giovedì 24 settembre 2015

Lezioni della realtà

Grecia
(di Felice Celato)
Mentre sorge la vicenda Volkswagen (della quale sentiremo a lungo i riflessi pesanti), tramonta, sulla stampa, la vicenda Greca: io non credo – invece – che sia arrivato (ancora e non ostanti le apparenze) il momento di farne un bilancio, almeno dal punto di vista finanziario; mi vado convincendo che un debt relief  anche nominale (non solo reale) sia necessario per porre più stabilmente la Grecia sul binario giusto. Vedremo. Viceversa, forse è arrivato il momento di farne almeno un provvisorio bilancio politico e – devo dire, a conforto di chi mi bolla di preconcetto pessimismo – il risultato mi pare migliore di quanto non avessi temuto.
In fondo il popolo Greco – che già aveva fatto il suo referendum sull’euro correndo agli sportelli bancari per prelevare i risparmi nel timore di vederseli forzosamente convertiti nella tanto “amata” dracma – ha dimostrato un realismo ed una concretezza superiore a quella messa in campo dai populisti/avventuristi del luogo; e Tsipras – che tanto mi aveva disgustato con l’incomprensibile referendum del luglio scorso – ha dimostrato di essere almeno un ottimo scommettitore; e, forse, di essere dotato di un sufficiente cinismo da poterne fare, nel tempo, un buon politico (soprattutto se saprà guardarsi dallo strisciante antisemitismo di alcuni suoi compagni di strada politica).
Certo ha perduto tanto tempo per correre dietro al rafforzamento della sua leadership e ha posto il suo paese a grave rischio; ma gli è andata “bene” e, come diceva Napoleone, è meglio che i generali siano anzitutto fortunati.
Ora dovrà gestire (questi sono i curiosi risultati dei suoi fortunati funambolismi) il programma che, in buona sostanza, ha, con vece assidua, prima convenuto, poi avversato e infine stipulato. Speriamo che l’imbarazzante situazione non lo spinga a commettere errori.
Ho scritto più volte che la vicenda Greca sarebbe stata per noi italiani (meglio: per alcuni di noi!)  per tanti aspetti ricca di insegnamenti e questa sua provvisoria chiusura ci consente, forse, di cominciare ad enunciarli. Per il primo insegnamento, mi pare si possa usare una felice formula Bergogliana (Noi come cittadini, noi come popolo, Buenos Aires,2010): la realtà è superiore all’idea. Inutile dire che il termine “idea”, a fortiori, contiene quello di ideologia o ideologie. Il secondo insegnamento sta tutto in un principio che qui abbiamo utilizzato più volte: non esistono soluzioni facili per problemi difficili: chi fa credere il contrario è, a suo modo, un pusher politico; il terzo è un corollario del secondo: dire la verità – quand’anche si sia solo costretti a farlo – è meglio che vendere illusioni. La situazione sociologica, economica e finanziaria della Grecia rimane tutt’ora grave (segnalo due libri al riguardo: The 13th labour of Hercules, di Y. Palaiologos e La Grecia in crisi , di M. Borghi); ma almeno la Grecia ha deciso di voler continuare a dirsi Europea (oggi direi: per quel che ancora ciò significa), prendendo atto della realtà.
Come si vede, non c’è niente di nuovo, nei tre insegnamenti politici che ci vengono da Atene; né, purtroppo, c’è nulla di nuovo nella necessità di considerali sempre attuali per il nostro piccolo mondo politico.

Roma, 24 settembre 2015

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