venerdì 5 ottobre 2018

Stupi-diario delle percezioni

Come è facile capire male
(di Felice Celato)
Come sanno i lettori di questo blog, la realtà percepita e i suoi drammatici scostamenti dalla realtà tout-court da molto tempo turbano il mio rapporto coi miei concittadini. Mi pare cioè che, in particolare nel nostro paese (Perception Index, Ipsos, 2018), la realtà dei fatti, misurata nelle forme adeguate, sia stata definitivamente travolta dal fascino delle individuali e collettive percezioni del reale, sicché molto raramente siamo in grado di attribuire a ciascun fenomeno (mi riferisco qui a quelli sociali) la dimensione appropriata. Si dirà: ma che cosa ti importa delle dimensioni appropriate dei fenomeni sociali, visto che, in fondo, il cittadino vive, giudica (e vota) in base ai suoi personali metri di misura di ciò che lo circonda? Confesso che questa domanda contiene un certo grado di saggezza, almeno, per così dire, politica: forse la battaglia per la realtà tout-court è, da noi, politicamente persa. Ma la lunga frequentazione con le esigenze della misurazione dei fenomeni (economici, finanziari, sociali etc) mi fa ronzare sempre in testa queste due evidenze (forse qui già enunciate): un bicchiere d’acqua disseta, un’alluvione travolge; se mi punge un’ape posso sentire per un po' un certo fastidio, ma se è un intero sciame ad avventarmisi contro…il fastidio lo sentirò… per poco, poi non sentirò più nulla (per sempre). E dunque, mi dico sempre, la dimensione dei fenomeni è (almeno nelle cose che regolano la convivenza) assai più importante della loro semplice natura.
Bene: su questo assunto, oggi, il cuore mi è balzato in gola nel leggere un numero (fonte Coldiretti) che – a prima vista – spiegava tutto del nostro paese (e non solo del nostro, per la verità): gli asini, almeno in Italia, sono aumentati negli ultimi 10 anni del 377%! Un tasso di crescita, mi sono detto da finanziario, di quasi il 17% annuo (ovviamente: composto)!
Ecco qua, sempre mi sono detto con tutta la superficialità del primo esame: ora capisco tutto!
Mai però fermarsi al puro numero (anche questo è l’imperdonabile vizio di chi coi numeri ha poca confidenza). Infatti, andando avanti nella lettura, ho appreso che, ad oggi, gli asini “residenti” in Italia sarebbero 62.000; dunque, più o meno, 1 ogni 1.000 Italiani. Solo? Strano, mi pareva di percepire che fossero assai di più! Stavo già per lamentarmi con me stesso per essere, proprio io, evidentemente caduto in una deprecabile iperpercezione, quando, finalmente, mi si è svelato il mistero: la Coldiretti si riferisce agli asini intesi come animali (Equus asinus); tant’è vero che, sempre la Coldiretti (fonte: Newsletter Rep di oggi) precisa così le ragioni della straordinaria crescita: la riscoperta delle qualità nutrizionali [e questo fuga ogni dubbio] e delle proprietà cosmetiche del latte e il carattere mansueto e amichevole degli asini [anche questo chiarisce definitivamente l’equivoco in cui ero caduto a prima vista, perché gli asini cui pensavo io sono tutt’altro che mansueti!] usati anche per l’onoterapia e il turismo.
Come è facile ingannarsi, quando si hanno pregiudizi! Vorrà dire che, per conformarmi alla giusta soddisfazione della Coldiretti, la prima volta che vado in un ristorante, ordinerò una bella bistecca di asino, senza tema di sentirmi un cannibale.
Roma 5 ottobre 2018
P.S. Che non si dica, poi, che non mi va mai di scherzare! Ho persino dato vita, da tempo, a questa rubrichetta un po' folle (lo Stupi-diario) per sorridere di me e di ciò che ci circonda! Anzi, ho una vera nostalgia di qualche sorriso.


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