mercoledì 16 novembre 2016

Pensieri autunnali / 2

Aspettando i barbari
(di Felice Celato)
Un amico col quale condivido molti sentimenti sul mondo mi pone una domanda brutale, originata da un mio post di qualche giorno fa (Pensieri autunnali, del 4 novembre): sei sicuro, Felice, che la nostra lucida ignavia di cui parlavi, semmai c’è stata, non stia virando, magari complice l’età, in borbottante acquiescenza? Non ci stiamo forse trasformando, senza accorgercene, da – forse – lucidi ignavi, in dubbiosi mezzani di un epilogo trito?
Fin qui l’amico, che bussa alla mia coscienza civica, forse rimproverandomi qualche distinguo inatteso (Populismo / 2 del 12 ottobre, significativamente titolato Ri-pensamenti).
Non lo so; certo la marea montante dei cambiamenti che urgono mi impressiona per la sua vastità. E anche per la sua apparente ineluttabilità.
Così mi è tornata alla mente una disperata poesia di Kostantinos Kavafis (Aspettando i Barbari), nella bella lettura che ne fece Vittorio Gassman (la trovate su You Tube, naturalmente). Nella traduzione di Filippo M Pontani, ve la consegno senza parole, come si addice ad ogni poesia:

Che cosa aspettiamo così riuniti sulla piazza?
Stanno per arrivare i Barbari oggi.
Perché un tale marasma al Senato?
Perché i Senatori restano senza legiferare?
È che i barbari arrivano oggi.
Che leggi voterebbero i Senatori?
Quando verranno, i Barbari faranno la legge.
Perché il nostro Imperatore, levatosi sin dall'aurora,
siede su un baldacchino alle porte della città,
solenne e con la corona in testa?
È che i Barbari arrivano oggi.
L'Imperatore si appresta a ricevere il loro capo.
Egli ha perfino fatto preparare una pergamena
che gli concede appellazioni onorifiche e titoli.
Perché i nostri due consoli e i nostri pretori sfoggiano la loro rossa toga ricamata?
Perché si adornano di braccialetti d'ametista e di anelli scintillanti di brillanti?
Perché portano i loro bastoni preziosi e finemente cesellati?
È che i Barbari arrivano oggi e questi oggetti costosi abbagliano i Barbari.
Perché i nostri abili retori non perorano con la loro consueta eloquenza?
È che i Barbari arrivano oggi. Loro non apprezzano le belle frasi né i lunghi discorsi.
E perché, all'improvviso, questa inquietudine e questo sconvolgimento?
Come sono divenuti gravi i volti!
Perché le strade e le piazze si svuotano così in fretta
e perché rientrano tutti a casa con un'aria così triste?
È che è scesa la notte e i Barbari non arrivano.
E della gente è venuta dalle frontiere dicendo che non ci sono affatto Barbari.
E ora, che sarà di noi senza Barbari?
Loro erano una soluzione.
Roma  16 dicembre 2016


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