mercoledì 15 maggio 2019

Letture

Un mondo nuovo?
(di Felice Celato)
Eccomi di nuovo con una segnalazione di letture (da me considerate) assolutamente “imperdibili”. Stavolta tocca ad un breve libro di 120 pagine (All’alba di un nuovo mondo,Il Mulino, 2019), articolato in due saggi – fra loro collegati dall’argomento e dal progetto dei due autori – su L’Europa sospesa fra Occidente ed Oriente e su La Chiesa cattolica e l’Europa, rispettivamente di Angelo Panebianco e di Sergio Belardinelli. Come si intuisce dai titoli dei due saggi, l’Europa – come patria della civiltà liberale e radice della fede e della cultura cristiana – nella tesi dei due autori è il luogo valoriale nel quale il nuovo mondo che albeggia potrebbe trovare il suo destino.
Si tratta di un testo denso di riferimenti culturali che rendono anche difficile una sintesi che non depauperi eccessivamente i contenuti argomentati dai due autori; tuttavia, come è tradizione di queste segnalazioni, solo per invogliare alla lettura, tento la consueta riduzione in pillole dei due saggi.
Panebianco traccia anzitutto una mappa ragionata e chiarissima dei vari contributi offerti dalla dottrina politica internazionale sulla crisi evolutiva delle democrazie liberali (sullo sfondo: il rischio di involuzioni illiberali, tema attualissimo, che ha trovato qui varie segnalazioni, anche recenti), raccogliendoli in base alla chiave prognostica che assumono: da un lato coloro che ritengono i cambiamenti in corso di natura congiunturale e, quindi, a certe condizioni, destinati ad essere riassorbiti; dall’altro quelli che accentuano la natura strutturale delle mutazioni intervenute negli assetti economici del mondo e delle culture, per prevedere che assai probabilmente tali mutazioni saranno irreversibili. Come che sia da prevedere il futuro (che è per definizione incerto) è invece certo che, dal 1945 ai giorni nostri, anche gli equilibri geo-politici mondiali si sono potentemente evoluti, determinando una torsione dei ruoli giocati nel tempo da USA, Europa, Russia e Cina, tale che scuotere in profondità l’ordine internazionale, almeno quello cui da tempo ci eravamo abituati. Di fronte a queste tendenze (ripeto: vale proprio la pena di seguire il percorso argomentativo direttamente sul testo), la tesi di Panebianco è che se viene meno il primato occidentale non c’è ordine internazionale possibile… con vaste conseguenze negative; dove per “ordine internazionale” si deve intendere quella particolare variante dell’”ordine sociale” che – su scala geopolitica – significa, essenzialmente, prevedibilità… dei miei comportamenti da parte degli altri e prevedibilità mia dei comportamenti altrui… E’ la condizione che permette alle persone di lavorare, fare piani di vita, sposarsi, allevare i figli, in altre parole vivere.
Bene, dice Panebianco: se ci si guarda intorno, non si vede altro candidato che il mondo occidentale al ruolo di enforcer dell’ordine internazionale. Perché solo esso ha le risorse culturali, prima ancora che politiche economiche o militari, per creare… un ordine internazionale liberale… che, proprio in quanto liberale, offre più di quanto prende, distribuisce “beni pubblici” (condizioni favorevoli allo sviluppo economico, sostegno alla democrazia e quindi ai governi per consenso, preservazione della pace) il cui afflusso è nell’interesse di tutti non interrompere.
Di qui la chiave delle azioni auspicate da Panebianco: il rilancio dei rapporti inter-atlantici, la ripresa dell’integrazione europea, la ricostruzione di un equilibrio fra la competenza dei pochi e il diritto dei più a far sentire la propria voce.
In questo quadro si comprende facilmente il senso del collegamento col discorso che svolge Belardinelli nell’accorato saggio sul ruolo della Chiesa in Europa: che cosa succede nel momento in cui in Europa, il continente che per secoli è stato il cuore della fede cristiana, la gran maggioranza degli abitanti sembra non esser più interessata a questa fede? E…. se la Chiesa cattolica sembra interessarsi sempre meno dell’Europa, rivolgendosi invece ad altri mondi, come l’America Latina, l’Africa o l’Asia?
L’autore (dichiaratamente cattolico) si rende ovviamente ben conto della natura universale, “cattolica” appunto, della Chiesa; e della assoluta coerenza della sua proiezione verso tutti i continenti. Eppure svolge molte considerazioni (nelle quali mi ritrovo perfettamente), criticando (con garbo ed acume) certe adattive derive culturali che sembrano ispirate ad una sorta di incapacità di distinguere tra religione, morale e politica (oggi sembra... che i nemici da battere siano diventati il mercato capitalistico e la globalizzazione, esemplifica Belardinelli); proprio mentre la società secolare….ha urgente bisogno che da qualche parte ci sia qualcuno che parli di Dio con una lingua che sappia trasmettere la consapevolezza che si sta sfidando l’indicibile.
La conclusione di Belardinelli, dalla sua particolare prospettiva culturale e religiosa, è forse più amara di quella di Panebianco: il fatto che l’Europa e la Chiesa cattolica si stiano estraniando… è poca cosa rispetto alla stanchezza che affligge entrambe.
Roma 15 maggio 2019

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