venerdì 13 marzo 2020

Cronache dal lazzaretto /3

Cupe attività motorie
(di Felice Celato)
“Forte” della prescrizione OMS di fare almeno 10.000 passi al giorno a tutela della salute; rassicurato in ordine alla piena liceità dell’attività motoria (quand’anche estranea a nobili finalità fisiologico-canine); bardato con burka regolamentare (lo scalda-collo di cui ho già detto); attento alle norme sulle distanze di sicurezza; insofferente, invece, ai meri consigli di stampo paternalista, quand’anche di buon senso; refrattario ad ogni simulazione (tipo: portati con te un pacco di riso, per poter giustificare l’uscita con ragioni alimentari) e tuttavia pronto – se necessario, dato il luogo – ad assumere un pesante passo da anziano praticante di jogging, mi sono impavidamente avviato, stamane, per una lunga camminata dentro Villa Pamphili, bella come sempre anche se – romanamente – tenuta molto male. 
Non so valutare se la frequentazione della villa sia stata in linea con quella di una normale giornata feriale (già, ma oggi è davvero una giornata feriale? Comunque non normale!), ma certamente non era deserta; c’era anche una pattuglia motorizzata della Polizia Municipale che – per quanto posso aver osservato – sembrava saggiamente intenzionata a non avviare controlli sulla natura autenticamente motoria dei numerosi cittadini in relax (né ad esigere autodichiarazioni di legalità).
L’occasione si prestava ad un “rimuginamento” da Camminatore Urbano, ancorché in versione da parco pubblico. Ed è stato inevitabile che mi avvitassi in ragionamenti (sconsolati) sul terribile conto di questa esperienza che certamente nessuno di noi avrebbe voluto fare. Si può grossolanamente stimare che questo nostro leggiadro paese produca ogni giorno, mediamente, 5 miliardi di Prodotto Interno Lordo (il famoso PIL); e siccome il PIL è la sommatoria dei valori aggiunti di tutta la baracca (ricavi meno costi esterni, quindi quanto "rimane" per remunerare lavoro e capitale), si può (sempre grossolanamente) stimare che una parte non secondaria di questa ricchezza quotidianamente prodotta stia andando in fumo, per lo meno per quanto riguarda le tante attività “sospese” (si pensi, a Roma,  al commercio e ai sevizi turistici) o gravemente limitate. 5 miliardi per 20 giorni fanno 100 miliardi di PIL; a ciò - senza contare il riflesso industriale della situazione - è ragionevole aggiungere l’effetto della caduta delle prenotazioni turistiche almeno per l’estate che arriva. La “botta”, insomma,  si avvia a superare molto probabilmente quella che l’economia italiana subì nell’ormai lontano 2008 (quando il PIL, su base annua, calò di una settantina di miliardi).
Di fronte a questa mezza catastrofe (economica, finanziaria ed occupazionale), come mi è parsa la reazione degli Italiani, per come la si può giudicare solo guardandosi intorno? Direi seria, nel complesso: cautele quasi ovunque rispettate, talora con vaghe ironie ma con insolita serietà complessiva; che tuttavia non ha impedito (e anche questo è un dato positivo) la consueta esplosione dell’innata (e gradevole) nostra capacità di sorridere, che si è manifestata in una pletora di video e di battute (più o meno spiritose) per sdrammatizzare, nei limiti del possibile. Meno adeguata alla circostanza, invece, mi è risultata la congerie di retoriche consunte sulle capacità del paese di uscire dalle difficoltà del presente, quasi come per appropriarsi di una virtù (la resilienza) che certamente non ci è esclusiva.
Meno chiara mi pare ancora la percezione della gravità delle conseguenze di quel che ci accade, col consueto spostamento dell’ottica dall’economia alla finanza (stanziamenti, sforamenti, deroghe, etc): non sarà la finanza (che pure è una leva da attivare) a salvare il futuro se non ci sarà una svolta economica, che – per la verità – non mi pare nelle corde della nostra autocoscienza, almeno per come da diversi anni ormai essa si è manifestata nella percezione politica della natura dei nostri problemi. Purtroppo non servirà a nulla cantare a squarciagola l’inno di Mameli.
Ma è sicuramente troppo presto per tirare le somme di queste vaghe sensazioni: in fondo il morbo infuria ancora e con ritmi di crescita impressionanti (negli ultimi 5 giorni i casi e i decessi sono, rispettivamente, più che raddoppiati e più che triplicati, anche nelle zone rosse istituite per prime). Vedremo nei prossimi giorni, con speranza ma con grande ansia.
In questo blue mood, mi ha commosso che alcuni (non molti, per la verità) abbiano fatto notare che io resto a casa vale solo per chi la casa ce l’ha.
Roma 13 marzo 2020

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