domenica 27 novembre 2016

Avventi

Grandi e piccoli avventi
(di Felice Celato)
La vita è un avvento, diceva il nostro predicatore p. De Bertolis (qui più volte citato), oggi, prima domenica di Avvento dell’anno liturgico. E, in effetti, la nostra esistenza è fatta di attesa e di attese. Anche al di là del senso religioso dell’affermazione – per la quale noi aspettiamo soprattutto Qualcuno che è venuto e deve tornare, nella nostra vita (nella nostra morte), come nella vita del mondo, per stabilire un regno senza tempo – fa forse parte della nostra personale (anche terrena) tensione fra il già e il non ancora l’aspettare qualcosa, non sempre preciso, non sempre concreto ma sempre desiderato, magari confusamente. Ci ho pensato spesso, in questo mese che si conclude, nel quale le memorie di morti si fanno così personali da evocare anche l’attesa di una ricongiunzione (vera nostalgia) in un luogo dove non più esiste la barriera delle parole che abbiamo usato.
Bene, ora cambiamo registro, però….perché l’Avvento è attesa gioiosa e, in fondo, novembre sta proprio finendo; grazie a Dio, direi, almeno per il motivo che segue.
Infatti, fra i minuscoli avventi della nostra esistenza, stavolta di cittadini, c’è quello di questa ultima settimana di dissennata campagna referendaria, nella quale – credo di poter dire – le retoriche della nostra classe politica hanno dato forse il peggio di sé (anche se, come diceva un mio mitico capo dall’accento toscano, il peggio un’è mai morto). Come forse ho detto più volte in queste pagine, ciò che scuote le mie moderate inclinazioni nella materia sottoposta al popolo sovrano sono più le argomentazioni dei nostri che quelle degli altri (che li si consideri accozzaglia o, più pacatamente, fronte del No). Ma tant’è! Alla mia età dovrebbe essere più facile resistere alle tentazioni (o meglio ad alcune di esse; non sempre, per esempio a quelle della lingua!); ma – ciò non ostante – per estrema prudenza mi asterrò dall’ascoltare appelli e contrappelli dell’ultimo momento, dell’ultima spiaggia, dell’Ultima Thule (la mitica ultima terra al di là del mondo conosciuto); anzi – per questa settimana – nemmeno cene con amici (dove inevitabilmente ci si conta per sbagliare le previsioni)! Fa anche bene alla dieta. Solo silentium ed esausto count-down: siamo a meno sette!
Roma 27 novembre 2016

P.S. L’accostamento fra l’Avvento e il minuscolo avvento della nostra cittadinanza, sarà sembrato ad alcuni disdicevole. Si riscatta però in prospettiva…leopardiana: il lieve venticello che fruga una siepe, col suo fragile rumore, può evocare anche, per contrasto, infiniti (e mai tanto desiderati) silenzi.
E come il vento odo stormir tra queste piante, io quello infinito silenzio a questa voce vo comparando: e mi sovvien l’eterno e le morte stagioni, e la presente e viva e il suon di lei. Così tra questa immensità si annega il pensier mio: e il naufragar m’è dolce in questo mare.
[Che il mio conterraneo, sommo ed amatissimo poeta, mi perdoni per lo scempio!]



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