Grandi
e piccoli avventi
(di Felice Celato)
La vita è
un avvento, diceva il nostro
predicatore p. De Bertolis (qui più volte citato), oggi, prima domenica di
Avvento dell’anno liturgico. E, in effetti, la nostra esistenza è fatta di
attesa e di attese. Anche al di là del senso religioso dell’affermazione – per
la quale noi aspettiamo soprattutto Qualcuno che è venuto e deve tornare, nella
nostra vita (nella nostra morte), come nella vita del mondo, per stabilire un
regno senza tempo – fa forse parte della nostra personale (anche terrena)
tensione fra il già e il non ancora l’aspettare qualcosa, non
sempre preciso, non sempre concreto ma sempre desiderato, magari confusamente. Ci
ho pensato spesso, in questo mese che si conclude, nel quale le memorie di
morti si fanno così personali da evocare anche l’attesa di una ricongiunzione
(vera nostalgia) in un luogo dove non più esiste la barriera delle parole che
abbiamo usato.
Bene, ora cambiamo registro, però….perché l’Avvento è attesa gioiosa e, in fondo,
novembre sta proprio finendo; grazie a Dio, direi, almeno per il motivo che
segue.
Infatti, fra i minuscoli avventi della nostra
esistenza, stavolta di cittadini, c’è quello di questa ultima settimana di
dissennata campagna referendaria, nella quale – credo di poter dire – le
retoriche della nostra classe politica hanno dato forse il peggio di sé (anche
se, come diceva un mio mitico capo dall’accento toscano, il peggio un’è mai morto). Come forse ho detto più volte in queste
pagine, ciò che scuote le mie moderate inclinazioni nella materia sottoposta al
popolo sovrano sono più le
argomentazioni dei nostri che quelle
degli altri (che li si consideri accozzaglia o, più pacatamente, fronte
del No). Ma tant’è! Alla mia età dovrebbe essere più facile resistere alle tentazioni
(o meglio ad alcune di esse; non sempre, per esempio a quelle della lingua!); ma
– ciò non ostante – per estrema prudenza mi asterrò dall’ascoltare appelli e
contrappelli dell’ultimo momento, dell’ultima spiaggia, dell’Ultima Thule (la
mitica ultima terra al di là del mondo conosciuto); anzi – per questa settimana
– nemmeno cene con amici (dove inevitabilmente ci si conta per sbagliare le
previsioni)! Fa anche bene alla dieta. Solo silentium
ed esausto count-down: siamo a meno sette!
Roma 27 novembre 2016
P.S. L’accostamento fra l’Avvento e il
minuscolo avvento della nostra cittadinanza, sarà sembrato ad alcuni
disdicevole. Si riscatta però in prospettiva…leopardiana: il lieve venticello che fruga una siepe, col suo fragile rumore, può
evocare anche, per contrasto, infiniti
(e mai tanto desiderati) silenzi.
E come il
vento odo stormir tra queste piante, io quello infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno e le morte stagioni, e la presente e viva e
il suon di lei. Così tra questa immensità si annega il pensier mio: e il
naufragar m’è dolce in questo mare.
[Che il mio conterraneo, sommo ed amatissimo poeta,
mi perdoni per lo scempio!]
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