che Donald Trump fosse dalla sua parte; ma di
più non siamo in grado, ora, di vedere.
L’Europa,
da parte sua, anch’essa rovesciando
stavolta 60 anni di (sia pur
tormentati) passi verso l’integrazione, ha cominciato a sgretolarsi: con la Brexit, senz’altro, ma non solo. L’ala
marciante del binomio sovranismo-populismo scuote paesi come l’Olanda, la
Francia, l’Italia (senza considerare i paesi di più recente europeismo come la
Grecia o l’Ungheria o la Polonia) e, presto, vedremo se anche la Germania.
Anche qui, con quali esiti ancora non sappiamo, anche se, sempre
controfattualmente, possiamo volgerci indietro verso questo lungo mezzo secolo
di pace e di prosperità crescente, nonostante la crisi del 2008; e magari anche
inquietarci dei rumori di fucili che si sono uditi, dopo tanti anni, sul suo
versante orientale. Ma di più non siamo in grado, ora, di vedere.
L’Italia,
per proseguire il moto concentrico, l’Italia, dove invece non si rovescia mai nulla, prosegue infiacchita avvolgendosi sulle
proprie verbigerazioni o su consunte certezze statolatriche (*). Nel frattempo voto-non-voto-mamma-non-so; per che
cosa, poi, veramente, nessuno lo dice; si sa solo contro chi. Anche qui, non
siamo in grado (rectius: non sono in
grado) di vedere come andrà a finire; posso immaginarlo ma mi fa male tradurre
l’immagine in parole.
Ancora
una volta mi viene in mente una lettura di cui abbiamo parlato su questo blog: I sonnambuli, di Christopher Clark: tutti i protagonisti della nostra storia [i prodromi della I Guerra
Mondiale] filtravano la realtà mediante
narrazioni che erano il prodotto di frammenti di esperienza che si saldavano a
paure, proiezioni psicologiche e interessi mascherati sotto forma di massime.
All’origine
di questo massiccio “esperimento” occidentale e delle sue propaggini Europee,
c’è forse il modo con cui abbiamo vissuto le conseguenze non previste (ma
prevedibili) della cosiddetta globalizzazione; e se c’è un filo rosso che unisce le pulsioni del nostro mondo, sta, forse, come
diceva il WSJ di qualche giorno fa (cfr. Spigolature
globaliste del 16 gennaio u.s.), in questo scontro fra self-styled patriots e confounded
globalists sugli esiti della globalizzazione. Ma certo la strada scelta per ri-settare il sistema non pare quella giusta, per nessuno e
massimamente per l’Europa (e per noi, anche se scelte non ne abbiamo proprio
fatte); soprattutto perché sembra evidente che non ne siano state calcolate le
conseguenze. Diceva giustamente Alesina sul Corriere
della sera di qualche giorno fa: sarebbe
utile che chi critica la globalizzazione ci spiegasse cosa vuole esattamente.
Se solo Donald Trump ce lo ha detto
chiaramente (gli interessi americani davanti a tutto), per noi quale sarebbe
l’alternativa? Un’Europa di paesi chiusi
in sé stessi che non conterebbero assolutamente nulla nell’equilibrio politico
mondiale, stretti (come una noce) fra
Putin e Trump, entrambi ben felici di vedere un ulteriore sgretolamento del
progetto Europeo?
Roma
28 gennaio 2017
(*)
Confesso di essere rimasto stupefatto, giusto l’altro ieri, alla presentazione
del 29° Rapporto Italia dell’Eurispes. Cerimonia importante, presenti alti
magistrati, molti militari, qualche autorità, studiosi, etc; analisi vasta e
documentata (il rapporto “cuba” oltre mille pagine); sintesi del Presidente
brillante e interessante. Ricetta finale, con autorità di ogni specie plaudenti:
“Più Stato, meno mercato”! Commento: non cresceremo mai!
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