Aspettando i barbari
(di Felice Celato)
Un
amico col quale condivido molti sentimenti sul mondo mi pone una domanda
brutale, originata da un mio post di
qualche giorno fa (Pensieri autunnali,
del 4 novembre): sei sicuro, Felice, che la nostra lucida ignavia di cui parlavi, semmai c’è stata, non stia virando, magari
complice l’età, in borbottante acquiescenza? Non ci stiamo forse trasformando,
senza accorgercene, da – forse – lucidi ignavi, in dubbiosi mezzani di un epilogo
trito?
Fin
qui l’amico, che bussa alla mia coscienza civica, forse rimproverandomi qualche
distinguo inatteso (Populismo / 2 del
12 ottobre, significativamente titolato Ri-pensamenti).
Non
lo so; certo la marea montante dei cambiamenti che urgono mi impressiona per la
sua vastità. E anche per la sua apparente ineluttabilità.
Così
mi è tornata alla mente una disperata poesia di Kostantinos Kavafis (Aspettando i Barbari), nella bella
lettura che ne fece Vittorio Gassman (la trovate su You Tube, naturalmente). Nella traduzione di Filippo M Pontani, ve la
consegno senza parole, come si addice ad ogni poesia:
Che cosa aspettiamo così
riuniti sulla piazza?
Stanno per arrivare i
Barbari oggi.
Perché un tale marasma al
Senato?
Perché i Senatori restano
senza legiferare?
È che i barbari arrivano
oggi.
Che leggi voterebbero i
Senatori?
Quando verranno, i
Barbari faranno la legge.
Perché il nostro
Imperatore, levatosi sin dall'aurora,
siede su un baldacchino
alle porte della città,
solenne e con la corona
in testa?
È che i Barbari arrivano
oggi.
L'Imperatore si appresta
a ricevere il loro capo.
Egli ha perfino fatto
preparare una pergamena
che gli concede
appellazioni onorifiche e titoli.
Perché i nostri due
consoli e i nostri pretori sfoggiano la loro rossa toga ricamata?
Perché si adornano di
braccialetti d'ametista e di anelli scintillanti di brillanti?
Perché portano i loro
bastoni preziosi e finemente cesellati?
È che i Barbari arrivano
oggi e questi oggetti costosi abbagliano i Barbari.
Perché i nostri abili
retori non perorano con la loro consueta eloquenza?
È che i Barbari arrivano
oggi. Loro non apprezzano le belle frasi né i lunghi discorsi.
E perché, all'improvviso,
questa inquietudine e questo sconvolgimento?
Come sono divenuti gravi
i volti!
Perché le strade e le
piazze si svuotano così in fretta
e perché rientrano tutti
a casa con un'aria così triste?
È che è scesa la notte e
i Barbari non arrivano.
E della gente è venuta
dalle frontiere dicendo che non ci sono affatto Barbari.
E ora, che sarà di noi
senza Barbari?
Loro erano una soluzione.
Roma 16 dicembre 2016
Nessun commento:
Posta un commento