I Gesuiti
(di Felice Celato)
Si presta ad una duplice lettura il corposo volume che segnalo oggi e che mi ha occupato, per molte ore, in questi ultimi giorni, fortunatamente in gran parte piovosi (di Gianni La Bella: I Gesuiti – Dal Vaticano II a papa Francesco, Guerini editore, 2019): la prima è ovviamente quella che ne ho fatto come cattolico e “amico” della Compagnia di Gesù; la seconda è quella che ne ho fatto come appassionato del nostro tempo, pur così difficile da interpretare e (spesso, almeno per me) da amare.
Forse la duplice lettura di cui sto per dire corrisponde al profilo culturale dell’autore, cattolico appassionato, sì, ma soprattutto storico di professione; o forse (anche) al profilo vocazionale dei pp. Gesuiti, al loro essere contemplativi nell’azione nel mondo e immersi in una missione per sua natura di frontiera (fisica e culturale), radicata profondamente (come del resto voluto dal loro fondatore) nella realtà in cui esercitano il loro apostolato nell’ambito della Chiesa Cattolica.
Fatto sta che – in questo volume – la scansione dell’inquietudine, storicamente tipica della storia dei Gesuiti, riflette chiaramente – nello scorcio di tempo considerato dall’autore – l’inquietudine dei nostri giorni, così convulsi nelle loro dinamiche culturali e così vasti nelle loro connessioni; e perciò ne risulta, in qualche modo, l’espressione in corpore vili.
E, dunque la lettura del volume di La Bella finisce per essere, allo stesso tempo, quella di un testo specialistico sulla storia recente della Compagnia (documentato, attento, intelligente, nel senso etimologico della parola, ma anche di gradevole lettura, merito non secondario per un denso libro di oltre 350 pagine) e quella di una rassegna dei tempi, geo-politici e culturali, che hanno fatto da pro-vocatoria controparte alle vicende della Compagnia.
Scrivere un libro di storia recente è talora un rischio per l’autore, perché, magari, non sempre o non del tutto si sono depositate le scorie del tempo che possono offuscare la vista dell’analista; ma leggerlo è spesso un vero piacere perché, in fondo, nelle vicende rassegnate finiamo per rileggere parte della nostra diretta esperienza (in questo caso, di cattolici e di cittadini del mondo). E anche sotto questo punto di vista il libro mi è risultato molto interessante.
Veniamo brevemente al nostro consueto (in queste segnalazioni) tentativo di tracciare una (abusiva e mortificante) super-sintesi del libro. La storia della Compagnia di Gesù è – come sanno gli appassionati – costellata di “incidenti”, anche gravi, credo assai più della storia di ogni altro Ordine Religioso: espulso da diversi paesi europei nel corso del 1700, l’Ordine fu addirittura soppresso, nel 1773, dal papa (francescano!) Clemente XIV e ricostituito da Pio VII nel 1814. Nel periodo post-conciliare (e dunque poco dopo l’inizio delle vicende raccontate nel libro), la Compagnia di Gesù conobbe diverse difficoltà nei rapporti coi vertici della Chiesa (preoccupati di molti indirizzi teologici e disciplinari della Compagnia), sotto Paolo VI e – ancora di più – sotto Giovanni Paolo II che, fra il 1981 e il 1983, la affidò ad un suo delegato (p.Dezza), non fidandosi degli indirizzi che la Compagnia avrebbe potuto assumere per la successione di padre Arrupe, il Preposito Generale (il papa nero nella vulgata giornalistica) gravemente ammalatosi nell’agosto del 1981.
Da allora, per opera dei Prepositi Generali succedutisi, la Compagnia di Gesù ricostituì progressivamente la piena consonanza coi vertici della Chiesa (del resto naturalmente implicata dal famoso IV voto dei pp. Gesuiti), fino al 2013 quando, addirittura, per la prima volta nella storia, un gesuita fu eletto papa (Francesco, succeduto a Benedetto XVI), a chiusura (auspicabilmente) del tumultuoso periodo post-conciliare analizzato nel libro.
Una bella storia, nel suo complesso, quella della Compagnia di Gesù dei nostri anni; e anche appassionante, non ostanti le sofferte vicende; un ruolo fondamentale nella vita della Chiesa nel mondo, costellata di pagine di grande spessore apostolico e culturale, come pure di confuse pulsioni lungo i margini della frontiera fra "mondo" e Santa Madre Chiesa; pulsioni, come accennavo sopra, anche indotte dalla complessa storia dei nostri tempi e dall’ampiezza degli scenari geo-politici nei quali si è sempre radicata l’opera missionaria dei Gesuiti.
Il libro dunque merita di essere letto, anche da chi non condivida la principale delle chiavi di lettura (quella ecclesiale); l’unico appunto che, da anziano, mi sento di fare è verso l’edizione fisica del libro, denso per contenuti ed idee ma anche di caratteri troppo chiari e minuti.
Roma 4 marzo 2020
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