Dieci anni fa
(di Felice Celato)
Quasi tutti
i miei amici (anzi tutti, senz’altro) sanno che io considero il discorso tenuto
da Benedetto XVI a Regensburg proprio 10 anni fa (per l’esattezza il 12
settembre 2006), come una pietra miliare
nel difficile percorso della fede nel mondo. Non credo che il Papa Emerito vi
abbia enunciato qualcosa di nuovo; del resto
ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile ad un padrone di
casa che estrae dal suo tesoro cose nuove ed antiche (Mt. 13,52); e in
fondo, a partire da Sant’Agostino e da San Tommaso d’Aquino, il tema del
cruciale rapporto fra fede e ragione è stato lungamente investigato. Ma credo
fermamente che la mite e lucida parola di Benedetto XVI abbia rivolto al mondo
dei credenti e dei non credenti, nel momento giusto e con la forza giusta, un inclusivo
messaggio di strutturata fiducia nell’ampiezza
della ragione, riportando sino a Dio (per i credenti) il fondamento ultimo
di essa: In principio era il Λόγος (Gv. 1,1) dove – scrive Benedetto – Logos significa insieme ragione e parola, una ragione che è creatrice e
capace di comunicarsi ma appunto come ragione. Può sembrare strano – in
questo tempo nel quale, a parole, l’amore sembra comunicarsi con maggior
successo della ragione – esplicitare il concetto (certamente non nuovo) che Dio
non è solo amore ma anche ragione. Eppure già san Paolo (Rm.
12,1) definiva il culto cristiano λογική λατρεία, un culto che concorda con il Verbo eterno e con la nostra ragione; e,
aggiunge Benedetto XVI, il Dio veramente
divino è quel Dio che si è mostrato come logos e come logos ha agito ed agisce
pieno d’amore in nostro favore.
Non è il caso, qui, di andare oltre nell’esplorazione
della miniera di pensieri che il discorso di Regensburg (tanto criticato da
certi superficiali cultori del politically
correct) offre a chi solo lo rilegga attentamente. Basterà, forse,
ricordarne la conclusione che pone, al di là di ogni recinto, un principio, non
solo teologico, che può avvicinare credenti e non credenti, ben più di ogni
generico embrassons nous, nel cercare vie condivise di governo del
mondo in questo complicatissimo momento: non
agire secondo ragione (σύν λόγω ) è contrario alla natura di Dio.
Ecco, per questo io credo che il messaggio
di Regensburg travalichi il suo (tutto sommato non nuovo) contenuto teologico e
filosofico (questo era, infatti, l’ambito del discorso): perché pone, con
passione per l’uomo, un ponte nuovo ed
antico – basato sulla vastità della
ragione – fra credenti e non credenti ed aiuta, credo, a leggere la storia
(e il presente) con comune intelligenza e premura. Certo, il credente, sa, per
rivelazione e fede, che il logos si è
incarnato come supremo atto d’amore che travalica ma – ovviamente – non
contraddice il logos ( e il Verbo – il Λόγος – si fece carne e venne ad abitare in mezzo a
noi….pieno di grazia e di verità, Gv. 1, 14); ma anche che tra
Dio e noi, tra il suo eterno Spirito creatore e la nostra ragione creata
esiste una vera analogia, in cui certo le dissimiglianze sono infinitamente più
grandi delle somiglianze, non tuttavia fino al punto da abolire l’analogia e il
suo linguaggio.
Bene, sin qui il ricordo. Però la memoria
si fa insegnamento quando aiuta a leggere il presente e la storia nella loro
complessità; senza semplificazioni manichee (di qua i buoni – noi fideles, sia pure con tutti i nostri
difetti; e di là gli altri, avidi e materialisti) perché la storia dell’uomo è
sempre un inestricabile intreccio di pulsioni diverse, al quale partecipano con
eguale responsabilità fideles e non fideles; e senza radicalismi ideologici,
perché il ruolo della religione nel
dibattito politico è di aiutare nel
purificare e gettare luce sull’applicazione della ragione nella scoperta dei
principi morali oggettivi (sempre Benedetto XVI, stavolta a Westminster
Hall nel settembre 2010).
Di qui, credo, non solo una ri-fondazione
in chiave religiosa della tolleranza ma anche un atto di straordinaria apertura
della fede rispetto al mondo e alla storia, dove, pure, da sempre, la
ragione si impasta con le follie dell’uomo.
Roma, 1° settembre 2016
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